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  1. #1
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    E giustamente per i suoi 7 capi di imputazione, per gli intrallazzi suoi e della moglie, mi sembra doveroso dedicare 2 righe ad un personaggio storico, per vari motivi.
    Al secolo il grande (a questo punto doveroso) Totò Cuffaro.

    I più attempati ricorderanno le sue performance in quella famosa trasmissione di Santoro sulla mafia presente il compianto Falcone.

    I più giovani ora potranno farsi un'idea in diretta.
    Colui che viene condannato (se non erro) per abuso d'ufficio (EDIT: pardon; violazione di segreto d'ufficio) e per favoreggiamento semplice nei confronti di 3 mafiosi (ma non della mafia nel suo complesso) a 5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici non solo non si dimette da governatore della Sicilia, ma "dà pure una festa" in "onore della sentenza" che lo scagiona dal reato di favoreggiamento nei confronti della mafia.

    Questo è il nostro meraviglioso Paese.
    Quello per cui ci inalberiamo quando da oltre confine ci pigliano per il c..o.
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  2. #2
    Vento moderato L'avatar di marcolino1969
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    eseguo identica ricerca fatta giovedi per mastella visto che tali personaggi erano insieme... ad un matrimonio..

    http://it.wikipedia.org/wiki/Clemente_Mastella

    Mario Clemente Mastella detto Clemente (Ceppaloni, 5 febbraio 1947) è un politico italiano, senatore della Repubblica ed ex deputato. È fondatore e segretario nazionale dei Popolari-UDEUR, partito politico di centro e parte dell'alleanza dell'Unione. È stato ministro del Lavoro nel Governo Berlusconi I dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995 e Ministro della Giustizia nel governo Prodi II dal 17 maggio 2006 al 17 gennaio 2008; ha presentato le sue dimissioni dalla carica di Guardiasigilli il 16 gennaio 2008 a causa di un'inchiesta giudiziaria che coinvolgeva lui e la moglie Sandra Lonardo.[1]
    È sindaco di Ceppaloni, suo paese natale, dal 2003.
    Indice

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    Biografia [modifica]

    Laureato in Lettere e Filosofia, è giornalista. La sua carriera come giornalista e i suoi esordi nella vita politica sono stati ampiamenti descritti da lui stesso in varie interviste, citate ad es. nel recente libro "La casta" dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo[2], dove si legge come l'assunzione alla Rai di Mastella sarebbe stata agevolata da una raccomandazione del potentissimo democristiano Ciriaco De Mita, tanto che ne seguirono ben 3 giorni di sciopero della redazione locale. In vista delle elezioni politiche del 1976, come racconta lui stesso, nelle pause pranzo dei dipendenti della Rai, chiedeva "ai centralinisti di telefonare nei comuni del mio collegio elettorale. Mi facevo introdurre come direttore della Rai e segnalavo questo nostro bravo giovane da votare: Clemente Mastella. Funzionò".[3] Mastella fu quindi eletto deputato, nelle fila della Democrazia Cristiana. Dopo un lungo trascorso politico nella Democrazia Cristiana, fonda nel 1994 il CCD di cui è presidente, condividendone la leadership con Pier Ferdinando Casini.
    Dopo la vittoria del Polo delle Libertà alle elezioni del 1994, diventa ministro del Lavoro nel Governo Berlusconi I.
    Nel febbraio 1998 è protagonista di una scissione interna al CCD, raccogliendo l'appello dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga di costituire una nuova formazione politica di centro, alternativa alle due coalizioni.
    Mastella fonda così i CDR, Cristiano Democratici per la Repubblica, che si uniscono al CDU nella formazione di gruppi parlamentari unitari.
    Nel giugno successivo i CDR confluiscono con altre formazioni nel progetto politico dell'UDR, Unione Democratica per la Repubblica, di cui Mastella diventa segretario nazionale.
    Dopo la breve esperienza (la storia dell'UDR termina dopo appena un anno), nel 1999 fonda l'UDEUR, Unione Democratici per l'Europa, partito politico spiccatamente di centro.
    Nel 2000 fu, insieme a Salvatore Cuffaro, testimone di nozze del braccio destro di Bernardo Provenzano, Francesco Campanella, l' uomo che fornì a Provenzano i documenti falsi per andare in Francia a operarsi alla prostata. Campanella era il segretario dei giovani dell' UDEUR.
    È deputato alla Camera ininterrottamente dal 1976, riconfermato per otto legislature consecutive. Alle elezioni politiche del 2001 è stato eletto con il sistema proporzionale nella seconda circoscrizione della Campania.
    Nel 2003 si candida a sindaco di Ceppaloni, appoggiato da Forza Italia e SDI, nella lista "Ceppaloni al centro", vincendo le elezioni contro il candidato appoggiato dal centro-sinistra e Rifondazione.[4]
    Alle elezioni politiche del 9 aprile 2006, Clemente Mastella è eletto al Senato della Repubblica come candidato dell'U.D.Eur Popolari. Presentatosi sia nella regione Campania (dove il partito ha ottenuto il 5,2% dei voti, ottenendo due seggi) che nella Calabria (4,23%, un seggio), ha optato per rappresentare quest'ultima.[5]
    Ad inizio dei lavori parlamentari della legislatura, è stato nominato vicepresidente della Camera. Nel novembre del 2006, partecipa ad Anno Zero, trasmissione televisiva condotta da Michele Santoro. Dopo un acceso dibattito con il presentatore, decide di abbandonare lo studio [6], tacciando Santoro di uso improprio della televisione pubblica. Successivamente, ha deciso di intraprendere un' azione legale contro Raidue.
    A seguito dell'organizzazione delle consultazioni primarie per scegliere il candidato premier dell'Unione, Mastella ha deciso di presentare la sua candidatura per "presidiare il centro" della coalizione.
    « Il Centro della politica non è un luogo astratto ma è un progetto per il futuro, un’idea, un percorso, un metodo, una storia, un’identità. La mia candidatura alle primarie del Centro-sinistra, nasce con questa ostinata convinzione. »

    Le elezioni primarie si sono svolte il 16 ottobre 2005: Mastella è arrivato terzo, raccogliendo 196.014 voti (il 4,6% dei consensi), alle spalle di Romano Prodi, che ha ricevuto l'investitura di candidato premier della coalizione, e di Fausto Bertinotti.
    Nella giornata delle votazioni, ha criticato l'organizzazione dell'evento, definendo le primarie come un "gioco fasullo". A scatenare la miccia è stato il fatto che, a metà mattinata, nel suo paese di residenza (di cui Mastella è anche sindaco), Ceppaloni, le schede erano già terminate e molta gente non ha potuto votare: "Se non ci vogliono, ce lo dicano", ha incalzato Mastella, accusando altresì di essere venuto a conoscenza che in diversi seggi di Roma erano pronte schede già votate per Prodi e pronte per essere inserite nelle urne. Già in precedenza, Mastella aveva denunciato incongruenze nell'allestimento dei seggi sostenendo che erano stati costituiti in numero inferiore al Sud, dove lui è più forte.
    L'UDEUR, pertanto, minaccia di garantire soltanto l'appoggio esterno alla coalizione di centro-sinistra ma nei mesi successivi, i rapporti con la coalizione si ricompongono e l'Udeur firma il programma dell'Unione per le elezioni 2006, ricoprendo -dopo la vittoria elettorale- il prestigioso incarico di Ministro di Grazia e Giustizia.
    Anche sua moglie Sandra Lonardo è impegnata in politica, ed è presidente del Consiglio Regionale della Campania e degli Italiani nel Mondo.

    Ministro della Giustizia [modifica]


    Clemente Mastella nel 1976


    Il 17 maggio 2006, a sorpresa, viene nominato Ministro della Giustizia nel secondo governo Prodi (il leader dell'Udeur aveva chiesto per sé il Ministero della Difesa contrapponendosi a Emma Bonino, ma alla fine fu dato al prodiano Arturo Parisi).
    A luglio 2006 viene varato dal Parlamento un provvedimento di indulto, che è causa di divergenze tra Mastella ed il collega Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture. Mastella - in qualità di ministro della Giustizia - è tra i favorevoli alla misura, che prevede la scarcerazione di circa 15 mila carcerati; Di Pietro è aspramente contrario e lo definisce "un colpo di spugna immorale e inaccettabile". Nello stesso periodo si esprime a favore della completa impunità per tutti i personaggi e le società coinvolte nell'inchiesta Calciopoli.
    Il 29 luglio, dopo l'approvazione definitiva da parte del Senato, che sancisce l'entrata in vigore dell'indulto come legge, Mastella dedica questo provvedimento al Papa Giovanni Paolo II che, in occasione di una sua visita al Parlamento, chiese un provvedimento di clemenza per i carcerati.
    Il 23 ottobre 2006, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge 24 ottobre 2006 n. 269 (meglio nota come Ddl Mastella) che modifica e sospende alcuni aspetti della riforma dell'ordinamento giudiziario licenziata nella XIV legislatura, in particolare per quanto riguarda le disposizioni sulla separazione della carriere dei magistrati e sull'accesso in magistratura.
    A settembre 2007 ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di disporre il trasferimento cautelare d'ufficio nei confronti del pubblico ministero di Catanzaro Luigi de Magistris, il magistrato stava indagando su un presunto comitato d'affari composto da politici e magistrati lucani.[7]

    Provvedimenti giudiziari [modifica]

    Il 14 ottobre 2007 Mastella viene iscritto nel registro degli indagati della procura di Catanzaro nell'ambito dell'inchesta "Why not" , l'ipotesi di reato è abuso di ufficio. Il coinvolgimento del Ministro nell'inchiesta sarebbe motivato dai suoi presunti rapporti con l'imprenditore Antonio Saladino. L'indagine coinvolgerebbe l'attività imprenditoriale di Saladino, titolare in passato di una società di lavoro interinale denominata "Why Not". Agli atti figurano, tra l'altro, intercettazioni di colloqui telefonici tra Mastella e Saladino.
    Il 16 gennaio 2008[8], dopo il provvedimento di arresti domiciliari nei confronti della moglie Sandra Lonardo, Mastella presenta le sue dimissioni da ministro, sostenendo di essere vittima, insieme alla sua famiglia, di un attacco della Magistratura. Le dimissioni vengono respinte dal premier Romano Prodi e nel tardo pomeriggio della stessa giornata le agenzie di stampa scrivono che anche lo stesso Mastella sarebbe indagato nell'ambito dell'inchiesta riguardante la moglie.
    Il giorno seguente, Mastella conferma le proprie dimissioni ed annuncia che il suo partito, l'Udeur, darà "appoggio esterno" al Governo.

    Critiche e aspetti controversi [modifica]

    Molto discussi sono i trascorsi rapporti di amicizia con l'ex-presidente del consiglio comunale di Villabate e condannato per mafia Francesco Campanella. Rapporti tanto stretti che Mastella fu testimone delle nozze del Campanella nel 2000. Alle stesse nozze fu testimone anche il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.[9]
    Il 26 giugno 2007 Piero Ricca gli chiese se il Ddl Mastella, approvato alla Camera, avrebbe limitato la cronaca giudiziaria e la libertà di stampa. Lui rispose dandogli del "********".[10]
    All'inizio del febbraio 2007 egli viene raggiunto da un avviso di garanzia da parte della Procura della Repubblica di Napoli. L’ipotesi formulata dagli inquirenti è quella di concorso in bancarotta fraudolenta per il fallimento del Napoli Calcio, dichiarato nel 2004 con sentenza del Tribunale di Napoli. L'iscrizione nel registro degli indagati rappresenta un fatto dovuto, dal momento che, all'epoca della commissione dei presunti illeciti (2002), Mastella era membro a tutti gli effetti del consiglio di amministrazione della Società di cui era, tra l'altro, vicepresidente. Interpellato al riguardo, Mastella si è ovviamente chiamato fuori dal crac della squadra, sostenendo di non aver mai partecipato direttamente alla gestione della Società.

    Mastella e il suo blog [modifica]

    Nel maggio 2007 Mastella apre un blog personale[11] scegliendo prima di non pubblicare i commenti contenenti insulti o critiche ritenute scorrette [12], poi (da ottobre) di lasciare i commenti aperti ai soli utenti registrati su google.[13][14] A parere di molti utenti questa sarebbe censura in quanto non permetterebbe loro di criticare il suo operato come senatore e come ministro. Così sono stati ideati alcuni blog cloni, in cui vengono riportati i post di Mastella e i commenti possono essere pubblicati senza che prima siano approvati dal ministro. Mastella ha denunciato uno di questi siti e la polizia postale ne ha chiesto l'oscuramento.[15]

    Il caso De Magistris [modifica]

    Per approfondire, vedi la voce Why not. Nell'ottobre 2007 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Catanzaro per l'inchiesta "Why not?" condotta da Luigi De Magistris. Poche settimane prima, in qualità di Ministro della Giustizia, ha chiesto il trasferimento cautelare dello stesso De Magistris. Per questo motivo al magistrato viene avocata l'inchiesta dalla procura. Per l'opinione pubblica c'è il sospetto che Mastella abbia richiesto il trasferimento appositamente per bloccare l'inchiesta nei suoi confronti. Solidali nei confronti del ministro invece tutto il mondo politico ad eccezione di Antonio Di Pietro.[16]

    Il caso "Il campanile" [modifica]

    Il giornale di partito il Campanile è stato oggetto di diverse indagini giornalistiche che ne hanno evidenziato la funzione "privata". In altri termini oltre un milione e trecentomila euro di finanziamenti pubblici (stando al solo 2005) sono serviti per pagare il contributo fattivo di Clemente Mastella [17], viaggi e trasferte della famiglia Mastella (98.000 euro nel 2005), liberalità e spese di rappresentanza (141.000 euro), liberalità (22.000), pacchi, dolciumi e torroni (17.000).
    In altri termini, secondo una indagine de L'Espresso, "all'ombra del 'Campanile' Clemente Mastella, i suoi familiari e le loro società hanno ottenuto soldi e vantaggi grazie a un giornale finanziato con i soldi dei contribuenti" [18].

    Il film "Il Caso Moro" [modifica]

    Nel 1986 a Clemente Mastella, allora nell'ufficio stampa della Democrazia Cristiana, venne mostrato in una proiezione privata il film di Giuseppe Ferrara Il caso Moro. Terminata la proiezione Mastella inveì contro la produzione. Il giorno successivo la stampa riportò l'opinione negativa di Mastella, grazie alla quale il film, in un primo momento accolto freddamente dal pubblico, divenne un successo. Questo aneddoto è stato raccontato dal produttore de Il Caso Moro Mauro Berardi alla trasmissione radiofonica "Vasco de Gama" condotta da David Riondino e Dario Vergassola.

  3. #3
    Vento forte L'avatar di Romagna72
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    quello che mi sta più sulle balle è che Pierferdi ha avvallato la decisione di Cuffaro..
    un vero freddofilo odia il condizionatore
    Entroterra Cervese di sera e ai piedi di Bertinoro di giorno

  4. #4
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    Chi è Mastella oramai lo sappiamo tutti.
    C'è addirittura un 3d di 10 pagine (da 20 post ciascuna).

    Qui concentriamoci su Totò che al contrario di Mastella è già stato condannato in 1° grado.
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
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  5. #5
    Vento moderato L'avatar di marcolino1969
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    http://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Cuffaro

    Biografia [modifica]

    È sposato e padre di due figli. Alle medie e alle superiori ha studiato presso i Salesiani del collegio "Don Bosco Sampolo" di Palermo. Negli anni '80 si è laureato in medicina e chirurgia, ed ha fatto parte del Consiglio di Facoltà e del Consiglio di amministrazione dell'Università di Palermo in rappresentanza degli studenti. Dopo aver ottenuto la specializzazione in radiologia, ha partecipato alla fondazione del "Centro siciliano Don Luigi Sturzo".

    Politica [modifica]

    Da studente ha aderito alla Democrazia Cristiana, di cui è stato delegato regionale del movimento giovanile e dirigente organizzativo in Sicilia. Nel 1980 è stato eletto consigliere comunale di Raffadali, dove ha rivestito il ruolo di capogruppo. In seguito ha continuato la sua attività politica locale a Palermo, nuovamente eletto consigliere comunale.
    Nel 1991, con una buona affermazione personale (79.970 voti di preferenza su 287.166 della lista DC), diviene deputato del collegio di Palermo all'Assemblea Regionale Siciliana. In questa legislatura è stato componente della Commissione attività produttive e vice presidente della Commissione regionale antimafia.
    Con l'uscita di scena di Calogero Mannino per problemi giudiziari (accusato di aver stretto un patto con la Mafia, fu assolto in primo grado, condannato in appello e il 12 luglio 2005, in Cassazione, fu annullata la condanna ), Cuffaro, da sempre vicino alle sue posizioni politiche, gli subentra in ruoli di primo piano nel partito in Sicilia. Lascia il Ppi seguendo Buttiglione, e viene rieletto nel 1996 deputato all'Assemblea regionale siciliana (15.988 voti di preferenza su 61.367) nella lista dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), il nuovo partito di Rocco Buttiglione, nato dopo la scissione avvenuta nel Partito Popolare Italiano, il partito che riprese l'eredità della Democrazia Cristiana. Nella XIII legislatura ha rivestito la carica di assessore per l'agricoltura e le foreste nei 5 governi regionali, dal 50° al 54°.
    Dopo i primi due governi di centro destra (presidenti Provenzano e Drago), partecipa al 52° e al 53° governo regionale, guidati da Angelo Capodicasa, con una coalizione di centro - sinistra. Infatti, nel 1998 aveva abbandonato il CDU per aderire all'UDEUR di Mastella, partito con cui si candida alle elezioni europee del 1999, ottenendo 89.471 voti (risulta il candidato dell'UDEUR più votato in Italia, pur non scattando il seggio). Nel 1998, infatti, buona parte del CDU e del CCD siciliani era confluita nell'UDEUR, determinando il "ribaltino" e la sostituzione del presidente della regione Giuseppe Drago, alla guida di una giunta di centro - destra, con Angelo Capodicasa, dei DS. In entrambi Cuffaro è assessore all'agricoltura e foreste.
    Mentre il centro - sinistra pensa di candidarlo sindaco di Palermo, la caduta del secondo governo Capodicasa, nel 2000, determina il suo ritorno nel centro - destra e nel CDU nel governo presieduto da Vincenzo Leanza, ancora come assessore all'Agricoltura.
    Il 17 luglio 2001, come candidato presidente della coalizione di centrodestra nella prima elezione diretta del presidente del governo regionale, è risultato eletto con il 59% dei voti, battendo altri due candidati accomunati dalla comune provenienza democristiana: Leoluca Orlando (37%) e Sergio D'Antoni (4%).
    Gli viene affidato anche l'incarico di Commissario straordinario per l'emergenza idrica e di Commissario delegato per l'emergenza rifiuti, questo gli permette di occuparsi della riorganizzazione del sistema acquedottistico, facendo sequistrare numerosi pozzi privati, e della predisposizione del piano energetico.
    Con il CDU ha partecipato alla fondazione dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC), che ha unito a livello nazionale partiti che si richiamano alla Democrazia Cristiana e che sono favorevoli a un'alleanza all'interno della coalizione di Silvio Berlusconi.
    Eletto nell'Elezioni europee del 2004 come capolista dell'UDC nella circoscrizione isole, ha rinunciato al seggio a favore del primo dei non eletti, Raffaele Lombardo.
    Nel 2005 è stato nominato vice-segretario nazionale dell'UDC, quando Lorenzo Cesa è subentrato a Marco Follini nella carica di segretario nazionale.
    Il 9 aprile 2006 è stato eletto senatore, come capolista dell'UDC nella circoscrizione Sicilia, ma si è dimesso il 24 luglio, vista l'incompatibilità con la carica di presidente della Regione dove è stato rieletto il 28 maggio 2006, come candidato del centrodestra e dell'Mpa, battendo la candidata del centro sinistra Rita Borsellino, sua principale avversaria, con il 53% contro il 41,6%.

    I Procedimenti giudiziari e la condanna [modifica]


    Cuffaro ha ricevuto il suo primo avviso di Garanzia per una presunta tangente intascata dall'eurodeputato Salvo Lima nel 1993. L'indagine era partita dalle dichiarazioni di un pentito, che però si rivelarono subito false, in quanto Lima nel 1993 era già morto.
    Durante la sua prima presidenza alla Regione Siciliana Cuffaro è entrato, insieme ad altri, nel registro degli indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. [1] Con gli elementi raccolti, gli inquirenti ritengono che, attraverso l' intermediario Miceli (precedentemente assessore UDC al Comune di Palermo, legato a Cuffaro) e grazie alle talpe presenti nella Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Cuffaro abbia informato Giuseppe Guttadauro, boss mafioso ma anche collega medico di Miceli all'Ospedale Civico di Palermo, e, grazie ad altri contatti, personalmente, Michele Aiello, il più importante imprenditore siciliano, indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate legate alle indagini in corso che li vede coinvolti. Nel settembre del 2005, Cuffaro per questi fatti, negati dall'interessato, è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla Mafia e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio, mentre non è stata accolta l'accusa di concorso esterno. Secondo il GUP è accertato che abbia fornito all'imprenditore Aiello informazioni fondamentali per sviare le indagini[2], grazie a una fonte non ancora nota, incontrandolo da solo in circostanze sospette, riferendo che le due talpe che gli fornivano informazioni sulle indagini che lo riguardavano erano state scoperte. Nell'incontro, anche una discussione riguardante l'approvazione del tariffario regionale da applicarsi alle società di diagnosi medica posseduta dall'imprenditore. Aiello ha ammesso entrambi i fatti, Cuffaro afferma soltanto che si sia discusso delle tariffe. Il GUP ipotizza che il mafioso Guttadauro sia venuto a conoscenza da Cuffaro delle microspie, in funzione del suo rapporto con Aiello, sempre per via del contatto con i due marescialli corrotti, in servizio ai nuclei di polizia giudiziaria della Procura di Palermo, uno dei quali è stato l'autore del piazzamento delle microspie.
    Al vaglio del processo rientrano altri supposti rapporti con la Mafia. Nel 1991, Cuffaro incontrò Angelo Siino, che allora però era solo un consigliere comunale democristiano, a casa sua e ne chiese i voti. La difesa, sostiene nel processo, è che ciò sia dovuto al fatto che l'accusato ignorava il ruolo assunto, di particolare rilievo, negli affari mafiosi, e che ne abbia chiesto il soccorso come semplice imprenditore, con alle dipendenze molti operai.
    Secondo una perizia ordinata dal tribunale nel corso del processo a Miceli, nei momenti in cui si è scoperta a casa di Guttadauro la microspia, sarebbero state confermate le testimonianze secondo le quali la moglie del boss mafioso ha dato merito a Totò Cuffaro del ritrovamento. [3]
    Nel dicembre 2006, Miceli è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa[4].
    Il 15 ottobre 2007 il procuratore aggiunto del processo a Cuffaro Giuseppe Pignatone ha chiesto 8 anni di reclusione per l'attuale Presidente della Regione Sicilia, per quanto riguarda i seguenti capi d'imputazione: 1) favoreggiamento a Cosa Nostra; 2) rivelazione di notizie riservate. [5][6]
    Il 18 gennaio 2008 Cuffaro viene dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice in primo grado nel processo per le 'talpe' alla Dda di Palermo e condannato a 5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Corte non lo ha ritenuto responsabile di aver favorito l'organizzazione criminale. Cuffaro assiste alla lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli, e dichiara immediatamente di non essere intenzionato ad abbandonare il suo ruolo di presidente della regione Sicilia. [7] [8]

    Il caso dei volantini elettorali [modifica]

    Nell'aprile del 2006, nel corso delle perquisizioni successive all'arresto di Bernardo Provenzano sono stati rinvenuti all'interno di un edificio adiacente al covo, in un barattolo, dei volantini elettorali di Cuffaro per le elezioni politiche del 2006 al Senato come candidato dell'UDC, insieme ad altri di Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone, candidato per il Patto per la Sicilia. Di questo particolare i giornali e le televisioni hanno dato ampiamente notizia. [9] [10] A un più attento esame si vide che i volantini non erano del Patto della Sicilia, la lista del sindaco Nicolosi, ma di Nuova Sicilia, una formazione autonomista, da cui Nicolosi era uscito da tempo, un episodio che non è stato mai spiegato dagli inquirenti.
    Cuffaro, commentando le foto che ne documentano il ritrovamento, ha affermato di essere vittima di una "congiura": la disposizione artificiosa dei volantini accanto ad un lavandino, ad opera di un giornalista, ha prodotto una polemica conclusasi con il chiarimento dello stesso giornalista, che si è affrettato a spiegare di persona all'interessato: «Presidente, sono stato io a trovare quei volantini arrotolati in un portapenne e metterli accanto al lavabo per farli fotografare». [11] Cuffaro, anche in seguito al chiarimento, ha però deprecato il fatto che ad un giornalista, solo poche ore dopo la cattura di Provenzano, sia stato permesso di entrare nella masseria alterando a proprio piacimento lo stato dei luoghi.

    Curiosità [modifica]

    La sezione «Curiosità» è sconsigliata dalle linee guida di Wikipedia.
    La voce può essere migliorata integrando i contenuti rilevanti nel corpo della voce e rimuovendo quelli inappropriati.
    • E' stato soprannominato da alcuni giornalisti "vasa vasa" ("bacia bacia" in siciliano) per la sua abitudine a salutare tutti quelli che incontra con due baci sulla guancia.
    • Nel settembre 1991 Cuffaro, all'epoca deputato regionale, intervenne ad una puntata speciale della trasmissione televisiva Samarcanda condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata alla commemorazione dell'imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia. In quella occasione, Cuffaro - presente tra il pubblico - si scagliò con veemenza contro conduttori ed intervistati, sostenendo come le iniziative portate avanti da un certo tipo di "giornalismo mafioso" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tanto criticata e comunque lesive della dignità della Sicilia. Giovanni Falcone, presente in trasmissione, fece cenno a Costanzo di non conoscerlo, mentre Cuffaro parlò di certa magistratura "che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana", riferendosi chiaramente a Mannino, in quel momento uno dei politici più influenti della Dc. Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ed altri ospiti criticarono l'intervento di Cuffaro .[12] Da un labiale, anzi, si può leggere come la Rita Dalla Chiesa lo qualificasse come "pazzo" mentre esprimeva il suo scomposto intervento al microfono di Santoro.
    • A marzo del 2007 Cuffaro è stato criticato da alcuni esponenti politici del centrosinistra [13] per la sua partecipazione ad uno spot dell'emittente siciliana Teleacras. Nello spot in questione il governatore appariva con la coppola in testa e un bicchiere di vino in mano mentre, con accento marcatamente dialettale, ironizzava sul Governo nazionale che non vuole costruire il Ponte sullo Stretto, ipotizzando una guerra agli USA, con cui si potrebbe però rischiare di vincere[14]

    Note [modifica]




    bel soggetto, che cmq ad oggi almeno non è ancora ministro della giustizia

  6. #6
    Vento moderato L'avatar di marcolino1969
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    Citazione Originariamente Scritto da Massimo Bassini Visualizza Messaggio
    Chi è Mastella oramai lo sappiamo tutti.
    C'è addirittura un 3d di 10 pagine (da 20 post ciascuna).

    Qui concentriamoci su Totò che al contrario di Mastella è già stato condannato in 1° grado.
    i personaggi corrono assieme.... basta che legi io ho evidenziato solo una parte..

  7. #7
    Uragano L'avatar di FunMBnel
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    Citazione Originariamente Scritto da marcolino1969 Visualizza Messaggio
    i personaggi corrono assieme.... basta che legi io ho evidenziato solo una parte..
    Avranno anche corso assieme, ma per il momento stanno su lati opposti dell'emiciclo.
    E Mastella qui è OT.

    Hai fatto bene a linkare il wiki del grande Totò.
    Neutrofilo, normofilo, fatalistofilo: il politically correct della meteo
    27/11: fuori a calci i pregiudicati. Liberazione finalmente.

  8. #8
    Vento moderato L'avatar di marcolino1969
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    Citazione Originariamente Scritto da Massimo Bassini Visualizza Messaggio
    Avranno anche corso assieme, ma per il momento stanno su lati opposti dell'emiciclo.
    E Mastella qui è OT.

    Hai fatto bene a linkare il wiki del grande Totò.
    spno punti di vista... io due persone che non piu tardi di qualche anno fa sono insieme al matrimonio di un mafioso non li vedo distanti anzi... e4 la loro storia politica si intreccia spesso..

    certo Cuffaro ad oggi è un paio di gradini sopra come pendenze ma almeno non è ministro di grazia e giustizia..

    ridiamo per non fare altro.


  9. #9
    Vento moderato L'avatar di francesco.nucera
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    Mastella è laureato in filosofia... ma che c'entra col suo ministero di Grazia e Giustizia??
    Francesco Nucera
    "Sono un tipo burbero, scontroso e permaloso ma se mi impegno so essere anche simpatico"

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  10. #10
    Uragano L'avatar di roby4061
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    Predefinito Re: Visto che abbiamo buttato guano su Mastella

    Cuffaro... che bel personaggino...

    e dopo essere stato condannato in primo grado, ha pure il coraggio di stare ancora lì??
    Villar Perosa, B.ta Casavecchia (TO) 630 m
    Villanova C.se (TO) 376 m slm



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