Rare e brevi? Sono state due settimane di grande sofferenza anche al nord, certo la durata del periodo caldo è stata decisamente inferiore a quella di anni come 2003 e poi anche 2015, ma per l'epoca non era poco. Io dico che qualcuno ci avrà pensato eccome....
Anche negli anni successivi magari non si sono avute ondate del genere e per fortuna, ma anche se capitano due/tre giornati con massime sui 31/33 e dp a 22/25 che fai, non ci pensi almeno a un ventilatore? Questo per ribadire che alla fine contano i picchi, puoi anche non usarlo per 80 o 85 giorni il ventilatore, ma se nei restanti ne senti il bisogno....Se davvero non ci si pensava era prima di tutto una questione culturale per me.
In più ripeto che la vita era diversa ecc., ma come si faceva ad avere condizioni sempre ottimali anche allora? Poi va beh, la Pianura padana già allora probabilmente era anche peggio dell'appennino campano.
Tra l'altro quanti anni avevi? Magari non ci facevi nemmeno troppo caso....
Sarebbe molto utile sentire qualche parere di persone che gi° allora erano appassionati di meteo e quindi si ricordano bene l evento
Ultima modifica di ale97; 22/06/2022 alle 10:58
Come preferisci.
Detto ciò tutto il contorno era mirato a dire come per me, in un caso in cui anche l'80% (pure il 90%) delle giornate di una stagione sono godibili, può esser enecessario avere almeno un ventilatore per coprire il restante 10/20%, per questo parlavo di considerare anche i picchi e non solo le medie- Le medie determinano con quale frequenza puoi usare ventilatore o condizionatore, ma sono altri parametri come la deviazione standard o la frequenza di valori che superano una certa soglia che a mio parere contano ancora di più.
Detto ciò anche tu hai la tua visione e non cambierai idea, quindi va bene così.
Ho sfruttato il maltempo di oggi per raffrescare la casa, ma adesso ho chiuso tutto. +22º interni, rispetto ai 26º degli scorsi giorni è quasi troppo fresco
Ma ti dirò... all'epoca avevo già dato l'esame di geografia che comprendeva anche una parte di meteo, quindi forse ero nel mio periodo di massimo interesse. Sommalo con il fatto che si trattava di una laurea con escursioni sul terreno, quindi ricordo benissimo il pre-escursione, a valutare il meteo e prevedere se sarebbe stata una lavata epica o una bollita a fuoco lento.
In realtà, è come dici tu, una questione culturale. Aria condizionata e ventilatori non erano così "normali", quindi non si pensava di non sopravvivere senza di essi.
Forse si sapeva anche che la percezione del caldo, in parte, è un fatto mentale e si era più abituati a sopportare. Tutti fattori culturali che assorbii da piccoli, aiutavano a superare quei pochi giorni.
Io un po' ho mantenuto questo imprinting. Istintivamente sono un pinguino, in inverno a casa lavoro al computer con 13 o 14 gradi, e mediamente detesto il caldo. Quando avevo la pressione bassa, poi, ero uno straccio.
Poi c'è stata l'estate - sarà stato nel 2006 o 2007, non ricordo - che per la carta geologica ho dovuto rilevare dallo sbocco delle valli giù nella pianura, chilometri a piedi nei campi sotto il sole, e lì mi sono resa conto che l'organismo si acclimata. Quando l'acqua si fa fonda, si impara a nuotare, insomma... nel senso che sono sopravvissuta, ho portato a termine il lavoro, e ho deciso che non mi sarei più lasciata condizionare dall'aria condizionata.
Questo per dirti che forse sì, una volta si pensava diversamente.
P.S.
Questa notte ho ceduto: rientrata in casa dopo cinque giorni che era chiusa, in camera c'erano 29 gradi stabili anche a finestra aperta (non riesco a crear corrente con due finestre opposte). Ebbene sì, ho acceso il ventilatore!!!
...ottenendo 28 gradi ma ventilati, si stava bene.
io non concordo sulla questione mentale, o almeno, concordo parzialmente. capisco il retaggio degli anziani del tipo "ho sempre vissuto senza, non capisco perché debba metterla ora", ma per il resto negli ultimi 20 anni si è fatta sempre più oggettiva la necessità di impianti di raffreddamento. già fa caldo anche quando non fa caldo in più se mettiamo in fila le ultime 20 estati viene fuori un abominio assurdo rispetto anche solo agli anni 70-80. ed è stato graduale (ma veloce) qui: da che prima si è fatta necessaria nei centri città mentre fuori si resisteva ancora (anni 90-00), ora anche lontano dai centri urbani si è fatta obbligatoria.
per il momento resiste ad esempio qui l'alta Brianza, dove di riffa o di raffa le minime sotto hai 20° si fanno e trovi ancora parecchie abitazioni senza AC. io penso che nei prossimi decenni si farà necessaria anche nelle località più fresche.
la forma mentale c'entra poco, se ho 30° in casa dormire è obiettivamente difficile. durante il giorno in qualche maniera si resiste, la notte diventa insopportabile ai più.
poi va beh, conosco persone che anche con 30° dormono coperte
Si vis pacem, para bellum.
Appunto, parli degli ultimi 20 anni. Ma più sopra si era partiti dall'83, e da singoli picchi. In questo secolo è cambiato tutto, le estati "non sono più quelle di una volta".
Sull'abituarsi, boh... io soffro molto di più lo sbalzo termico. Cioè, o si vive veramente sempre nel bunker, oppure uscire dall'ambiente condizionato e ritrovarsi a 34 gradi afosi di botto è un trauma.
Deve esserci un giusto punto di mezzo, insomma, fra il frigorifero e il forno.
Secondo me si potrebbe dire che magari 30/40 anni faceva decisamente comodo un ventilatore (perché comunque le giornate poco godibili ci sono sempre state e averlo in quel momento poteva far comodo), mentre oggi è decisamente consigliabile avere l'AC.
Ognuno ha la sua percezione soggettiva ma a vivere tutta la vita con combinazioni T/UR superiori ai 28.5°C/50% per il 90% della stagione estiva senza AC non ci tengo, e lo dico con coscienza proprio perché adesso non la ho.
Soprattutto come detto se lavori da casa e se non puoi permetterti di non stare bene fisicamente e avere proprio un certo livello di comfort climatico. Perché se non ce l'hai non è che riesci a fare certe mansioni e concentrarti, e quindi i "bisogna imparare a sopportare" perdono decisamente di senso
Sinceramente non vedo alternativa, o AC (da utilizzare purtroppo massivamente in pianura e meno man mano che si sale verso i 500/600 metri), oppure vivere più in alto con ventilatore da usare quando serve. Soprattutto in ottica gw e pensando che ci saranno, ahimè, anche estati più calde di questa
sì ma a me dell'83 frega un tubazzo è una diatriba tra due utenti, fine a sé stessa (non che mi dia fastidio eh, ma la ritengo inutile ai fini del discorso necessità di AC).
lo sbalzo sicuramente non fa bene, ma c'è sbalzo e sbalzo. Negli USA all'interno devi metterti un maglione da quanto è forte l'AC ed è totalmente senza senso.
qui si può tranquillamente tenere a 25-27° deumidificati che si sta benone e lo sbalzo con l'esterno non è estremo.
chiaro che se vai in ufficio e ci sono 20° è veramente stupido, uno spreco INUTILE anche perché in ufficio si sta seduti tutto il giorno e con 20° secchi magari si ha pure freddo (le donne sicuro, notoriamente più freddolose in media).
bisogna usarle il buonsenso e a tal proposito farei una legge ad hoc soprattutto in un periodo come questo (crisi energetica). il condizionatore lo usi ma con moderazione. se l'impianto ha 30 anni e non puoi regolare ma è solo on-off, lo cambi (gli ecoincentivi ci sono).
in negozio da me hanno messo a posto l'AC, ci sono 25-26° deumidificati e nonostante io faccia in media 17km su un turno di 8h, con movimentazione carichi pressoché costante, è vivibilissimo. si suda un po'? eh, pazienza, ci si può adattare e voglio dire, è estate ed è inevitabile. mi darebbe molto più fastidio avere 20°, non versare una goccia ma morire ogni volta che esco
Si vis pacem, para bellum.
il problema dell'AC è squisitamente energetico (si vedano i vari black out). in un futuro saremo tappezzati di pannelli solari, la fai andare tutto il giorno gratis e senza gravare sulla rete elettrica e di notte stai bene comunque anche se è spenta (provato a casa della mia ex, con una coibentazione ridicola, ma con pannelli sul tetto, la facevano andare tutto il giorno e di notte era inutile tenerla accesa).
Si vis pacem, para bellum.
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