Così come la generazione dei nostri bisnonni fu quella della pandemia di Spagnola, inseritasi dopo la 1. guerra mondiale e ben peggiore dell'attuale.
Attualmente ci ronza attorno un patogeno pericolosissimo, altroché atmosfere di marzo:
H5N1 che fa stragi di gabbiani sul Garda e dintorni e lungo le coste mediterranee ed a volte entra negli allevamenti intensivi di visoni per pellicce e ne fa strage anche lì, quello è l'osservato speciale "simil Spagnola"..
Ci ronza intorno, come specie animale, da 40-50 anni, il salto di specie fra volatili e mammiferi l'ha fatto, a volte fra mammiferi stessi tipo alcune comunità di visoni.
H5N1 >40% di mortalità.
Cov19 <3% di mortalità.
Capacità d'infettare non ai livelli dell'attuale Omicron (livelli del morbillo praticamente, un patogeno iper-, sebbene si moltiplichi solo alle vie alte respiratorie ora finalmente, endemizzatosi ), ma estremamente virulento e anche letale.
Resterà ancora da capire l'origine del patogeno.
Discrepanze da alcune recenti indagini in Germania lasciano aperti molti scenari.
Quei "giochi olimpici militari" tenutisi a Wuhan l'autunno 2019, non si sa..
E' ormai risaputo che l'influenza aviaria sarà la prossima pandemia.
La domanda sullo spillover completo non è "se" ci sarà, ma "quando" ci sarà, visto che è solo una questione di tempo.
Per quanto riguarda l'H5N1, la sua letalità nell'uomo è intorno al 60%, anche se fortunatamente esiste già un vaccino, che è stoccato e pronto all'uso in caso di pandemia. Unica cosa "positiva" è che questo virus si manifesta in maniera evidente negli uccelli (soprattutto nei tacchini, dove pare abbia una letalità che sfiora il 98%) ed è dunque ben riconoscibile anche negli allevamenti o nella fauna selvatica. Per il momento è sufficiente evitare il più possibile contatti con animali visibilmente infetti e/o con le loro carcasse.
Un insidia ulteriore arriva dall'H7N9 perchè, a differenza dell'H5N1, non mostra segni visibili nel pollame infetto e viene trasmesso dal pollame all'uomo molto più facilmente. E il problema è che H7N9 circola massicciamente negli allevamenti di pollame in Cina (ma và? Ma che strano, chi l'avrebbe mai detto), e non ancora in Europa, ma - vista la sorveglianza sanitaria cinese che ormai ben conosciamo - è solo una questione di tempo. E H7N9 è estremamente pericoloso in quanto ha delle caratteristiche peculiari che lo rendono particolarmente adatto ad adattarsi ai mammiferi, è già in grado di infettare l'uomo (con i soliti sintomi influenzali) e manca veramente un soffio allo spillover completo, ossia il passaggio da uomo a uomo. Sfortunatamente non esiste ancora un vaccino, ma le procedure per studiarne uno e produrlo sono già avviate.
Lou soulei nais per tuchi
E chi l'ha mai calcolata? Già ci sono dubbi su quale sia la mortalità effettiva sugli esseri umani, dal momento che ci sono casi (controversi) di contagio non sintomatico su cui non ci sono ancora le idee chiare. In pratica per alcune positività da tampone per H5N1 si è ipotizzato che l'ingestione di frammenti di virus non attivo (depositatisi nelle prime vie respiratorie) abbiano provocato la rilevazione di positività nei secreti delle persone sottoposte a tampone. Quindi tali positività non sarebbero dovute a contagio ma a contaminazione. Tra queste positività c'è quella del padre della ragazzina morta in Viet-Nam in gennaio e quelle di un paio di lavoratori dell'allevamento di visoni spagnolo individuato in ottobre, in questo secondo caso il test si negativizzò dopo poche ore e l'ipotesi della contaminazione è parsa quella più verosimile.
Il problema delle sindromi influenzali ad alta patogenicità è che spesso vengono rilevate su persone ricoverate con polmoniti gravi, ad esempio pazienti che entrano in ospedale già con ARDS e sui quali i tamponi per i normali virus respiratori (RSV, Metapneumovirus, influenza stagionale, infezione da H1N1, ecc.) danno esito negativo. Sintetizzando un po': non possiamo fare alcuna stima della letalità di un virus in una popolazione in cui circola pochissimo o non circola per niente e in cui lo spettro sintomatologico è di fatto ignoto. Il grande allarme che vi fu con l'outbreak messicano dell'influenza suina (primavera 2009) deriva dal fatto che quell'influenza pandemica sembrava, in una primissima fase, comportare un'alta incidenza di forme sintomatiche gravi (in realtà era un virus molto contagioso ma a bassissima patogenicità).
E' molto probabile che la prossima pandemia influenzale sia provocata da un virus influenzale aviario a bassa patogenicità o da una mutazione relativamente poco aggressiva di un virus aviario ad alta patogenicità... che poi è quanto si pensa possa essere avvenuto con la "Spagnola", la cui letalità al momento delle grandi ondate epidemiche (1918/1920) si stima fosse nell'intervallo del 2,5/3%, anche se con differenze importanti tra la seconda ondata (estate-autunno 1918), la precedente e le successive. Dubito seriamente che un virus che uccide circa la metà dei soggetti infettati e infetta i rimanenti con sintomi più o meno gravi possa essere in grado di indurre epidemie difficilmente contenibili o addirittura pandemie, a meno che non abbia una (lunga) fase di contagio pre-sintomatico.
Come ha dimostrato Sars-Cov2 nel mondo attuale un virus con una letalità bassa (ma non trascurabile), una contagiosità molto importante, un'elevata trasmissibilità da soggetti asintomatici e presintomatici e una larghissima prevalenza tra gli infettati di forme oligosintomatiche e ben poco specifiche, che tra l'altro si risolvono spontaneamente prima della diagnosi, ha molte più probabilità di diventare pandemico (e fare decine e decine di milioni di morti) che un virus altamente letale.
Ultima modifica di galinsog@; 13/03/2023 alle 20:36
Parole sante. Il virus (o "i virus") perfetto per generare una pandemia deve essere molto contagioso, dalla letalità bassa e, possibilmente, dal lungo periodo di incubazione. Tutte caratteristiche che ha il Covid19, che infatti è riuscito a produrre una pandemia.
Come si diceva, virus molto letali come l'Ebola (che ha una letalità del 50-70%) è impossibile che possano generare pandemie, proprio perchè le persone infette muoiono "troppo" e troppo in fretta prima di poter infettare molti altri soggetti. Ed è il motivo per cui le varie epidemie locali di Ebola - per quanto terribili - sono di fatto autolimitanti.
Giusto vigilare sui virus aviari particolarmente letali, però come dici tu il pericolo arriverebbe proprio da quei virus molto contagiosi ma poco letali...
Lou soulei nais per tuchi
Sars-CoV2 ha una incubazione breve (mediamente 5-7 gg per le varianti che si sono succedute fino a delta e addirittura 3-5 gg per i fenotipi che si sono sviluppati a partire da Ba.1 e Ba.2) ma è un virus con una letalità piuttosto bassa nella generalità della popolazione, inoltre può contare su una fase di contagiosità pre-sintomatica e in una contagiosità da parte di soggetti asintomatici ed oligosintomatici, questi ultimi sono soggetti che sviluppano una malattia sintomatica, ma facilmente confondibile con una qualsiasi sindrome simil-influenzale. Va da sé che Sars-CoV2 è un virus perfetto per diffondersi agevolmente e rapidamente nella popolazione. Invece un virus con una letalità elevata e in grado di sviluppare una malattia grave in una quota (largamente) maggioritaria di soggetti infetti, a meno che non abbia tempi di incubazione davvero molto lunghi e/o una progressione estremamente lenta nell'evoluzione dei sintomi (es. tipico HIV), ha molte meno probabilità di diffondersi globalmente.
Ultima modifica di galinsog@; 13/03/2023 alle 22:37
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Be', mi sembra cha Ilaria Capua grossomodo dica quel che dicono altri, ossia che siamo in una situazione di rischio concreto di spill-over da virus influenzale aviario e che potrebbe accadere quanto successo con la Spagnola.
Aviaria, Capua: "Subito vaccini per animali e persone" - Anmvi Oggi | Quotidiano dell' Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
E' chiaro che se sono pronti (o si possono rapidamente preparare) vaccini contro i più diffusi virus influenzali aviari ad alta patogenicità (H5N1, H7N1, H8N3, ecc.) è bene valutare se somministrarli alla popolazione potenzialmente esposta nelle zone e nelle fasi in cui la cirolazione di questi virus è sostenuta e a coloro che più frequentemente possono aver contatti con animali potenzialmente contagiati (ad esempio a chi lavora negli allevamenti) e conviene sempre aggiornare i piani pandemici, prevedendo misure idonee a ridurre il pericolo di una tramissione inter-umana che provochi un congestionamento delle risorse sanitarie (es. ad esempio strategie vaccinali che ottimizzino la somministrazione adeguandola a un'eventuale contesto in cui il virus ha iniziato a circolare nella popolazione umana, pianificando tempestivamente misure non farmacologiche di mitigazione, implementando il monitoraggio sanitario sulle infezioni respiratorie, che poi è stato il vero vulnus emerso con la pandemia da Covid19).
Mi sembra che la Capua, almeno nell'intervista linkata, dica cose di buon senso anche se ogni tanto ha problemi coi numeri...
Ultima modifica di galinsog@; 14/03/2023 alle 20:10
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