“Sopra le nuvole il meteo è noioso”
Leggendo su wiki, in varie persone lo hanno raggiunto, imbragato ma poi si è sempre aperto tutto.
Ma cavolo, che strano non siano riusciti a bloccarlo nellombragatura…
O a prenderlo con le mani…
Cosa deve avere passato, e cosa devono aver passato i genitori..
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Nelle interviste Licheri dice sempre che era troppo scivoloso, tutto pieno di fango.
Aggiungerei anche che ormai Alfredino non collaborava più in alcun modo e che per arrivare a lui i volontari si sono devastati fisicamente, senza contare la poca lucidità che si ha stando a testa in giù per così tanto tempo.
Non vorrei comunque essere nei panni di chi ha raggiunto il bambino ma è poi dovuto tornare in superficie senza essere riuscito a fare nulla, un rimorso che, nonostanze la nulla colpevolezza, ti porti avanti per tutta la vita.
Se ascolti bene l’intervista che ho postato ti rendi conto del motivo. Alfredino era bloccato con le ginocchia all’altezza del petto e le braccia una dietro la schiena l’altra credo sotto il sedere.
Licheri non poteva in alcun modo piegare le braccia perché il cunicolo si restringeva molto. Le aveva strette e stese sopra la testa. Poteva solo movere i polsi e le dita. Per lavorare si faceva tirare su e giù continuamente di pochi cm. Non so come abbia fatto a mettergli l’imbrago. Probabilmente lo aveva sistemato in modo precario e infatti non ha tenuto.
Sinceramente credo che fosse impossibile da salvare. Almeno in quel punto. Forse solo se lo avessero raggiunto quando era più in alto, prima di scivolare giù, sarebbe stato fattibile.
Se mi piace il ruolo del cacciatore e della lepre? Se c'è uno davanti è normale che gli altro lo inseguano. E' come il gioco di guardia e ladri, i ladri scappano e le guardie inseguono...
Povero bambino, chissà cosa ha sofferto
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C'era il fango e scivolava; a parte il ricordarlo nitidamente, è confermato in tutte le testimonianze che si possono riascoltare.
Ma anche c'era il fatto che era quarant'anni fa, e che tante cose oggi scontate sono venute dopo, almeno come prassi corrente. Già gli speleologi erano percepiti come una cosa strana, una sorta di acrobati pazzi che si infilavano nei buchi sottoterra, questo pensava il pubblico e a molti allora sembrò persino assurdo che singoli individui "hobbisti" fossero autorizzati a intervenire di persona, "facendo perdere tempo". Di fatto sono stati interventi volontari, di singoli con le palle quadre, che hanno tentato il tutto per tutto nelle condizioni in cui si era allora, anche di preparazione tecnica specifica per il soccorso.
Oggi uscirebbe il Soccorso Alpino e Speleologico, con squadre volontarie organizzate e attrezzate, magari mobilitate anche dall'estero, e viene considerato per quello che è, un corpo tecnico altamente specializzato e allenato, capace di risolvere situazioni al limite.
Più che infilarlo in un'imbragatura, in quelle condizioni si doveva crearla in loco, facendo passare la corda o fettuccia in punti che la bloccassero impedendole di scivolare su, quindi riuscire a strisciare con le mani fra il corpo e il pozzo portando giù la corda, e riprenderla dall'altro lato per fargliela girare addosso, cosa penso non facile comunque, anche con attrezzature migliori. E che comunque andava inventata lì, sul momento.
Il problema vero è che mancavano esperienze specifiche, mancavano competenze, mancava organizzazione rodata. Si è tentato il tutto per tutto improvvisando "col cuore in mano", come vuole la retorica dell'Italia che si arrangia e sopravvive a tutte le avversità, retorica che sfrutta una cosa indubbiamente vera trasformandola in paravento per i problemi mai affrontati seriamente.
Dopo, infatti, si è strutturata la Protezione Civile che conosciamo oggi.
Anche oggi, in quel punto, non credo ce l’avrebbero fatta. Licheri in un intervista ha fatto un paragone, hai presente il diametro di un piatto? Quella era la larghezza del buco.
Ripeto, non so come abbia potuto raggiungerlo, non riesco minimamente ad immaginare come abbia fatto e come abbia potuto anche solo cercare o provare a legarlo.
Se mi piace il ruolo del cacciatore e della lepre? Se c'è uno davanti è normale che gli altro lo inseguano. E' come il gioco di guardia e ladri, i ladri scappano e le guardie inseguono...
Sì, infatti. Però l'arruffio che si fece con le trivelle forse con un'altra organizzazione si sarebbe potuto evitare... sono andati giù percussione, in pratica, ma ti rendi conto?
In speleologia comunque si dice sempre che dove passa la testa, passa anche il resto. Certo lo spazio a disposizione era nullo per altre manovre...
Il CNSAS, insieme a quello francese, con cui si fanno esercitazioni congiunte da anni, è da tempo al top in Europa se non nel mondo tanto che intervenne in Germania qualche anno fa per recuperare un tedesco da un -1000.
Allora non c'erano ancora una uniformità di tecniche come c'è da qualche decennio e si è sempre imparato dagli errori e dalla esperienza. L'uniformità ad esempio fu voluta dopo un incidente a -1000 in Italia dove il poveretto però non ce la fece. Dopo quell'incidente si capì che interventi così complessi richiedevano centinaia di persone e quindi si decise che in quei casi si potevano richiamare i volontari da tutte le regioni ma solo se avevano tutti lo stesso addestramento. Allora cambiò anche il paradigma che prima prevedeva di tirare fuori subito il ferito mentre oggi lo prevede ma dopo la sua stabilizzazione da parte di uno o più medici.
Gli speleo italiani e quelli francesi sono per adesso quelli che hanno più esperienza in quanto si sono andati a ficcare in grotte lunghe ma sopratutto profonde, in Italia e all'estero.
I problemi sorgono quando serve il medico in quanto, oltre a medico, deve essere anche speleologo altrimenti al ferito non ci arriva. Poi nei posti stretti la barella non ci passa, vanno allargati e da decenni in CNSAS si sono sviluppate delle microcariche per fare questo lavoro e ci sono gli specialisti che le sanno usare, i cosiddetti disostruttori.
Poi, se l'intervento è molto lungo, viene passata una linea telefonica, e ci sono specialisti anche per questo.
Poi c'è da organizzare tutta la logistica, comunicazioni fuori, trasporti su fino all'ingresso e giù al campo base delle squadre che si danno il cambio, realizzazione del campo base, organizzazione del vitto per tutti, anche quelli che stanno dentro, e così via.
Ecco perché in interventi complessi ti avvicini ad impiegare anche un migliaio di persone, solo per tirarne fuori uno.
Oggi anche altri corpi provano a fare lo stesso, tipo i pompieri, ma la forte differenza con i tecnici del CNSAS e che mentre i pompieri si allenano ma in grotta non ci vanno, i tecnici invece praticamente ci vanno ogni domenica (a volte il sabato e domenica) e d'estate ci fanno le vacanze. E l'allenamento fa la differenza.
Io ho fatto parte del CNSAS per 20 anni, poi ho interrotto perché non potevo più partecipare alle esercitazioni. In quegli anni per fortuna sono capitate baggianate e mai roba complessa (in Sicilia nonsono state mai trovate grandi grotte) purtuttavia ci allenavamo spesso nelle varie grotte che predisponevamo per un eventuale futuro soccorso.
Nell'ambiente si discusse per anni di cosa si poteva fare ma era appunto una cosa mai successa e che, per fortuna, non successe più. Già in un ambiente del genere così stretto pochi speleologi in Italia ci sarebbero potuti andare. E stare appesi al contrario non è bello.
Naturalmente essendo in Italia:
ALFREDINO FU GETTATO IN QUEL POZZO - la Repubblica.it
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