Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Dove ho scritto intollerabili?
Sofferenza sicuro, la mia stazione non scende sotto i 24 gradi dal 17 luglio, non sono giornate piacevoli specialmente se devo stare a Roma, dormo malissimo e mi sento spossato h24. Qui si viaggia a livelli record da meta maggio in poi (con record di media mensile sia a giugno sia probabilmente a luglio e record assoluti battuti o sfiorati), spero vivamente che non si arrivi mai ad avere simili mostruosità come media di lungo periodo (e se ci si da una mossa si può evitare, anche se di sicuro ne vedremo ancora tante e anche peggio di così).
Sulla tecnocrazia non condivido, in democrazia il primato è sempre della politica, gli scienziati possono indicare le conseguenze delle nostre azioni (come quelle sul clima) ma gli obiettivi sono sempre definiti a livello politico.
Quando si parla di trasformazioni economiche e tecnologiche poi non si può pianificare nel dettaglio, saranno una miriade di interventi da parte delle imprese e dei singoli individui a definire concretamente le soluzioni. Pensare di "fare i calcoli e procedere" significa ignorare il livello di complessità del problema e delle innumerevoli diverse possibili soluzioni. Dipende tutto da quanto sei disposto a spendere equi soluzioni si considerano accettabili.
L'intervento dello stato serve soprattutto a indirizzare le scelte delle imprese, se imponi di passare all'elettrico entro il 2035 tutti i produttori di automobili organizzeranno di conseguenza i loro investimenti di ricerca e sviluppo, allo stesso modo i produttori di energia elettrica sapranno di poter contare su quel mercato e faranno investimenti per soddisfare quella domanda. Ma quali risultati porteranno questi investimenti non lo sa nessuno, si andrà per approssimazioni successive.
Allo stato attuale delle conoscenze questa è una traiettoria plausibile, poi ci sarà da prendere una lunga serie di decisioni politiche ad esempio sul nucleare, ma più o meno per tutte le scelte di produzione di energia sono soggette a vincoli pubblici in vario modo, quindi sempre alla politica si torna.
Infatti l'ho messo tra virgolette.
Non so sinceramente se diventerà media di lungo periodo, ma è probabile che qualunque intervento si esegua saranno frequenti settimane intere con medie del genere tra qualche decennio. Quindi non si può evitare uno scenario di sofferenza estiva, intendo questo, si può solo evitare peggiori (cosa che comunque farà, ma si spera di evitare il "peggio del peggio").Sofferenza sicuro, la mia stazione non scende sotto i 24 gradi dal 17 luglio, non sono giornate piacevoli specialmente se devo stare a Roma, dormo malissimo e mi sento spossato h24. Qui si viaggia a livelli record da meta maggio in poi (con record di media mensile sia a giugno sia probabilmente a luglio e record assoluti battuti o sfiorati), spero vivamente che non si arrivi mai ad avere simili mostruosità come media di lungo periodo (e se ci si da una mossa si può evitare, anche se di sicuro ne vedremo ancora tante e anche peggio di così).
Stando al trend attuale (che porterebbe a +3° dalla preindustriale nel 2100) credo spannometricamente che l'Italia avrà medie da estate 2003 per fine secolo.
Ho preso per riferimento quanto accaduto col Covid, periodo durante il quale non mi sembra ci sia stata una tecnocrazia, ma un dialogo convinto e necessario tra esperti del settore e autorità politiche. E' quanto auspico avvenga, con la democrazia che agisca informata e guidata dal team di esperti, perchè sappiamo bene come la politica può anche portare a scelte "di pancia" che vanno in tutt'altra direzione (periodo Trump in USA, ad esempio).Sulla tecnocrazia non condivido, in democrazia il primato è sempre della politica, gli scienziati possono indicare le conseguenze delle nostre azioni (come quelle sul clima) ma gli obiettivi sono sempre definiti a livello politico.
Quando si parla di trasformazioni economiche e tecnologiche poi non si può pianificare nel dettaglio, saranno una miriade di interventi da parte delle imprese e dei singoli individui a definire concretamente le soluzioni. Pensare di "fare i calcoli e procedere" significa ignorare il livello di complessità del problema e delle innumerevoli diverse possibili soluzioni. Dipende tutto da quanto sei disposto a spendere equi soluzioni si considerano accettabili.
Quando ho parlato di "fare calcoli e procedere" era un'evidente semplificazione per dire che non ho nulla in contrario ai cambiamenti necessari da effettuare anche in tempi "drastici", purchè però questi siano fattibili in termini di impatto sull'economia e sulla popolazione e non siano destruenti nel breve termine.
Su questo concordiamo.L'intervento dello stato serve soprattutto a indirizzare le scelte delle imprese, se imponi di passare all'elettrico entro il 2035 tutti i produttori di automobili organizzeranno di conseguenza i loro investimenti di ricerca e sviluppo, allo stesso modo i produttori di energia elettrica sapranno di poter contare su quel mercato e faranno investimenti per soddisfare quella domanda. Ma quali risultati porteranno questi investimenti non lo sa nessuno, si andrà per approssimazioni successive.
Il problema è che l’eolico offshore è l’unica rinnovabile intermittente che abbia un capacity factor degno in Italia, e i progetti vengono continuamente bocciati da anni. È successo anche davanti al porto di Genova, è successo nel canale di Sicilia (all’unanimità, per la tutela dei beni sottomarini…). Ma ad esempio anche la centrale geotermica dell’Amiata.
È un problema che quindi non riguarda soltanto l’energia nucleare, ma va oltre il mondo energetico: lo abbiamo visto con l’Alta Velocità, con la TAV, con i termovalorizzatori e ci sono una miriade di casi simili. E la conseguenza è il rallentamento della transizione energetica.
Riguardo all’altezza delle pale eoliche, probabilmente il design è quello e non è possibile fare molto. Bisogna sempre però considerare l’alternativa a quel parco eolico, e che purtroppo non sempre esiste, specie in un paese in cui l’idroelettrico è praticamente saturo e con il geotermico sarà difficile ricavarci più di qualche centinaio di MW.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Le pale eoliche sarebbero alte 200 m (!!) con le parti "dell'elica" lunghe decine di metri, che sono un'enormità. Noi qui vicino abbiamo la centrale termoelettrica di Cerano, la cui ciminiera è alta 100 m, e si vede fin da 40 km di distanza (non si nota però perchè la vegetazione rende invisibile la parte bassa dell'orizzonte, devi stare su un pendio; sul mare però non ci sono ostacoli verticali). Lascio immaginare che significherebbe avere a 10 km dalla costa non 1 ma decine di pale eoliche.
So che è importante per la transizione energetica, ma l'impatto paesaggistico è pesantissimo se le si fa così vicini alla costa, e per me che abito queste zone avrebbe un effetto psicologico negativo (come per tanti).
Per chi abita lontano dal mare è difficile da capire.
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