Che roba stasera)O/O()O/O(![]()
A parte che non sopporto in generale le fiction, ma, mi sbaglierò, in questi casi pare quasi voler mitizzare certi personaggi...
"Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all'odio e al terrore." C. Chaplin
Always looking at the sky...
Ho letto un articolo su una rivista a riguardo de "Il capo dei capi".
La figura del carabiniere Biagio Schirò è inventata, ed è l'unico personaggio della fiction che nella realtà non è mai esistito. Motivo? Perchè la mafia ha sempre ucciso chiunque si mettesse ad indagare su di loro e di conseguenza, Falcone e Borsellino a parte, non c'è mai stata una figura "del bene" che ci ricordasse della sua lotta contro la mafia... La mafia è stata combattuta da tanti, molti dei quali uccisi prima ancora che potessero arrivare a loro, per questo non si sa quasi nulla di tutte queste figure che l'hanno combattuta.
Biagio Schirò nella fiction "incarna" la figura del bene, incarna tutti coloro che hanno combattuto la mafia e che sono morti senza ricordo, e questa figura del carabiniere è stata scelta proprio per dare un senso alla lotta alla mafia, per far vedere alla fine che una figura vincente del bene esiste, altrimenti se anche nella fiction tutti i buoni fossero morti si sarebbe corso il rischio di "mitizzare", come dici tu, il cattivo
Lo seguo e devo dire che è piuttosto ben fatto,il fatto è che purtroppo l'argomento mafia si presta al racconto romanzato.Il rischi della mitizzazione non esiste,per il semplice fatto che i mafiosi incarnano il mito del male essi stessi,ed è inutile volerlo esorcizzare negandolo,anzi farli vedere anche nella loro quotidianità è utile per far capire la banalità del male,come i criminali in fondo siano uomini come noi,e che la scelta tra male e bene a volte sia anche il frutto di circostanze.La fiction mi fa ripercorrere eventi che ho seguito durante la mia infanzia ed adolescenza e oltre,ricordo le terrificanti guerre di mafia degli anni 70 e 80,con mille morti all'anno a palermo!E di come a quei tempi poche voci isolate delineavano la mafia come una setta criminale organizzata con i suoi riti e le sue regole, con tutti gli agganci e connivenze politiche che sappiamo,e i molti che riducevano il fenomeno a bande criminali isolate e feroci.
Ecco il decalogo del buon affiliato a cosa nostra,sequestrato al boss lo piccolo arrestato pochi giorni fa
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I comandamenti.
Il primo comandamento recita testualmente: «Non ci si può presentare da soli ad un altro amico nostro - se non è un terzo a farlo».
Il secondo:«Non si guardano mogli di amici nostri».
Il terzo: «Non si fanno comparati con gli sbirri».
Il quarto: «Non si frequentano né taverne e né circoli».
Il quinto: «Si è il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile a cosa nostra. Anche se ce (testuale ndr) la moglie che sta per partorire».
Il sesto: «Si rispettano in maniera categorica gli appuntamenti».
Il settimo: «Si ci deve portare rispetto alla moglie».
L'ottavo: «Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità».
Il nono: «Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie».
Il decimo comandamento è il più articolato e fornisce indicazioni precise sulle affiliazioni, ovvero su «chi non può entrare a far parte di cosa nostra». Veto su «chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine», su «chi ha tradimenti sentimentali in famiglia», e infine su «chi ha un comportamento pessimo e che non tiene ai valori morali».
L'affiliazione. Con i fogli del decalogo, gli investigatori hanno sequestrato un'immaginetta sacra con la formula rituale di affiliazione: «Giuro di essere fedele 'a cosa nostrà se dovessi tradire le mie carni devono bruciare - come brucia questa immagine».
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Il fatto è che questi aspetti folcloristici possono distrarre dall'aspetto più tragico delle mafie,e cioè la profonda commistione tra affari leciti e illeciti,tra politica,amministrazione e criminalità,che droga l'economia e il tessuto sociale di quelle zone,e non solo.L'intervento di quel giovane scrittore-giornalista campano,Saviano,autore del libro "Gomorra",da Fabio Fazio poche sere fa,è illuminante al proposito.
Lo sto vedendo dalla prima puntata.
E piu lo vedo e piu capisco che l'Italia non potrà mai essere un paese veramente libero. Perchè le cose raccontate nel film succedono ancora adesso. Tutti sti rapporti di corruzione tra politici, la mafia è ovunque.
[ragionamento semplicistico on]
Io mi ricordo anche di tanti altri, Caselli su tutti. Non fu merito suo quello di intraprenderlo, ma il processo contro Andreotti fu esemplare (con tanto di riconoscimento netto e chiaro dei suoi rapporti di scambio con i boss mafiosi. Ricordiamo che Andreotti è il nonplusultra della figura del politico). Senza considerare la miriade di altri processi che condusse in porto e le relative pene e confische "teoriche" di beni. Ma i tempi stavano già cambiando, purtroppo...
Il fatto è che mafia e politica, come ogni cosa, finiscono per vivere di equilibri altalenanti, per cui capita a volte che la politica allenti quella difesa strenua, attuata con mille sistemi e da mille persone, dei propri "alleati" mafiosi, ed in ultima istanza di sè stessa inserita in un contesto sociale e politico "inquinato" (accade perchè la mafia, nella sua "genuinità", può arrivare a minacciare davvero troppo la politica, o magari per altri motivi...). Nelle pieghe di questi momenti di "disattenzione" possono inserirsi figure coraggiose e dotate di forte senso civico (con un certo effetto di inerzia, per cui possono godere anche di periodi abbastanza lunghi di libertà d'azione) quali l'Italia, comunque, sa e ha sempre saputo produrre.
Tutto ciò con un chiaro effetto sinusoidale. Per cui siamo adesso in un fase di minimo, e la mafia non ha al momento niente da chiedere alla politica, visto che non viene compiuto un attentato da anni e anni: quindi la mafia sta facendo il proprio comodo. Per lo stesso motivo, ovviamente, Caselli non è procuratore nazionale antimafia (in compenso è vivo e vegeto).
[/ragionamento semplicistico off]
Ciao
I modelli fanno e disfanno. I santoni del web cianciano.
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ad esempio..
Nell'aprile del 2006, nel corso delle perquisizioni successive all'arresto di Bernardo Provenzano sono stati rinvenuti all'interno di un edificio adiacente al covo, in un barattolo, dei volantini elettorali di Cuffaro per le elezioni politiche del 2006 al Senato come candidato dell'UDC, insieme ad altri di Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone, candidato per il Patto per la Sicilia.
Non lo guardo perchè la fiction italiana in genere non la sopporto proprio(a parte pochissimi casi non mi piace lo stile recitativo troppo "teatrale" e poco naturale)...se vi appassiona l'argomento criminalità organizzata non c'è niente di meglio del libro di Saviano Gomorra, che è pura verità resa in forma incredibilmente avvincente.
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