Il racconto che leggerete qui sotto è opera di Filottete di Sparta, nato a Sparta nel 385 a.C.
La traduzione è a opera di Luca Bertolli.
Zeus pescatore.
Dunque, Zeus stava guardando un combattimento tra due topi-ragno su Telenova. Lo stava guardando perché aveva puntato un milione su Jerry, il promettente topo sfidante. Era soltanto la terza ripresa quando entrò nel salotto, in cui se ne stava spaparanzato Zeus, Era. Il Dio degli dei non s’accorse minimamente dell’ingresso della moglie, e continuava a guardare il combattimento mettendosi più dita nel naso, per esplorare chissà quali remoti antri. Era, seccata, disse: “Zeus, mi caghi o no?”.
“… Oh, Era, sto guardando Jerry. Ho puntato su di lui un milione!”, rispose Zeus, strappandosi un pelo del naso.
“Ascolta, c’è da fare la spesa, e dato che non posso andare io perché Apollo mi ha legato insieme le scarpe, ci potresti andare tu?”.
“Ci andrei, ma… ho speso tutto. Tra il milione di Jerry e le undici mila lire di carta igienica non c’è rimasto più niente…”, disse Zeus ruttando topi morti.
“Miiii, sciagurato, inaffidabile, irresponsabile, squilibrato, ********!”, rispose Era con la gentilezza che le era consueta. Poi aggiunse: “Va bene. Adesso prendi la canna da pesca e tutte le tue cose e te ne vai a pescare all’Adda!”.
“No, all’Adda no!”.
“Si! Mwa, ah, ah, ah!”, rise Era vicina all’orgasmo.
“Vabbè… però tu guarda l’incontro, che se vince Jerry vinciamo 100.000.000.000.000 1000 dollari!”.
Zeus prese la canna da pesca e le esche e si mise in cammino verso l’Adda, a 12.000 Km di distanza. “Dopo tutto è giusto. Ho speso tutto: è giusto che il cibo me lo procuri da me” blaterava tra sé e sé Zeus mentre si sputava sui piedi.
Il viaggio era molto lungo, e dopo due mesi di cammino giunse a metà tragitto. Poi, la svolta: “Ma certo!”, pensò Zeus, “sono un Dio. Posso teletrasportarmi!”. E così Zeus, ricordandosi di essere un Dio, di teletrasportò all’Adda.
“Qua posso pescare”, disse mordendosi la lingua.
Gettò la lenza in acqua, con l’esca attaccata, e dopo due ore non aveva pescato ancora niente. Ma si ricordò ancora una volta di essere un Dio, e scoccando le dita si ritrovò con il contenitore pieno di pesci. Zeus era al settimo cielo, perché erano vent’anni che non faceva il Dio, e non se ne ricordava.
Si teletrasportò a casa, e ciò che vide lo turbò: Era stava cenando guardando “Passaparola”.
“Dove hai trovato il cibo?”, chiese Zeus sbigottito.
“Ho scoccato le dita e mi sono ritrovata in tavola tutto questo ben di Dio”. “Ah… abbiamo vinto, per caso? Sai, Jerry…”.
“Sì, ma ho devoluto il 50% ai bambini ricchi. Quelli poveri cosa se ne fanno dei soldi, che non sanno neanche cosa sono?”, rispose Era in modo arrogante.
Zeus allora ebbe un lampo di genio: scoccò le dita e piovettero miliardi e miliardi di dollari. “Che ci voleva?”, disse Zeus strappandosi un altro pelo dal naso, “mi sono fatto il mazzo per due mesi quando mi bastava scoccare le dita…”.
Era rise e si levò le mutande, per mettersi la cintura di castità. Zeus scoccò le dita per aprirla, rendendo inutile il tentativo della moglie.
Il racconto ci insegna che se sei nei guai, scocca le dita. Funziona sempre, se sei un Dio.
In Grecia c'è un'associazione che Venera ancora gli Dei, una setta mi pare...
se ti leggono potrebbero offendersi e querelarti per Vilipendio della Religione...
ti costringeranno ad andare in Pellegrinaggio nel peloponneso vestito solo
con una Tunica fatta di Mutande Usate di Davide 87 cucite insieme...
Cl.
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"S'è la notizia fossi confermata sarò zio."
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