
Originariamente Scritto da
Nino Gatto
Stamattina stavo ascoltando su streaming "Radio Padania Libera".
Voi direte: che ci fa un siciliano-perlopiù di sinistra-che di prima mattina ascolta questo tipo di cose?
Come sapete, da sempre sono stato incuriosito dalla realtà del Nord coi suoi pregi e i suoi difetti, e questo tipo di trasmissioni(a volte agghiaccianti, altre volte istruttive)mi dà la possibilità di entrare in contatto con la "pancia"del profondo Nord, fatta spesso di xenofobia vera e propria, ma altrettanto spesso da rabbia per la percezione di un'importanza non riconosciuta al motore produttivo del Paese, sia in termini fiscali che di considerazione politica.
Stamane il conduttore parlava di un articolo apparso oggi sul "Corriere della Sera". L'articolo parla di un manoscritto postumo di Gadda, scrittore milanese, che critica la sua Milano, con cui aveva un atteggiamento di amore-odio. Riporto qualche stralcio:
"Compatti, orgogliosi, borghesi, i milanesi hanno dei celti il morboso culto della propria supposta intelligenza: brontolano contro i meridionali, ma nessuno di loro ha mai aosato contrastare ai dettami d'un meridionale...appartengono a quella gente che sorride di pietà quando parla del governo, ma che è assente da tutte le attività del governo: dall'amministrazione, dalla magistratura, dall'esercito, dalla marina, dall'insegnamento...il presentarsi come professore di università in un salotto milanese equivale a farsi ricevere con una occhiata di commiserazione. Soltanto chi fabbrica scaldabagni o maniglie di ottone stampato è una persona degna di considerazione.Quando in un piccolo villaggio d'Abruzzo o di Sicilia un tale è salutato "professore", il titolo di professore gli vale qualche rispetto. Ma a Milano spazzino municipale è già una carica molto superiore all'esternazione dei milanesi. Nessuna pietà, quindi, verso chi studia, nella Milano degli anni '30: il professore che può dir cose utili e sagge alle nuove generazioni instupidite dalla Gazzetta dello Sport è additato al disprezzo pubblico"(Gadda 1932).
Personalmente-e la cosa mi è appunto costata epiteti di "leghista"in terra sicula(e non c'è bisogno di dimostrare che io ami la Sicilia)-ho sempre ammirato la cultura lombarda, il dialetto gallo-italico, la laboriosità dei settentrionali, e penso spesso che se il Sud smettesse di sentirsi vittima dei "settentrionali cattivi e razzisti" e cercasse di prendere ciò che di buono vi è al Nord con i pregi che abbiamo vedremmo finalmente un Sud con meno problemi. Il vittimismo, che sicuramente ha radici storiche di un certo peso, serve da alibi per non darsi una mossa.
Ma oggi mi sono chiesto: "E se il milanesissimo Gadda(in un rapporto conflittuale con la sua terra amata, e io lo capisco bene)dicesse un fondo di verità?
E se davvero il Nord, che dagli anni '30, come il Sud, non è cambiato moltissimo, e sia anche quello che descrive lui?
Io penso si trattasse solo-come riporta giustamente Paolo di Stefano sul Corriere-di dispiacere per il mancato riconoscimento in vita dei propri meriti di scrittore, e che la realtà del Nord sia molto diversa da come, pessimisticamente, Gadda dice. Al Nord ho trovato disciplina, pulizia, biciclette, cura dei centri storici. Può essere che una volta trasferitomi lì(sarò pure vigliacco ma la mia stupenda Sicilia non è posto per me)noterò anche questo, al momento non concordo con l'analisi di Gadda.
Spero di non aprire polemiche!
Un saluto
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