Le guerre mondiali, in un regime di gold standard non sarebbero state possibili: per poterle compiere, gli Stati hanno dovuto disfarsi dell'oro e stampare denaro a fiumi per finanziare le campagne belliche. Senza tale stampa di denaro, che ha mascherato l'enormità delle spese belliche, avrebbero dovuto tassare pesantemente la popolazione, generando probabilmente molto più malcontento e sommosse popolari (immagino tu abbia ben presente i costi delle guerre).
Il vero problema non è stato il gold standard in sè, ma la possibilità dei governi di sbarazzarsene alla bisogna, per usare la stampa di denaro senza limiti a scopi politici e militari.
Il problema della grande depressione fu che molti paesi decidettero di tornare al gold standard con una parità pre-bellica, eccessivamente "forte" rispetto alla reale situazione del Paese. Una parità che appunto non teneva debitamente conto dell'inflazione durante il periodo bellico. Questo ha portato a quegli squilibri su scala internazionale che hanno generato la grande depressione (ad esempio in Gran Bretagna ma anche in Germania il tasso di parità aurea adottato era eccessivamente alto, penalizzando la competitività dei due paesi).
Ad ogni buon modo, la Germania di Hitler così come praticamente tutti i Paesi si sbarazzarono subito del gold standard, poichè appunto la moneta fiat era molto più congeniale ai loro scopi. Se si può stampare denaro senza alcun limite, si può finanziare spese militari - e non solo - ingenti, senza mostrare direttamente ai cittadini il conto di tali spese con le tasse, bensì ingannandoli tramite l'inflazione, una tassa occulta.
Le scelte di consumo, il livello di attività economica e le scelte tecnologiche sono influenzate dal livello dei prezzi e dai tassi di interesse. Nel mercato il tasso di interesse è determinato dalle preferenze temporali, ovvero da quanto gli individui in un dato istante temporale preferiscono il risparmio al consumo (con più la preferenza è orientata al risparmio, più il tasso di interesse si abbassa e viceversa).
Un abbassamento del tasso di interesse indica che c'è una maggiore propensione al risparmio, e che di conseguenza diventa più conveniente investire in progetti a lungo termine (ne deriva generalmente un aumento di prezzo dei beni immobili, dei fabbricati e via dicendo a scapito dei beni di consumo).
Se tu, arbitrariamente, decidi di abbassare il tasso di interesse, lo fissi ad un livello che - con ogni probabilità - non è quello che si formerebbe spontaneamente nel mercato (a meno che non vogliamo considerare onnisciente il banchiere centrale). Questo determina scelte economiche e tecnologiche lontane dall'ottimale, o comunque se preferisci lontane da quello che gli individui spontaneamente farebbero se i segnali di prezzo non fossero alterati.
Il capitale viene investito in maniera non coerente con le reali scelte dei consumatori: questo, in un mondo di risorse scarse, produce inevitabilmente uno spreco di risorse. Ormai anche molti economisti non certo austriaci, ammettono ad esempio che il boom immobiliare negli USA che ha prodotto la crisi del 2007, è stato in buona parte favorito dalla politica monetaria iper-espansiva adottata da Greenspan nel 2001.
Change my mind, per quanto mi consideri paranoico sono aperto al confronto.![]()
«L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono» (Giuseppe Prezzolini, 1921)
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