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Sister moon: quando la meteo si fa arte
"Sister moon, will be my guide", cantava Sting un ventennio fa, parafrasando San Francesco.
Ed è proprio la luna ad avermi accompagnato, ieri sera, in una notte che dire formidabile è poco. Quando mi sono reso conto che la meteo non è soltanto passione; è stile di vita, è voglia di fondersi in un tuttuno inscindibile col creato.
Sabato, 30 Giugno 2007.
Sono appena arrivato a Mirto per il fine settimana. Poco dopo aver scaricato i bagagli, mi precipito in terrazzo ad osservare il tramonto.
L'aria è tiepida, una lieve brezza dal mare accarezza l'universo. I profili di Alicudi e Filicudi sono netti, definiti, e si perdono nel rosso del tramonto. Il verde della vallata, sempre più scuro man mano che il sole va a riposare, è qualcosa che neanche una foto potrebbe descrivere appieno. Nessun odore nell'aria tersa e pulita, ma ancora dentro me ho l'eco del ciauro di camino di qualche mese fa, e sonnecchierà in me fino al prossimo inverno.
Di tanto in tanto qualche grido di bambini fende, innocente, l'aria.
Mangio, e alle dieci parto coi miei amici per Capo D'Orlando. Ho rivalutato molto questa cittadina a misura d'uomo negli ultimi tempi, dove, se non fosse per il mare e l'aspetto moderno delle case, ti sembrerebbe di stare in un angolo del centro Italia, pieno com'è di ordine e biciclette.
Non vedo l'ora di scendere, mentre aspetto i miei amici in una Mirto che stasera si riempie di ragazzi che bivaccano davanti al pub in attesa di scendere anche loro.
Si fa l'ora, e scendiamo.
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E' notte, e la serata è trascorsa tranquilla.
Torno a casa, e decido di prendermela con calma. Stanotte, voglio gustare tutto quello che la natura mi può offrire.
I venti da nord hanno pulito l'aria, mentre la mia Punto percorre il litorale prima di salire a Mirto.
Nessuna auto dietro e davanti a me, di tanto in tanto qualcuno che è tornato sbronzo sfreccia veloce: non sa che si perde.
Dietro di me ho il Capo, e le luci della cittadina con la sua piccola movida.
Il mare è una tavola, e la luna illumina sia esso che i monti davanti a me.
Percorro la strada piena di ulivi e fichidindia che paiono debordare e invadere la strada larga e vuota. La radio, che trasmette jazz, mi fa compagnia.
Che belli questi posti, penso.
Guardo verso la montagna, dove gli ulivi e i fichidindia si trasformano in faggi, querce e poi pini, larici e betulle. Più all'interno, i laghi che rimangono ghiacciati quasi tutto l'inverno guardano l'Etna da un lato e il mare dall'altro.
Le luci di Alicudi e Filicudi sono ben visibili. Chissà cosa faranno, in quelle casette bianchissime, i loro abitanti. Forse guarderanno verso qui, verso la riviera siciliana, e se ne sbatteranno dei vip che vanno ad affittare un paradiso per qualche giorno senza coglierne l'essenza.
La luna, ancora lei, in questa fresca serata d'estate, illumina tutto. Ancora nessuno in strada, mentre il rettilineo entra nell'abitato di Rocca di Caprileone, a dir la verità non bello, pieno com'è di mostri edilizi e di abusivismo.
Mi piange il cuore: in questa piana lussureggiante di verde che trabocca dappertutto, non avrebbero dovuto fare questo.
Mentre percorro la strada che inizia a salire la luna funge da navigatore satellitare.
Apro i finestrini: le cicale mormorano, ciuciuliano, discorrono cercando di ravvivare il sabato sera, e entra un'aria frizzante. Non sembra vero avere avuto quaranta gradi fino all'altro giorno.
Ripenso ai discorsi fatti con un amico che sta a Parma: uno dei tanti ragazzi senza un futuro qui che vanno via, lasciando sempre più questa terra in balia dei prepotenti o degli eroi che li vogliono combattere. Noi, che non siamo nè tra gli uni, perchè siamo cresciuti con certi principi, nè tra gli altri, perchè non tutti possono essere eroi, assistiamo allo scempio.
E allora vediamo le Chiese mai finite, come quella che sto vedendo io adesso arrivando al paesino prima di Mirto, Capri Leone: una Punta Perotti siciliana, un ecomostro osceno e agghiacciante, uno scandalo per costruire il quele è stata abbattuta una Chiesa antica preesistente.
E allora vediamo le erbacce crescere indisturbate sui Campanili seicenteschi, le macchine in tripla fila, le pistole usate fin troppo spesso anche da gente che con la mafia non ha nulla a che fare per regolare offese vere o presunte, lavoro precario o non in regola.
E allora, in paesi come questi che si svuotano perchè in questo momento i migliori di noi stanno ballando, dopo una settimana di lavoro, al Madison di Brescia o stanno prendendo un caffè sulla Paullese, soddisfatti e affatto vogliosi di tornare qui, chi resta? I peggiori? Beh, non tutti.
In una notte come questa, in cui la luna specchia il suo volto luminoso eppure pieno di rughe sulla valle, in cui respiri verde, mare e monti e la natura dà il meglio di sè in un virtuosismo che lascia senza fiato, ti chiedi perchè dobbiamo lasciare quest'Isola in cui hai a pochi chilometri di distanza le nevi quasi perenni dell'Etna e le spiagge dello Jonio, i laghi alpini e le spiagge morbide, il giallo dell'Ennese e le rupi che circondano alcuni tratti di costa a picco sul mare.
E arrivi alla conclusione che di bellezza non si campa.
Decido, stasera, di essere ottimista: stasera-dimenticavo, già sono arrivato a Mirto-decido che di bellezza voglio campare almeno oggi.
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Re: Sister moon: quando la meteo si fa arte
dimenticavo: ieri sono partito da Mirto con 26, arrivo a Messina e i gradi erano 23
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