Qui a Milano in Statale hanno introdotto lo studente part-time. Cioè, puoi laurearti in più degli anni previsti (il doppio credo), paghi le tasse uguali cioè diluite, e hai l'obbligo di dare un certo numero di esami all'anno, in proporzione quindi diluiti.
Quando iniziarono, avevo già fatto il primo anno della specialistica, quindi non ci stavo dentro nei conti e non era possibile attivarlo, però se avessi potuto probabilmente lo avrei scelto. Doveva essere verso il 2014 o qualcosa del genere, e dato che viene ancora proposto come possibilità, vuol dire che in qualche modo ha un suo senso.
...oppure che è una di quelle cose "sperimentali" all'italiana, che rimangono tali sino a quando non le aboliscono direttametnte..
Non so per le altre università, ma la stessa cosa è stata attivata anche all'Università Bicocca, anche se personalmente non conosco nessuno che frequenti part-time. In ogni caso sentivo che c'erano degli iscritti, poiché sostenevano la proposta di continuare a registrare le lezioni anche ora che non ci sono limiti di capienza nelle aule.
Tu mi dici, "Ti guardi? Sbagli a paragonarti"
No, semplicemente essendo nei weekend dev’essere pagato di più.
Il fatto che molti che lavorano in ore serali e nel finesettimana prendano meno di me che faccio le mie ore infrasettimanali canoniche lo trovo assurdo. È OVVIO che uno preferisca fare settimana, e a ben ragione.
Noto anche il nei miei clienti (grande distribuzione brico) una fuga di personale impressionante. Ogni volta che vado in un negozio vengo a sapere di qualcuno che va via. La maggior parte delle motivazioni riguardano stipendio e lavoro nei week end e festivi, spessissimo le motivazioni sono legate. A breve penso che le catene dovranno fare una seria ragionata su come affrontare l'esodo, perché non gli arrivare nemmeno più curricula a cui attingere per sostituire chi se ne va
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La questione della tipologia di orario dipende molto dai gusti personali,nella mia vita lavorativa i periodi migliori sono stati quelli in cui facevo turni o orari"strani",l'orario giornaliero(che sono costretto a fare adesso)non lo sopporto,passi la vita a lavorare e basta,il tempo libero del fine settimana non riesco a sfruttarlo in modo adeguato, se non per rilassarmi e divertirmi.Puo' essere un po diverso per uno giovane che esce spesso,e ha la sera lbera,ma vedo che mio figlio piccolo(23 anni)faceva un lavoro giornaliero e l'ha mollato per fare turni con il fine settimana libero pero'.
Se uno lavora in proprio il benefit puo' essere quello di non essere troppo vincolato ad orari, insomma se ha la necessita' di fare qualcosa non deve chiedere ferie a nessuno.
Assolutamente ovvio che se la prestazione di lavoro non è nei giorni considerati tutt'oggi "lavorativi", o in orario al di fuori della "normale" fascia - cioè la sera o i giorni festivi - essa deve dare adito a una maggiorazione nella retribuzione. Su questo non ci piove, anche se poi nella pratica di alcuni settori non è così.
Stabilito questo, vedo però problematico far quadrare i conti, e soprattutto una certa superficialità nell'analisi da parte delle parti in gioco, come se si trattasse di un problema isolato dal contesto e non di un elemento fra i tanti di un tessuto che è la società nel suo insieme.
Da un lato si è sviluppato il discorso del tempo libero, del divertimento, del trovare a portata di mano e possibilmente anche di portafoglio tutte le attività legate a questa sfera, anche perché si apriva un mercato vastissimo. Rilanciare l'economia, rilanciare le città i paesi le coste la montagna etc. significava offrire luoghi di svago e punti di aggregazione, e quindi creare lavoro, creare occupazione.
Dall'altro però i posti creati sottraggono domanda. Una fetta dei nuovi fruitori di questo periodo di benessere deve per forza andare dall'altra parte del bancone, cercando di stabilire un equilibrio. E qui inizia l'anti-gara a chi tira fuori la pagliuzza più corta... perché quando mi hai convinto a essere gaudente consumatore in nome di una meritata libertà, poi è difficile pensare che no, non sono io quello lì... io resto dietro il bancone a guardare gli altri - coetanei, ragazzi come me - che si divertono.
Per fortuna, i giovani non ci stanno, e il sistema non arriva a trovare il punto di q equilibrio per cui xx consumatori sono assistiti da yy servitori.
E' di questo che si stanno accorgendo ora molte delle attività commerciali del tempo libero proliferate negli ultimi anni, e che continuano a lamentarsi su "i giovani che non hanno voglia di fare sacrifici" e "pensano solo a divertirsi"... eh sì, cocchino, li avete cresciuti voi così, proponendo il pacchetto completo, dall'aperitivo a un bar mi sposto poi in pizzeria e poi mi trascino al pub in attesa della discoteca, tanto domani è domenica e dormo... bellissima idea, fa anche guadagnare tanto, però non potete poi pensare che si regga solo sul fatto che da qualche parte esistano poveretti pronti a lavorare quasi gratis per rendere possibile ciò, a beneficio delle vostre tasche!
Perché in effetti questo è.
Secondo me si è pompato troppo su questo immaginario di vita, perché creava consumatori, senza porsi la questione nella sua globalità, nelle sue ricadute.
Nel momento in cui si riesca ad avere contratti equilibrati, riconoscimento del valore del lavoro e retribuzioni adeguate, il prezzo dell'offerta salirebbe, e parte del sistema cresciuto in maniera abnorme si sgonfierebbe. Il problema sono le molte attività nate sull'onda della moda, troppe, che soccomberebbero.
Sto girando in tondo... è difficile in effetti avere botte piena e bevitori ubriachi.
Intanto, posso solo limitarmi a considerare che, per ogni volta che entro in un supermercato alle 20:45 sentendomi libera di decidere all'ultimo minuto cosa mettere in pentola, qualcun altro per me non è altrettanto libero di mettere su la propria pentola ad un orario adeguato. Qualcuno che è preso per il collo per farlo, o accetti o assumo un altro.
Evito il più possibile di fare la spesa al di fuori degli orari canonici, e sinora ci sono riuscita, ho sforato solo un paio di volte.
Ristoranti e pub la sera no, non riesca a non frequentarli. Ma mi piacerebbe sapere che quei ragazzi che corrono dietro ai tavoli e - alle mie pretese di avere anche il ketchup, "per favore me lo porti ma non quando le patatine sono fredde!" - rispondono al volo sotto lo sguardo del guard... del proprietario del locale, ecco, quei ragazzi mi piacerebbe sapere che fossero pagati in proporzione a quel frammento di loro libertà a cui stanno rinunciando in quel momento per darmi un servizio che non è essenziale alla mia sopravvivenza.
la maggiorazione serale, nel commercio, entra in gioco dopo le 22. e secondo me è scandaloso, laddove la maggior parte delle persone alle 18 ha finito di lavorare, i negozi qui (soprattutto centri commerciali) spesso chiudono proprio alle 22 nei nostri negozi all'estero è molto più semplice. In Svizzera la domenica son chiusi, durante la settimana alle 18 chiudono. In Germania, Danimarca, Olanda idem, se aprono la domenica aprono per 4 ore la mattina.
Mi ha fatto specie la mia esperienza in svizzera: ti OBBLIGANO a fare una pausa di 10/15min ogni 2 ore di lavoro. Quando vado a formare devo stare attento all'orologio e tassativamente passate due ore bisogna fermarsi.
Da noi si lavora minimo fino alle 20, se si va in pausa ti guardano quasi storto, la domenica si lavora FISSO e la maggiorazione c'è, ma è abbastanza ridicola (35%), nei festivi è del 50%. All'estero nei festivi non si lavora mai, qui volendo si può lavorare anche a Natale (si vedano i supermercati aperti la mattina).
che significa? significa che il lavoratore conta meno di 0, quel che conta è fare cassa.
Si vis pacem, para bellum.
non è un problema. ci sono un sacco di persone che hanno bisogno di lavorare a qualsiasi costo, se si ha bisogno si trova.
non penso si tornerà mai indietro, le domeniche nel commercio italiano oramai son sacre, sono una fonte di guadagno dalla quale non ci ci può più staccare.
per fare un altro esempio significativo: quest'anno per la prima volta dopo non so quanti anni al 1° maggio siamo stati chiusi. questo perché l'anno scorso col covid e le chiusure dei week end lo siamo stati obbligatoriamente perché cadeva di domenica. con la scusa che non c'è storico abbiamo tenuto chiuso.
il 1° maggio eh, la festa dei lavoratori ed è stata la prima volta da anni e anni... difatti molti altri negozi (tutti quelli che non sono stati chiusi nei week end l'anno scorso causa covid) erano aperti regolarmente con orario normale.
cosa significa se si lavora il 1° maggio? che il lavoratore non conta niente e che è importante solo fare cassa
Si vis pacem, para bellum.
E qui si ripesca un'altra annosa discussione, quella sulle aperture nei festivi.
All'estero, dici, sono chiusi così come sono chiusi oltre l'orario normale di settimana. E riescono a sopravvivere come negozi. E anche come clienti che fanno la spesa, a quanto pare.
Da noi sembra invece diventato improvvisamente impossibile.
Si dirà che con gli orari di lavoro, il pendolarismo, il traffico, gestire i figli etc. etc. etc. non si può non fare la spesa / gli acquisti la domenica. vero. Ma non lo accetto come soluzione del problema.
Perché è evidente che il problema c'è.
Proprio il fatto che il lavoro e tutti gli annessi - compresi i figli che vanno "parcheggiati" (letteralmente, il termine è brutto, ma è quello che è, se lavori devi trovare il modo di mettere i pargoli in sicurezza da qualche parte e riuscire ad andarli a prendere quando te li buttano fuori) - non lasci più nemmeno il tempo di fare la spesa, ovvero non lasci più il tempo di dedicarsi ad altro che non sia la spesa, la domenica, significa che c'è un problema di fondo, sui tempi, sulla organizzazione, soprattutto sulla concezione che si ha di Lavoratore.
Che, appunto, non ha più voce in capitolo, a quanto pare.
Mah, al momento hanno enormi difficoltà a trovare.
Sarà che qua in zona abbiamo la concorrenza del settore turistico, ma ti assicuro che anche in zona emiliana non stanno riuscendo a colmare le perdite. Io confido che non sarà così semplice ovviare a questo problema
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