La legge è sacrosanta, i regolamenti per la creazione di aree fumatori (con aspiratori paranoia turbopower) un bel po' meno.Originariamente Scritto da belli83
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Non so, il pub che frequentavo in settimana era spesso mezzo vuoto, ora che ha la saletta fumatori è sempre pieno...Originariamente Scritto da belli83
ma io non capisco,ne vieti l'uso xchè fÃ* male xò non la vendita
ma che senso ha?
vendimi gli stupefacenti con scritto a caratteri cubitali i loro effetti cerebrali e mortali e poi vietami di usarli nei locali pubblici.in fondo l'alcool è legale ed inoltre è allo stesso livello degli stupefacenti,poco più o poco meno
un po' come le macchine,ne producono di potentissime e super veloci quando poi il codice stradale te ne limita lo sfruttamento
mah,tutto senza senso![]()
qualche interessante notizia sul tabacco trovata in rete:
ASPETTI SOCIO-ECONOMICI
GLI INTERESSI LEGATI AL FUMO
Gli interessi che ruotano attorno al "pianeta" tabacco sono enormi; d'altra parte enormi sono anche gli oneri che la collettivitÃ* deve sostenere a causa dei suoi effetti.
Essendo un genere voluttuario, il tabacco si presta ad essere colpito da una grossa imposta sul consumo. Tutti i Paesi hanno dei pesanti dazi di importazione, accompagnati dalla proibizione della coltivazione nazionale, come la Gran Bretagna, oppure da un'imposta sulla superficie coltivata, oppure da licenze e bolli sulle vendite, oppure, come in Italia, da un Monopolio di Stato.
Altri interessi legati al tabacco riguardano l'industria farmaceutica (tesa alla creazione di prodotti capaci di controllare il vizio del fumo), i medici (che sfruttano il desiderio di smettere di fumare del pubblico), le cliniche dove si curano le numerose persone vittime del fumo e le industrie che producono accessori per il fumatore (come accendini, fiammiferi, portacenere, ecc.). Così gli interessi sono enormi e le persone che ne traggono vantaggi sono innumerevoli, non ultimi gli efficientissimi contrabbandieri.
Negli USA, dove muoiono ogni anno 350.000 persone per il fumo, dal tabacco provengono 21 miliardi di dollari sotto forma di tasse e posti di lavoro per 2 milioni di persone. Le societÃ* produttrici di tabacco non badano a spese: in tutto il mondo spendono 2 miliardi di dollari all'anno in pubblicitÃ*, facendo apparire insignificanti i 7 milioni dì dollari spesi dalla SocietÃ* Americana dei Tumori e dall'Associazione Americana delle Affezioni Polmonari nelle campagne di educazione anti fumo.
Le aziende americane del fumo nel 1992 hanno speso 100 milioni di dollari per sponsorizzare avvenimenti sportivi, il doppio del 1985; spendono più di 250 milioni di dollari ogni anno per regalare sigarette a bambini e adolescenti. Le esportazioni dell'industria americana del fumo crescono e si costruiscono nuove fabbriche. Le industrie dei paesi occidentali stanno acquistando i vecchi monopoli governativi dell'Europa Orientale e tra qualche anno alimenteranno la fame di sigarette di quei Paesi.
Nel 1978 in Francia vi furono circa 70.000 morti per il fumo e lo Stato spese 2.5 miliardi di franchi per la campagna anti fumo, ma nellostesso tempo il tabacco gli fece incassare 7 miliardi di franchi.
Secondo il direttore generale dell'OMS (Organizzazione Mondiale dellaSanitÃ*) Hiroshi Nakajima, è intollerabile che gli introiti annui dei cinque colossi multinazionali del settore ammontino complessivamente ad una cifra 60 volte superiore al bilancio annuo dell'Organizzazione.
L'uso del tabacco crea degli individui che, nel tempo, probabilmente saranno di peso alla collettivitÃ* per le malattie, che dovranno essere curate, e per la minore efficienza lavorativa.
Negli USA è stato calcolato che, se il 50% dei fumatori smettesse di fumare, il solo risparmio sanitario compenserebbe abbondantemente l'incremento delle spese pensionistiche dovute all'allungamento della vita media che ne deriverebbe.
In Francia, dove lo Stato possiede e controlla tutte le industrie delle sigarette, ogni pacchetto gli viene a costare in cure mediche il doppio di quanto non renda in tasse.
Secondo una ricerca degli ispettori sanitari del Nuovo Galles del Sud (Australia), i fumatori costano ai datori di lavoro 4.000 dollari australiani (circa 3.600 milioni di lire) in più per persona all'anno, in quanto i fumatori si assentano dal lavoro per malattia più dei non fumatori e hanno il doppio di incidenti, sia per le ridotte capacitÃ* di attenzione, sia per il fumo che va loro negli occhi o perché lavorano con una mano sola, tenendo nell'altra la sigaretta.
LA SITUAZIONE ITALIANA
In Italia lo stato permette le coltivazioni del tabacco in localitÃ* determinate; l'intera produzione poi viene acquistata e lavorata a carico del Monopolio ed infine i prodotti finali vengono ceduti dalle Manifatture ai rivenditori. Il Monopolio è esercitato dallo Stato fin dal 1884.
Sotto il profilo dell'occupazione, in Italia si hanno 250.000 addetti alla coltivazione, circa 16.000 impiegati nell'azienda autonoma dei Monopoli di stato, distribuiti in 21 manifatture e 22 depositi, oltre 145.000 tra titolari e dipendenti dei 62.000 punti di vendita. In totale il settore dÃ* da vivere a circa 450.000 famiglie e consente all'Erario di incamerare ogni anno, solo, dal prelievo fiscale sui tabacchi lavorati, oltre 6.000 miliardi. Ad esempio nel 1986 gli italiani hanno speso per fumare più di 9 mila miliardi di lire, di cui 6 miliardi e mezzo sono andati allo stato.
In Europa l'Italia è al primo posto per la produzione di foglie di tabacco ed al quinto mondiale per l'esportazione, che interessa il 75% della produzione. Tuttavia il nostro paese importa sigarette che coprono il 45% del mercato.
Mentre dal 1900 al 1986 la produzione di frumento è raddoppiata, quella di granturco è triplicata e quella di frutta è sestuplicata, quella del tabacco è aumentata di ben 26 volte.
Ma c'è il rovescio della medaglia. Sempre in Italia, al fumo vengono imputati annualmente 70-80 mila decessi, 64 mila ricoveri per malattie broncopolmonari e oltre 61 mila ricoveri per malattie di cuore. Inoltre la maggiore incidenza delle infezioni polmonari acute causa ogni anno la perdita di circa 12 milioni di giornate di lavoro. A questi costi umani e sociali, vanno aggiunti quelli sostenuti dai fumatori per l'acquisto delle sigarette e di tutti gli altri prodotti legati al fumo, quelli derivanti dagli incendi e dalla lotta al contrabbando, quelli per gli impianti di ventilazione nei locali in cui si fuma e infine quelli per il finanziamento della ricerca e delle campagne contro il fumo. Una stima complessiva indica in circa 30 mila miliardi il costo annuo del fumo.
Se gli Italiani smettessero tutti assieme di fumare . si presenterebbe un problema di posti di lavoro, ma una contrazione del consumo di tabacco graduale nel corso degli anni porterebbe ad una lenta riconversione delle attivitÃ* lavorative connesse; ad esempio le colture di tabacco potrebbero essere sostituite da quelle di altri prodotti.
LA SITUAZIONE NEL TERZO MONDO
Per alcuni paesi, specialmente del Terzo Mondo, la produzione ed il commercio del tabacco sono una fonte importante di reddito a causa delle esportazioni: ad esempio un contadino malese coltivatore di tabacco ha un reddito doppio rispetto ad un coltivatore di cereali, a paritÃ* di superficie coltivata. In altri paesi, anche non produttori, le ricerche di sbocchi commerciali delle grandi multinazionali del tabacco sono spesso guardate con favore anche dalle autoritÃ*.
Il tabagismo si sta trasferendo dalle nazioni ricche, in cui i suoi danni cominciano a fare paura, verso i paesi poveri, in cui sarÃ* accolto tanto meglio, quanto più ne sarÃ* ignorata la tossicitÃ* e quanto più distrarrÃ* dalla miseria. Il ricercatore Mike Muller ha dimostrato che le multinazionali si stanno muovendo alla conquista dei mercati dei paesi poveri. Lì operano in regime di monopolio: forniscono assistenza tecnica ed economica a governi e coltivatori di tabacco, acquistano il prodotto a prezzi irrisori e fabbricano sigarette importando macchine e materiale dai paesi industrializzati. Il prodotto è poi introdotto nel mercato interno utilizzando le più sofisticate tecniche propagandistiche.
Di conseguenza, mentre molte popolazioni del Terzo Mondo sono prive dei beni più elementari, le loro misere risorse finiscono in fumo: invece di essere usate per avere acqua pulita o per nutrirsi meglio, sono bruciate in sigarette. Qui di solito vengono comperate poche sigarette alla volta (anzi il pacchetto intero rappresenta, per chi può permetterselo, un importante simbolo di prestigio), ma, acquistando sigarette sfuse, il fumatore non si accorge delle scritte sui pacchetti riguardo ai danni del fumo.
L'attivitÃ* di promozione e propaganda non è limitata alle industrie: basti sapere che dal 1955 al 1980 gli USA hanno "donato"ai paesi poveri tabacco per 700 milioni di dollari, nell'ambito del programma di sostegno "Alimenti per la pace". Persino le Nazioni Unite, con programmi di assistenza tecnica ed economica, attraverso la Banca Mondiale e la FAO (Food and Agricolture Organization), aiutano i paesi del Terzo Mondo ad aumentare la loro produzione di tabacco. E questo mentre FOMS (Organizzazione Mondiale della SanitÃ*) annuncia che arrestare la diffusione del fumo nei paesi del Terzo Mondo "potrebbe servire a migliorare la salute e prolungare la vita più di qualsiasi altra azione singola nell'intero campo della medicina preventiva".
Il nuovo mercato delle multinazionali è l'Asia, dove nei prossimi 10 anni le vendite dovrebbero aumentare almeno del 18%. GiÃ* oggi il 30% delle sigarette del mondo viene fumato in Cina.
Ogni anno in Africa si fumano 175 miliardi di sigarette, con una spesa equivalente a tre volte il bilancio nazionale della Costa d'Avorio.
Alcuni paesi africani, oltre a caffè e tè, oggi coltivano il tabacco (a scapito della produzione alimentare), per fare entrare più valuta estera con le esportazioni. Secondo un'agenzia giornalistica (All Africa Press Service) di Nairobi gli agricoltori della valle di Kumati, in Kenya, hanno smesso di coltivare mais, sebbene esso sia la base dell'alimentazione del paese, perché il tabacco rende di più.
La terra utilizzata per coltivare il tabacco potrebbe produrre alimenti per sfamare la sempre crescente popolazione dei paesi del Terzo Mondo. Inoltre, come spesso accade, le piantagioni utilizzano i terreni più fertili, lasciando ai margini le coltivazioni dei prodotti per sfamare la gente, e mettono a coltura terreni vergini, distruggendo foreste e creando deserti nel giro di pochi anni.
Né si può sostenere che la coltivazione e la lavorazione del tabacco producano molti posti di lavoro: la coltivazione richiede soprattutto lavoro stagionale per la semina e la raccolta; la manifattura si sta orientando verso tecnologie automatizzate ad alto investimento di capitali e basso utilizzo di manodopera.
Così nei paesi del Terzo Mondo il fumo aggrava la fame.
Inoltre le sigarette fumate nei paesi poveri sono più ricche dei componenti dannosi del fumo, perché, spiega un esponente dell'industria del tabacco, "i fumatori di questi paesi non possono permettersi tante sigarette. Hanno bisogno di una sigaretta forte, che lasci a lungo la sensazione di avere goduto di qualcosa, di avere ottenuto qualcosa in cambio dei loro soldi". E' così che i primi casi di tumore al polmone, finora sconosciuto in questi paesi, cominciano ad essere rilevati in America, mentre la bronchite è una malattia sempre più frequente in Asia. Il Sunday Times di Londra riferisce che, secondo l'oncologo inglese Richard Peto, di tutti i bambini cinesi oggi in vita, 50 milioni moriranno per malattie legate al tabacco.
Da una parte dunque si fanno faticosi progressi per l'eliminazione delle terribili malattie della miseria, dall'altra si gettano le premesse per il diffondersi della patologia da tabacco. In molti paesi la produzione del tabacco è una delle principali risorse economiche e pertanto non viene ostacolata dai governi. Ma nei prossimi anni i vantaggi economici verranno superati dai costi delle malattie da tabagismo.
L'industria del tabacco è oggi più prospera che mai: gli enormi interessi economici che essa muove spiegano le difficoltÃ* degli sforzi contro il fumo. Forse proprio il calcolo dei costi economici, oltre naturalmente all'informazione, potrÃ* essere l'arma più potente contro il fumo. A questo proposito, ad esempio, le compagnie aeree hanno constatato che i costi di manutenzione e pulizia degli aerei si sono ridotti da quando è stato introdotto il divieto di fumare sui voli brevi.
Vietandone la vendita quasi sicuramente non si sarebbero ottenuti gli stessi risultati perchè sappiamo quanto sia fiorente il mercato nero del tabacco.Originariamente Scritto da franko83
Così invece non ci sono alternative: la legge ti lascia fumare ma non in certi posti.
Stefano Giorgetti
always looking at the sky
Originariamente Scritto da djordj
infatti la legge in sè è più che giusta,la approvo pienamente
è la politica pro ed allo stesso tempo anti-tabacco che non quadra![]()
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il fatto è che se ti distruggi di alcool fa male solo a te, se fumi dentro un locale crei danni anche a tutte le altre persone che farebbero volentieri a meno del tuo fumo.Originariamente Scritto da franko83
P.S. Cmq gran legge, anzi, dovrebbero raddoppiare le sanzioni e i controlli...mi risulta specie al Sud (esperienza personale), ma pure qui in certi locali (es discoteche, che x fortuna non ho intenzione di frequentare) che ci sia gente che se ne strasbatte...se passassero ad appioppare regolarmente 500 eurozzi di multa a tutti, le cose sarebbero ancora migliori![]()
io qua non ho mai visto nessuno fumare nei locali.
Residenza: Altavilla Vicentina (VI)
Lavoro: Brendola - casello di Montecchio Maggiore (VI)
http://meteoaltavillavicentina.altervista.org/
Originariamente Scritto da Matteo C.
nelle discoteche le sigarette sono l'ultimo dei problemi![]()
fortunatamente anche io non le frequento![]()
straquotone.Originariamente Scritto da Пётр
always looking at the sky
Ciao Tub!
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