Ho visto di recente un grafico globale sui valori degli immobili che partiva, mi pare, da 2010.
In Italia, tra i Paesi di cui si hanno dati sensati, si è avuto il 2° maggior calo (24%) a livello globale dopo la Russia (33%).
Non ricordo la fonte del grafico, ma tutto sommato non rischierei.
Anche perchè dal punto di vista finanziario ho appena sentito il buon Seminerio preannunciare tempi non bellissimi sulla base dei dati che arrivano.
Poi siccome il bello delle previsioni è che sono fatte apposta per essere smentite...
In ottica di investimento, potendo, bisognerebbe comprare una vecchia casa in classe G, ristrutturarla e farla diventare una A o una B. Ecco... In quel caso sì.
E comunque se si va verso una "crisi" di settore conviene aspettare anche per quello.
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Senza dubbio specie quelli nuovi che godono del sismabonus, magari con sconto in fattura
È l’unico modo qua per prendere un bicamere sotto i 200k
Anche se i tricamere sono introvabili e li affitti tranquillamente ormai a 7/800 euro
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Residenza: Altavilla Vicentina (VI)
Lavoro: Brendola - casello di Montecchio Maggiore (VI)
http://meteoaltavillavicentina.altervista.org/
Residenza: Altavilla Vicentina (VI)
Lavoro: Brendola - casello di Montecchio Maggiore (VI)
http://meteoaltavillavicentina.altervista.org/
Io e mia moglie nel corso degli anni, quando ci siamo trovati due soldi,perlopiù frutto di eredita' più che di risparmio,siamo sempre stati operai o piccole partite Iva,ci siamo comprati 3 piccoli appartamentini,da cui ricaviamo gli affitti.C' e' una percentuale di rischio,certo.
A proposito di valori immobiliari anche altrove
The Real Reason Amazon Just Called Everyone Back to the Office — you won’t believe how scary it is. | by Colin O'''Donnell | Kift | Mar, 2023 | Medium
È di parte ma nn distante dalla realtà anche di qui
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Macron, il riflesso gollista della debolezza europea – Phastidio.net
integrazione a quanto già detto.
La von der leyen trattata peggio di quando fu ricevuta da Erdogan e il fatto che soluzioni all'orizzonte non se ne vedono
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.
U.S., Allies Weigh How to Reduce Economic Ties With China - WSJ
The Group of Seven advanced democracies are growing concerned that China, a dominant supplier of many goods and materials, could similarly cut off key exports in the event of a conflict or another pandemic, according to top Western economic officials. They also worry that Western investment and expertise, if left unrestricted, could help develop Beijing’s military. But G-7 officials say they are also trying to avoid beggar-thy-neighbor steps that undermine global economic growth as they try to unify behind specific policy measures that reduce dependence on China. The G-7 comprises the U.S., Canada, France, Germany, Italy, the U.K. and Japan.“The big strategic choice that we have is whether in seeking to strengthen our supply chain resilience…we do so in a way that tumbles the world back into protectionism,” Jeremy Hunt, the U.K.’s chancellor of the exchequer, said in an interview last week in Washington. He said Western allies should “work together as fellow democracies to improve that resilience.”“The question is, can we be more determined to enhance security of supplies, but not push the world that far that we are into a second Cold War?” IMF Managing Director Kristalina Georgieva, of Bulgaria, said at a press conference last week. “I am among those who know what are the consequences of a Cold War. It is a loss of talent and contribution to the world. I don’t want to see that repeated.”
EuroIntelligence
The other coalition crisis that is currently playing out in Germany is between the SPD and the Greens. It is about China. Normally, this is a fight the SPD would be expected to win: SPD+industry+media vs. the Greens. But it is more complicated than this. This time it is the Greens+Biden+Von der Leyen. Olaf Scholz is torn. He needs to keep both his coalition and the transatlantic alliance together.[SPD plus the Greens and FDP are in a 3-way fragile German coalition led by Scholz]The conservative wing of the SPD is criticizing the Greens over what it called an anti-China policy, and warns about disastrous economic consequences for Germany in particular. China is Germany's largest trading partner. The Greens retorted that the SPD has learned nothing from its catastrophic Russia policies. It is always doing business with autocratic regimes. This is not a lower level brawl. This is one of the fundamental ideological conflicts playing out in German and European politics right now.Scholz is not inclined to show leadership in Europe, neither alone nor together with Emmanuel Macron. He has instead re-enforced the transatlantic partnership, a policy we think will last for as long as Joe Biden is in office. The pressure on Scholz to toughen policy on China is more likely to come from the US than from the Greens. But the Greens hold two critical ministries - foreign and economics - which collude on forging a new China strategy. Robert Habeck has been blocking a number of planned Chinese acquisitions and investments. The European Commission is also in the process of revising its China strategy. Ursula von der Leyen's recent speech is very close to the Green's own position. Both seek a greater representation of geopolitical and security issues in the EU's China policy.
Page not found - Asia Financial
China is considering imposing an export ban on “certain rare-earth magnet technology” in retaliation for the US restricting exports of advanced computer chips.There has long been speculation of such a move, given China’s dominant role in the production of rare earth elements, as more than two thirds of the global supply of rare earths is processed on the mainland.Concern that Beijing would do this again has prompted the United States and allies such as Canada, Australia and Japan to spend many millions of dollars creating their own supply chains of ‘critical minerals’.One of the main reasons that has not happened already is the fact that processing rare earth is a toxic process that creates wastewater and tailing ponds that leak acids, heavy metals and substances such as cadmium, lead and thorium, a low-level radioactive element, most of which are harmful to human health. China’s dominance of the rare earths processing stems from its lax environmental standards, which allowed it to produce rare earths at a far cheaper price than any international rivals.
The critical raw materials you need to know – POLITICO
ottima guida sulle materie prime di cui sopra, terre rare, ma anche cobalto, silicio, stronzio ecc.:
rare earths: Contrary to what their name may suggest, these elements are not rare in nature but their extraction is hazardous.
The EU is fully dependent on imports to satisfy its demand for rare earths. China currently provides nearly 99 percent of the EU’s supply of these minerals, as well as about 98 percent of its rare earth permanent magnets.
E' chiaro che l'ordine mondiale così come è non regge. Vediamo come evolve. La cosa buona è che evolve velocemente.
Riguardo i processi di estrazione e lavorazione dei suddetti chiedo ai più esperti quali sono i reali pericoli
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Il debito al collo di un paese che si spopola – Phastidio.net
Articolo non di facilissima lettura, ma che conferma quello che trovo scritto dovendo aprire ogni giorno il sole24ore (che ha i suoi grossi difetti).
Il Documento di economia e finanza è una vera miniera di numeri, se solo si ha il tempo e la pazienza di compulsarli e comprenderli. Sul Sole del 18 aprile ci sono due articoli a firma di Gianni Trovati che ci aiutano a prendere consapevolezza del trauma che un ciclo di rialzo dei rendimenti infligge a un paese sovraindebitato e che si sta estinguendo, a livello demografico.A premessa di tutto, un avvertimento metodologico: le stime e le previsioni sono, appunto, stime e previsioni. Basate su modelli econometrici che, al solito, indicano direzione di marcia e velocità dal punto attuale. All’allungarsi del periodo di previsione, l’errore ad essa relativo cresce in modo rilevante. Non è tuttavia un buon motivo per liquidare questi numeri come sterili esercizi scritti sull’acqua. Non foss’altro perché anche i mercati guardano quei numeri e, quando si fanno una sceneggiatura, possono rapidamente scatenare una tempesta.Partiamo dalla spesa per interessi, non prima di aver ribadito che nel DEF c’è un numero pesantissimo, peraltro già presente nella Nota di aggiornamento dello scorso autunno: un avanzo primario al 2% del Pil al 2026. I famosi 45 miliardi di euro sottratti all’economia del paese, e immolati all’assenza di crescita e alla crisi demografica per continuare a mandare il messaggio che l’Italia è solvibile.Primatisti di spesa per interessiTorniamo anche alle previsioni sulla spesa per interessi. Nel 2024 è prevista al 4,1% del Pil, per poi salire al 4,2% e al 4,5% nel 2025 e 2026. Riproduco integralmente questo passaggio del pezzo di Trovati per dare la misura di cosa stiamo parlando:Tradotta in euro, la corsa della spesa [per interessi, ndPh.] suona così: 75,6 miliardi quest’anno, 85,2 il prossimo, 91,6 miliardi e 100,6 nei due anni successivi. Somma enorme, tanto più se confrontata con quelle che per esempio il bilancio dello Stato dedica all’istruzione (52,1 miliardi), alle politiche sociali e alla famiglia (60,7 miliardi), al lavoro (19,4 miliardi), allo sviluppo delle imprese (40,7 miliardi) o all’energia (20,5 miliardi).Questa è la misura del costo opportunità di un elevato stock di debito. Se vogliamo tradurla in costo pro capite, agli italiani noi le cedole dei titoli di Stato costeranno nel 2024 ben 1.398 euro a cranio. In termini pro capite e in rapporto al Pil, l’Italia è sul primo gradino del podio in Europa e in tutti i paesi sviluppati. La media Ue (e dell’Eurozona) della spesa per interessi è a 1,9% del Pil e 715,5 euro pro capite. Con una complessa inferenza, siamo al doppio. Negli Stati Uniti, la spesa per interessi vale 1,35% del Pil.Il punto vero, di lungo termine, è però un altro: come rendere sostenibile uno stock di debito in un paese che sta perdendo popolazione e manifesta un tasso di dipendenza (rapporto tra pensionati e lavoratori) in costante ascesa? La risposta, data su uno scenario inerziale, è che la sostenibilità del nostro debito pubblico sta deteriorandosi, inesorabilmente. Per contrastarla, sempre ragionando su scenari di lungo termine, dovremmo puntare a forti aumenti di produttività, oltre che almeno all’aumento delle coorti di popolazione attiva.Puntare solo al secondo è condizione necessaria ma insufficiente, soprattutto se immaginiamo di importare lavoratori non qualificati mentre stiamo perdendo italiani con istruzione media più elevata degli ingressi. Servirebbe anche da noi una politica immigratoria centrata su aspetti qualitativi (competenze) oltre che quantitativi. Ovviamente, ammesso e non concesso di avere un ecosistema produttivo che richieda competenze. C’è chi lo sta facendo, in Europa.I costosi scostamentiL’altro articolo di Trovati richiama l’attenzione sulla relazione al parlamento sugli effetti finanziari di lungo termine dello scostamento di deficit, tra tendenziale e programmatico. Come sappiamo, nel 2023 il governo ha previsto uno scostamento dello 0,15 del Pil, pari a 3,4 miliardi, e uno di 4,5 miliardi nel 2024. Lo scostamento di quest’anno andrà ad aumentare la decontribuzione per i redditi bassi e medio-bassi. Una decina di miliardi equivalenti su base annua, al lordo dell’Irpef (netti sarebbero circa 7,7 miliardi) con scadenza il prossimo 31 dicembre.Lo scostamento del prossimo anno, invece, è destinato nelle intenzioni del governo ad essere una vera e propria cornucopia o una sorta di lievito di denaro per la pentola in fondo all’arcobaleno. Leggere per credere:[Lo scostamento] sarà destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale, al finanziamento delle cosiddette politiche invariate a partire dal 2024 e alla continuazione del taglio della pressione fiscale nel 2025-2026, e concorrerà a una significativa revisione della spesa pubblica e a una maggiore intesa tra fisco e contribuente.Vaste programme. Soprattutto per la parte relativa alla “significativa” spending review. Che diverrà esigenza vitale in presenza della lievitazione della spesa per interessi. Per ora, l’esecutivo Meloni ha messo mano al capitolo di “revisione” di spesa a cui puntava in campagna elettorale, e cioè il reddito di cittadinanza. Senza entrare in meriti (e demeriti) di questa iniziativa, il risparmio difficilmente eccederà i due miliardi di euro. Sapendo che l’anno prossimo serviranno, secondo alcune stime, non meno di 20 miliardi per il cuneo contributivo, la cosiddetta riforma delle pensioni e l’avvio di quella fiscale (auguri a tutti), la strada è lunga, impervia e piena di crepacci ricoperti da fogliame.Torniamo alla relazione del MEF alle Camere sul costo degli scostamenti. È costruita come stima della maggiore spesa per interessi, su un arco di nove anni (quindi con margine di errore molto alto) per finanziare lo scostamento. Leggiamo che accade, secondo la relazione, per finanziare gli scostamenti del 2023 e 2024:Dal 2025 al 2033 […], il mantenimento del deficit al 4,5% del Pil nel 2023 e al 3,7% nel 2024 (contro il 4,35% e il 3,5% segnati sui due anni dal tendenziale) produrrà nei nove anni successivi una maggior spesa per interessi da 3,729 miliardi. In pratica, in quest’arco di tempo il mini-ritocco del deficit produce costi pari al 47,2% del suo valore.A euro correnti, il finanziamento a deficit dello scostamento lordo di 7,9 miliardi del 2023 e 2024, sulla base delle previsioni sul costo del debito, costa quasi il 50% di tale scostamento. È finita l’era del tasso zero. Dovrebbe iniziare quella della consapevolezza dei costi opportunità degli scostamenti di bilancio. Per avere un elemento di confronto, si guardi al mega scostamento da Covid del 2020: pari a 411,5 miliardi su arco pluriennale, è costato in spesa per interessi solo 38 miliardi aggiuntivi, un misero 9%.basta bengodismoEra l’era dei tassi a zero e negativi, ricordate? Quello scostamento era una sorta di paese di Bengodi, quello che ha prodotto teorizzazioni politiche “bengodiste” che ancora oggi si aggirano tra le piazze smarrite al grido di “gratuitamente”. Andò a finanziare il cosiddetto Decreto Rilancio, la cancellazione delle clausole di salvaguardia Iva, il finanziamento massivo della cassa integrazione in deroga, il famigerato Superbonus e tutte le altre caramelle lanciate al popolo spaventato.Quell’era l’abbiamo alle spalle. Prima capiremo che, con questo stock di debito, ogni incidente di percorso rischia di trasformarsi in una crisi finanziaria ben prima che i tassi globali tornino a scendere, meglio sarà. Senza scordare quello che evidenzio ormai da anni: la depressione demografica del paese è tale da erodere in modo inesorabile la sostenibilità del nostro debito pubblico. Un effetto tenaglia che rende il percorso sempre più stretto. Però proseguite a dire che sono anni che lancio allarmi ma malgrado ciò “non è ancora morto nessuno”, mi raccomando.
A parte tutto il resto su cui si può approfondire e chiarire meglio a chi non ha familiarità con i termini, quello che ho sottolineato è autoesplicativo e vuole testimoniare che l'ideologia di qualunque colore essa sia è ormai una pietra al collo con la quale suicidarsi.
https://themarketjourney.substack.com :
economia, modelli, mercato, finanza
Segnalibri