Però l’alternativa ai parchi eolici offshore ora come ora è bruciare carbone o gas, con tutte le conseguenze che ne derivano, sia per le emissioni di CO2 sia per la salute delle persone.
Hai ragione a volere una centrale nucleare vicino a casa, dato che a parità di energia prodotta il consumo di suolo è nettamente minore rispetto a qualsiasi altra fonte energetica. Il problema è che, anche qualora si decidesse in Italia di avviare un programma nucleare (e sarà fondamentale per il 2050), avremmo i primi reattori funzionanti tra una quindicina di anni. Reattori che comunque a seconda del piano scelto soddisferebbero il 20-30-40-50% (?) del fabbisogno energetico italiano. Il resto deve in ogni caso essere coperto dalle rinnovabili, che quindi dovranno avere un importante sviluppo, e la loro localizzazione dovrà massimizzarne l’efficienza.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
Si vis pacem, para bellum.
Il parco offshore sarebbe attivo dal 2030, data indicativa visto che come spesso accade è probabile lo sarà tra ulteriori 5 anni. Quindi alla fine la tempistica potrebbe non essere così dissimile. Certo, questo posto che fin da domani si avviassero progetti di reattori in Italia, scenario impossibile.
Non sono contrario all’offshore a priori, ovviamente, ma deve essere preso in considerazione l’impatto paesaggistico. Non si vuole ridurre l’altezza delle pale eoliche perché renderebbero meno; non le si vuole allontanare dalla costa di una ventina di km perché non si sfrutterebbero le brezze e i costi aumenterebbero; non si vuole ridurre le dimensioni del parco (in estensione) perché si produrrebbe meno energia, ecc…questo più che un dialogo è un ricatto, compiuto in alcune zone perché le migliori per il vento senza prendere in considerazione le istanze della popolazione locale. Sai il massimo che si è ottenuto finora quale è stato? Spostare da 8 a 12 km dalla costa il progetto del parco offshore.
Per me si chiude qui comunque, nel senso che non è giusto monopolizzi il thread con un problema locale. Non trovo però nemmeno corretto ridurre il problema dell’impatto paesaggistico a nulla di importante solo perché non ha nessun rendiconto in termini utilitaristici e perché influenza l’aspetto meramente “psicologico” di un osservatore.
Il tempo medio mondiale di costruzione di un reattore è di 7.5 anni, il valore però diminuisce se consideriamo gli ultimi realizzati. Il fatto è che in una fase iniziale sono necessarie tutta una serie di infrastrutture ed enti che preparano alla costruzione dell'impianto, e il paese deve (ri)prenderci la mano. Questo fa sì che per la costruzione del primo reattore impieghi magari 10 anni, accendi il secondo l'anno dopo, il terzo l'anno dopo ancora e così via, e in 15/20 anni hai decarbonizzato una % importante della produzione di energia elettrica.
Come dicevi sopra per la centrale di Krsko la licenza operativa sarà estesa proprio perchè soddisfa tutti i requisiti di massima sicurezza sanciti dalla IAEA (un impianto degli anni '80 non è assolutamente datato). Dopo Fukushima infatti è stata sottoposta ad una serie di stress-test che hanno dato esito più che positivo, dato che hanno evidenziato la possibilità di danni al core soltanto con terremoti aventi un'intensità significativamente superiore ad 1g di PGA (peak ground acceleration). Pensa che a 0.5g rimangono in piedi soltanto gli edifici costruiti con criteri antisismici di massima sicurezza, solo se la durata del sisma è breve, e che in Europa non si sono mai verificati terremoti con un'intensità superiore a 0.6g. Infatti stanno procedendo al raddoppio della centrale in condivisione con la Croazia, e questo dovrebbe essere un bene per tutti.
Ultima modifica di MarcoSarto; 29/07/2022 alle 20:01
Il compromesso non si riesce sempre a trovare perchè ci sarà sempre un impatto ambientale per le popolazioni locali. Sia che ospitino un parco eolico, una centrale nucleare, un parco fotovoltaico, un termovalorizzatore, un impianto a gas, una discarica... L'impatto zero non esiste. E' effettivamente un problema, proprio per questo si cerca (o si dovrebbe cercare) di diversificare il più possibile e localizzare gli impianti laddove l'efficienza possa essere massima. In termini assoluti consumerai meno suolo a parità di energia prodotta se cerchi le aree in cui soffia più vento e soddisfano tutti i requisiti necessari. Se vai a mettere turbine eoliche nelle aree d'Italia in cui soffia poco vento, il capacity factor scende ancora di più e diventano estremamente sconvenienti, sia perchè ne dovrai mettere molte di più consumando molto più suolo e più materiali, sia perchè l'intermittenza sarà accentuata e la paghi in bolletta.
Scusate per gli OT.
Questo è ovvio, ci sta, ma si venga verso le popolazioni locali. Se oggi esistono molti movimenti "no tutto", anche per cose che non causerebbero molti problemi, è perchè in passato si sono promessi posti di lavoro e grandi cose ma ciò che è arrivato è soprattutto danno ambientale per le popolazioni, il tutto sotto un ricatto di lavoro e benessere che dopo qualche anno sono svaniti.
Io rifletterei su questo, perchè l'errore non si ripeta per le rinnovabili.
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