Senza arrivare alla pianificazione assoluta del Blocco Sovietico, ma in Italia (salvo alcune realtà urbane) è proprio mancata la pianificazione pubblica. Poi il privato costruisce dove può e gli è (de iure o de facto) permesso. Probabilmente nel Veneto si sono sommate la mancanza di pianificazione nella realtà - nella teoria, i piani urbanistici ci sarebbero anche stati - e l'individualismo più spinto che altrove. Se parliamo invece di policentrismo urbano, direi che è una caratteristica comune almeno anche ad Emilia-Romagna (nonostante Bologna) e Lombardia Orientale, nonché di tutta la costa del Medio Adriatico.
Policentrismo urbano è diverso da sprawl. La Randstad olandese è un perfetto esempio di megalopoli policentrica che però al tempo stesso è pianificata in maniera quasi perfetta e con poco sprawl. Al contrario Roma è molto monocentrica e anche molto sprawlizzata. In realtà anche in Emilia-Romagna lo sprawl è relativamente poco accentuato per gli standard italiani.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
Ni, non sempre sono due cose distinte. Una realtà urbana può certamente essere meglio organizzata e/o meno "sprawlizzata" (diciamo "dispersa", l'anglicismo è orrendo), ma se hai tanti centri urbani in successione il risultato finale cambia poco: ti ritroverai sempre con una sequela di aree urbanizzate senza soluzione di continuità. Poi certo sono d'accordo con te, tra l'anarchia urbanistica e la programamzione, la differenza c'è eccome.
In Veneto poi ci riferiamo soprattutto al caso del Medio-Alto Veneto, dove la densità di popolazione è nettamente maggiore ma è sempre mancata la "metropoli" capace di concentrarla, mentre nel Basso Veneto sono più casi locali intorno ai maggiori centri:
Densità_Italia_2011.jpg
Se hai tanti centri urbani e alta densità di popolazione il risultato può essere diverso, appunto. Basti vedere il confronto Paesi Bassi-Belgio, col confine che si taglia praticamente col coltello. O ancora, senza prendere l'esempio di eccellenza dei Paesi Bassi, ci sono casi positivi anche in Germania come l'area della Neckar. Non è tanto la densità di popolazione e la distribuzione dei centri urbani a fare la differenza, quanto tutto ciò che c'è in mezzo. Per esempio in Germania ogni città, anche in aree densissimamente popolate e abbastanza disperse come la Ruhr, è praticamente sempre circondata da un'area forestale - cosa che peraltro si ritrova persino nella "dispersissima" Inghilterra con la Green Belt - mentre in Italia ciò non esiste o quantomeno non esiste su scala nazionale.
"In Africa non cresce il cibo. Non crescono i primi. Loro non hanno i contorni. Una fetta di carne magari la trovi, ma hanno un problema con i contorni. Per non parlare della frutta."
La pendenza ai vertici del tetto in tegole è un elemento architettonico tipicamente mitteleuropeo, il "Dachl" tettuccio lo tradurrei.
Risale all'adattamento delle tegole in cotto sugli impalcati lignei dei casolari baiuvari, che sono il popolo germanico fondativo della Baviera, del Tirolo e colono anche di certe vallate più a Sud del Sudtirolo.
Nel medioevo lo stilema si canonizza e visto l'alleggerimento del peso sulle travi portanti si espande a tutta Europa praticamente.
Fino in Toscana li si può trovare, in Provenza e diffusamente nei Balcani.
È la riconferma del fatto che siamo "nani sulle spalle di giganti", gli antichi.
È un dettaglio architettonico ritrovabile da Berlino a Bruxelles e da Bordeaux a Belgrado stando sulla B.
In A. Adige è diffusissimo.
La discussione è interessante e vorrei ampliarla in chiave futuro Green delle metropoli:
kongjian yu - Google Search
Urbanista green, ha un curriculum spettacolare.
Ha ridato verde e respiro ad intere metropoli.
Cinese d'origine, ma americano di crescita e formazione.
Nelle montagne di Verona e anche Rovereto ho trovato diversi rifugi coperti di enormi tegole di marmo (immagino dalle molte cave di Domegliara, Volargne, Rivoli, Affi, Cavaion).
Sono levigate di sotto e grezze di sopra e danno una piacevole impressione di eternità
La pendenza accentuata del tetto non è legata alla neve, ma bensì al vento.
La pioggia ventata di gran parte dell'Europa a clima oceanico, in tetti meno spioventi come i nostri e come in tutta l'area alpina o russa, risalirebbe i coppi o le tegole ed entrerebbe in casa.
In Danimarca ogni tegola ha un dente interno, con cui si aggrappa al listello di legno orizzontale, ed in esso un buchino: in quello passa il fil di ferro che la lega al listello. Cioè le tegole vengono legate una per una alla struttura lignea sottostante, sempre per resistere al vento.
Da questo, che è il vero motivo della pendenza, è nato uno spiovente molto sviluppato anche in senso verticale, e quindi la necessità di aprirvi finestre per dar luce ai piani alti, ognuna col suo tettuccio.
Però in area alpina questi tettucci sono un vezzo turistico moderno, assente nella tradizione.
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