Ma potrebbe pure darsi, ma sono sicuro che pronunceranno "béne" (e chiusa) invece che "bène" (e aperta, italiano standard), oppure "sémpre" al posto di "sèmpre" eccetera. Questo è italiano regionale, che non avrebbe nemmeno niente di sbagliato se ci si limita alla televisione. Nei film italiani di un certo livello, ma soprattutto nella totalità film stranieri doppiati in italiano, non sentiresti mai una pronuncia del genere.
I doppiatori e i giornalisti di tutt'Italia (anche quelli di una volta, visto che li hai nominati) si uniformano allo standard tosco-laziale nella pronuncia delle vocali aperte e chiuse, che sono la base della corretta pronuncia in italiano.
Il fatto che io e te le pronunciamo in modo sbagliato non è una colpa. Chi abitava al Sud o al Nord Italia non ha potuto modificare in quattr'e quattr'otto le proprie pronunce secolari nel momento in cui il toscano (arricchito con altri elementi che non conosco) è diventato lingua nazionale.
Te l'avevo scritto qualche ora fa, in Puglia e Basilicata si pronuncia esattamente -gl, come nell'italiano standard. Ma sono sicuro che pure in altre zone, forse più a macchia di leopardo, sia così. Qui da me non abbiamo nemmeno il suono |sh| tipico del campano e di altre zone del centro-sud (es. la parola "scala" a Napoli si pronuncerebbe "shkala", mentre da me si pronuncia normalmente).
Invece, quasi tutti i restanti fenomeni linguistici sono praticamente identici al napoletano.
Quindi nei vari dialetti della Lingua napoletana ci sono spesso delle eccezioni a quelle "regole" che sembrano universali per chi non li parla; le pronunce cambiano in base alla regione o alla zona di una regione in cui ti trovi, delle volte sono molto evidenti anche all'interno della stessa provincia
Confermo invece la s sorda, quella al Sud è universale.
Ultima modifica di Julio; 21/11/2022 alle 23:44
Appunto, tutti e sottolineo TUTTI hanno la cadenza della propria zona, nel parlare, più o meno marcata. Io uno che parla italiano standard devo ancora trovarlo. Solo che nel proprio caso non ce ne si accorge, o meglio almeno io me ne accorgo solo in video o registrazioni della cadenza trentina, che nell’italiano è terribile.
Degli accenti chissenefrega, Personalmente mi da molto più fastidio l’uso errato della grammatica, che comunque non c’entra con l’utilizzo o meno del dialetto a casa ma solo dalla formazione ricevuta (e la propensionenell’applicarsi) a scuola. Anzi, a dirla tutta personalmente, che ho sempre parlato dialetto a casa e tra amici, ero tra quelli con i voti più alti…
Comunque per me l’utilizzo dei dialetti rimarrà sempre un arricchimento straordinario, per il singolo e per le comunità che li utilizzano.
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Sì, è vero, Giaveno fa parte dell'autorichiarata minoranza arpitana. Credo invece che nelle valli provenzali del cuneese venga insegnato il provenzale "normativo", che è ricavato sostanzialmente dal moderno dialetto marsigliese, con goffi tentativi di depurarlo dai francesismi che si sono accumulati in almeno 7 secoli. Diciamo che per gli "occitanisti" Frédéric Mistral sta un po' come Alessandro Manzoni all'italiano, Mistral voleva recuperare l'uso del provenzale in sede letteraria, ma ha finito col creare un abbozzo di koiné linguistica, partendo dal suo dialetto madre, che è più o meno quello che si parla ad Avignone e Marsiglia. Poi dal nazionalismo culturale a quello politico il passo è stato breve ma l'hanno compiuto altri.
Ma non c'è nemmeno un modo sbagliato, non esiste una pronuncia uniforme nemmeno in paesi come la Francia o l'Inghilterra (non il UK, proprio l'Inghilterra che "etnicamente" è molto più omogenea di Francia e Italia). Sul discorso recitazione/doppiaggio è ancora in gran parte vero per la recitazione teatrale, ma in realtà nel cinema, sul modello anglosassone (soprattutto statunitense) si tende a privilegiare la naturalezza dei dialoghi e quindi a seconda dell'ambientazione la pronuncia può essere più o meno adattata a un modello di italiano regionale in senso lato. Questo lo noti bene se confronti un film come "Il giovane favoloso" di Mario Martone (2014) con "Senso" di Luchino Visconti (1954), ambedue i film sono di ambientazione ottocentesca e ovviamente ambedue sono molto curati nelle ricostruzioni ambientali e nei dialoghi, ma nel film di Martone c'è comunque una lievissima coloritura regionale (diciamo centro-italiana e sud-italiana quando ci si sposta a Napoli), che è cosa ben diversa dal voler scimmiottare l'accento maceratese di Leopardi o quello napoletano di Antonio Ranieri. Invece in "Senso" le voci sono talmente impostate e vicine alla dizione teatrale che, nonostante l'eccezionale bravura degli attori, dei doppiatori e dei fonici, sembrano poco "espressive" all'orecchio dello spettatore contemporaneo.
Ultima modifica di galinsog@; 22/11/2022 alle 09:42
Che infatti è una forzatura, perchè il patois delle valli piemontesi non è provenzale, ma vivaro-alpino ...
Notizia degli ultimi mesi, qui stanno facendo un dizionario-vocabolario dell'occitano della Valle Stura (a cui sta anche lavorando un mio conoscente). Si scoprono sempre cose interessanti, spero di poterci mettere mano
Lou soulei nais per tuchi
Bella domanda
Anche lui ha i suoi millemila dialetti e varianti, boh?
Comunque ricordo che oltralpe i dialetti non esistono, si parla esclusivamente francese e al massimo viene usato qualche termine esclusivamente dalle persone più anziane (e pochissimo e in rarissime occasioni).
Lou soulei nais per tuchi
la seconda cartina è perfetta per quanto mi riguarda.
Il Friuli è in grigio in quanto il friulano è riconosciuto come lingua e non come dialetto.
Ne vado orgoglioso e a casa si parla esclusivamente in friulano, i miei figli hanno imparato prima il friulano e poi in asilo l'italiano.
Molta gente è sorpresa del fatto che i figli parlino con noi e tra di loro in lingua madre (in effetti loro adoperano la -a finale alla fine delle parole come mia moglie che è di un altro paese qui vicino dove si parla con la -a mentre in paese ed io abbiamo la desinenza -e).
La lingua è un valore che per generazioni è stata tramandata e forgiata, dovrebbe essere tutelata, più che dalle istituzioni o nelle scuole, da noi stessi usandola e tramandandola.
Discorso lunghissimo......
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