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Ecco appunto. Poche decine di migliaia di persone, che si conoscevano tutte, per nome o vista, che frequentavano la stessa agorà e che ogni giorno discutevano di come condurre la cosa pubblica.
Poche, pochissime decine di migliaia (20.000?) di persone che però decidevano del destino di alcune decine di migliaia di schiavi (80/100.000?, tre o quattro per famiglia) e dei popoli loro assogettati.
Ammiro e venero l'Atene di Pericle, ma non mitizziamola. Tucidide, nelle sue Guerre del Peloponneso, riporta il dialogo tra gli ambasciatori ateniesi e quelli dell'isola di Melo, un'isoletta che voleva restare neutrale e che Atene voleva invece spingere dalla sua parte. Rimane una delle pagine eterne dell'umanità, perché in quel dialogo gli ateniesi dicono, sic et simpliciter ai meli che devono assoggettarsi, perché il giusto è la volontà dei forti. (Consiglio vivamente di leggere le pagine di Tucidide, ma un punto di partenza può essere qua).
Presa quindi con beneficio d'inventario la democrazia ateniese c'è da dire che i modelli democratici sono nati in città stato: Atene, certi momenti a Roma, Firenze ecc. Sono quindi modelli che funzionano nel momento in cui la legittimità del potere è data da un'assemblea di cittadini che si conoscono e frequentano da una vita.
Trasferire gli stessi modelli in una nazione di decine di milioni di persone porta, inevitabilmente, ad una modifica dei parametri base. Le elezioni non sono e non saranno mai l'assemblea generale del popolo, né può mai esserlo.
Ma questi problemi sono noti ormai da secoli. Churchill diceva che la democrazia è il peggior sistema a parte tutti gli altri. Non è una battuta così banale come sembra: la democrazia attuale ha limiti e difetti, anche gravi, ma, ciò non ostante, cosa può sostituirla?
Il suddividere il potere, parcellizzandolo in tanti centri decisionali è tutto da discutere che sia un bene. Su certe cose sì, ma su altre? Il Comune di Gallarate può battere moneta? Può avere una sua politica estera diversa da quello vicino?
Il fatto è che per risolvere problemi semplici è possibile che sia utile una aggregazione democratica "semplice" (cioè estremamente decentrata). Ma per la risoluzione di problemi complessi (che sono quelli che interessano maggiormente) non basta l'aggregazione semplice, ma è necessaria quella complessa.
E, in ogni caso, mi sembra che l'emergenza democratica, oggi nel mondo, non sia il fatto che esistono i governi più o meno democraticamente eletti. Ma il fatto che una marea di decisioni fondamentali per la mia vita vengono prese da persone o istituzioni che io non eleggo. Dalla Microsoft al Presidente USA di turno, la nostra vita è condizionata da decisioni prese altrove. In un mondo sempre più interconnesso, con un'economia sempre maggiormente legata, le rappresentanze politiche sono spesso ferme agli stati nazionali. Non bastano più.
La vedo quindi all'opposto di voi: il problema non è riportare il potere decisionale nei piccoli gruppi (se non per questioni marginali o comunque per questioni i cui effetti si esauriscono completamente all'interno del piccolo gruppo e non coinvolgano altri). Il problema è creare un meccanismo di governo mondiale che supplisca al fatto che l'economia è integratissima, la poltica no. Ma questo, in un mondo di sei miliardi di persone, finirebbe per allontanare ancora di più il potere sulle grandi cose dal cittadino comune.
Maurizio
Rome, Italy
41:53:22N, 12:29:53E
Jadan la mia era una risposta ad una domanda precedente, ma non ho mai detto che dovremmo ispirarci alla democrazia classica, sarebbe insensato
ho sottolineato la proporzionalità al contesto di 2500 anni fa proprio xchè si trattava di una società totalmente differente da quella nostra incentrata, x esempio, sul sistema schiavistico, ma che in ogni caso intravedeva diritti umani almeno x una cerchia di cittadini e non solo di aristocratici e nobili. tutti i sistemi politici successivi x migliaia di anni sono stati ben lontani da quel primo traguardo![]()
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A proposito di massimo fini,carino questo pezzo
"Tutti in piedi quando entra il professore. E' un segno di rispetto e di buona educazione" ha dichiarato Berlusconi alla videochat del Corriere. Certo che il Cavaliere ha davvero una bella faccia tosta ed è forse per questo che piace tanto a molti italiani. Chi in una riunione in Spagna di tutti i premier europei è stato pescato a fare le corna dietro la testa di un collega come uno scolaretto discolo nella foto di gruppo dell'ultimo giorno di scuola? Solo che se una birichinata del genere la fa un ragazzino, a scuola, in un giorno che è ormai di vacanza e siamo vicini al 'rompete le righe', è una cosa, se lo fa in un consesso internazionale un presidente del Consiglio, che rappresenta il suo Paese, è un'altra .
L'altra sera l'onorevole Fini lamentava, naturalmente in Tv (che è la principale responsabile dello sfacelo culturale del nostro Paese) che il 90\% degli studenti non sa dove sia Matera. Ma chi, parlando dei mitici fondatori di Roma, li ha chiamati Romolo e Remolo? Una cosa che nella pur sgangherata scuola italiana, usata dalla nostra classe politica come area di parcheggio per precari, costerebbe a un alunno di quinta elementare un giro dietro la lavagna con un cappello con la scritta 'asino'?
Che lezioni di buona educazione e di buon gusto possono venire da un signore che al premier norvegese Rasmussen, in visita ufficiale, fa una battuta trucida sulla propria moglie o che in quelle festicciole che la Tv organizza per autocelebrarsi fa il cicisbeo con vallette e vallettine fra le quali ci sono quelle piazzate in qualche fiction per il piacer suo o dei suoi amici?
Che credibilità può avere un signore che anche i suoi amici descrivono come bugiardo patologico ("un simpatico bugiardello", Tiziana Maiolo; "un adorabile bugiardo", Casini) e che, soprattutto, la Corte d'Appello di Venezia, nel maggio del 1990, quando nessun 'accanimento giudiziario' era ipotizzabile, ha dichiarato 'testimone spergiuro' (cioè ha giurato il falso in Tribunale) e che è poi stato salvato da un'amnistia voluta dai comunisti per non essere processati per i finanziamenti avuti dall'Urss?
Che rispetto per le Istituzioni e per il proprio Paese ci può insegnare un presidente del Consiglio che in terra di Spagna, davanti a tutta la stampa internazionale' ha definito 'Mani Pulite', cioè inchieste e sentenze, anche definitive, della magistratura italiana "una guerra civile" e che ha delegittimato, di volta in volta, oltre la magistratura ordinaria, la Corte dei Conti, il Presidente della Repubblica?
Che senso della legalità, che 'tolleranza zero' può pretendere un signore che ha avuto decine di processi, che ne ha in corso uno per 'corruzione di testimone', che da quattro è uscito non per aver commesso il fatto ma perchè la prescrizione ha estinto il reato e che nei casi in cui non poteva proprio scapolarla ha abolito, per legge, il reato di cui era imputato come il falso in bilancio che negli Stati Uniti può costare 30 anni di reclusione?
Che coerenza dobbiamo attribuire a un signore che afferma che lui non attacca mai personalmente, dio guardi, gli avversari politici e poi definisce ripetutamente Antonio Di Pietro "un uomo che mi fa orrore"? E gli fa orrore per lo stesso motivo per cui lo fa a buona parte della classe dirigente , di destra e di sinistra: perchè, insieme al pool dei magistrati di Milano, osò richiamare per la prima volta anche la classe dirigente a quel rispetto della legge cui tutti noialtri cittadini siamo tenuti senza se e senza ma.
Il lettore dirà che sono un comunista. Io sono sempre stato anticomunista, quando i comunisti esistevano e molti di quelli che oggi se la dan da anticomunisti erano iscritti al Pci o militavano nella sinistra extraparlamentare e mi aspettavano sotto casa per darmi una lezioncina a colpi di spranga. Sono semplicemente un cittadino italiano che, passati i 60, è stufo di essere preso in giro da questa gente. Non sono gli studenti che devono alzarsi quando entra il professore, sono i nostri uomini politici che dovrebbero mettersi in ginocchio davanti al popolo italiano per averlo ridotto come l'han ridotto, in campo economico, previdenziale, sociale, morale e per avergli tolto ogni senso di onestà, di lealtà, di correttezza e persino quella buona educazione che oggi si invoca dai ragazzi.
Massimo Fini
Il Gazzettino 4 aprile 2008
Onore a tutti i fratelli caduti nella lotta contro il potere e l'oppressione.
"nel fango affonda lo stivale dei maiali..."
ah perchè fini esiste ancora?![]()
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