Originariamente Scritto da
alexeia
Allora... partiamo dalle origini. Quando si definiscono le monarchie europee, quindi nell'Alto Medioevo, la distinzione fra patrimonio personale e patrimonio "dello Stato" non è ancora stata elaborata a livello concettuale. Quindi, a essere pignoli, quello che Guglielmo il Conquistatore conquistò, era suo personale, per diritto vigente all'epoca.
Successivamente questi patrimoni, dati in gestione ai vari ufficiali pubblici, sono divenuti in parte privati, o per donazione o per diritto ereditario acquisito nel corso dell'evoluzione delle strutture feudali. In realtà, fra le maglie di queste grandi linee - sia in Inghilterra che nel resto d'Europa - si è mantenuta e sviluppata una piccola proprietà privata, che arriva sino al campo del singolo contadino, magari un tempo "servo", poi semplice affittuario, quindi per consuetudine o marasmi vari subentrati - perdita di documenti, cause intentate e documenti creati a sostegno, diritti consuetudinari etc. - proprietario a tutti gli effetti del singolo appezzamento.
Diciamo che in un'epoca cronologicamente ancora abbastanza alta, esiste la proprietà del re e quella privata, di tutti gli altri che ho già citato, mentre sono ben distinti i poteri - che abbracciano tutto il territorio - rispetto al possesso del territorio stesso.
Ciò non toglie che, nel momento in cui il sovrano drena tributi o prestiti, essi confluiscono in un "tesoro" che copre indifferentemente la sfera personale e quella pubblica.
Giusto o sbagliato? lo storico non giudica, ma semplicemente guarda ciò che un'epoca ha elaborato, e ne prende atto, inserendolo nella sua cornice.
Non ha senso valutare le azioni passate sulla base del nostro sentire odierno, che risente di secoli e secoli di maturazione e di eventi.
Però c'è anche da considerare che molte delle "spese folli" di un qualsiasi potere rientrano anche nel concetto di "rappresentanza" e in quello di "comunicazione verso l'esterno".
In un mondo in cui se non facevi vedere che eri il più forte, qualcuno improvvisamente si sognava di invaderti e dichiarare che quelle terre e quel popolo erano "suoi" per antico diritto, la grande parata con la cavalleria pesante e il resto dell'esercito dietro, le giostre e i tornei, lo sfarzo dei ricevimenti agli altri sovrani in visita avevano uno scopo preciso: dire all'altro "Occhio, che se voglio metto in campo forze tali che ti schiaccio, se solo osi attaccarmi".
Erano quindi spese volte alla difesa dello Stato, della popolazione, dei commerci e dell'economia, perché una guerra non conveniva prima di tutto al popolo stesso.
Questo per il passato. Nell'attuale, sarebbe da fare un po' di bilanci comparativi fra la corona britannica e i vari governi democratici d'Europa, su quanto dell'apparato sia effettivamente pagato con le tasse dei cittadini e quanto invece venga direttamente dal patrimonio del singolo.
Certo è che la corona britannica può contare anche su non indifferenti entrate legate all'immagine e alla vendita di diritti su di essa, oltre che sul proprio patrimonio personale - qui siamo comunque a livello di rendite tali da permettere di vivere lussuosamente senza far niente - mentre sarebbe da vedere quanti parlamentari continentali, arrivati al loro posto, mettono qualcosa del proprio per gestire l'apparato: in soldoni, nelle democrazie quanti ministri o parlamentari ci sono che si pagano l'aereo, la scorta, il banchetto di rappresentanza, la servitù che pulisce il palazzo etc. etc. di tasca propria, e non gravando sui contributi dei cittadini?
In definitiva, considerato che gli inglesi non si sono ancora organizzati per eliminare concretamente - pacificamente o meno - una monarchia parassita, vuol dire che a loro il costo che essa implica appare sostenibile. E quindi, se a loro va bene, a noi checcefrega? Prima di salvare gli inglesi dalle loro stesse scelte, sarei per dare un occhio e far polemica un po' più a breve raggio...
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