Mi astengo da ogni commento, anche perchè non mi è mai stato del tutto simpatico questo sciatore, e non mi piace la sua sciata a "culo basso"

20.10.2005
Vive le sport
di DanieleSgorbini

Mancano 115 giorni alle Olimpiadi Invernali e c'è qualcuno che vorrebbe ammorbidire la legge sul doping per evitare spiacevoli problemi

Il conto alla rovescia sulla home page di torino2006.org dice che mancano 115 giorni all’appuntamento con le Olimpiadi Invernali.

Di questi tempi ci si aspetterebbe di imbattersi in una italianissima e congenita frenesia organizzativa, di una corsa all’opera da completare, di un balletto di soluzioni da inventare.

Invece sembra che in questo momento il problema di fondo delle prossime Olimpiadi Invernali sia di tutt’altro genere e la parola doping è in questi giorni al centro di mille discorsi.

Non perché si voglia prevenire questa disgraziatissima pratica, nemmeno perché si annuncino particolari e innovativi controlli e neppure perché qualche famoso atleta è stato pescato con le mani nella marmellata proprio alla vigilia dell’appuntamento olimpico. No, sarebbe troppo semplice.

Invece qualcuno vorrebbe ammorbidire la legge italiana in materia di doping, quella legge 376 del 2000 che attribuisce un rilievo penale alla pratica del doping.

Quella legge secondo la quale chi fornisce medicinali dopanti, ma anche chi li usa, è soggetto non solo alla legge sportiva ma anche a quella penale.

Non è una novitÃ* del resto che il mondo dello sport abbia la tentazione di vivere in un universo parallelo, con una giustizia propria che non deve rendere conto a nessuno delle proprie decisioni.

Qualche esempio? Per iniziare le clausole compromissorie (quelle che impediscono ad un atleta di rivolgersi alla giustizia ordinaria scavalcando gli organi giurisdizionali della propria federazione) sono la norma.

Se si vuole fare un passo indietro si può pensare al caso Senna, che in questo senso è abbastanza emblematico. Prima del processo i vertici della Federazione Internazionale dell’Automobile e il cartello delle scuderie inglesi minacciarono di disertare i circuiti italiani, perché non volevano rischiare un’incriminazione in caso di incidente. Come è andata a finire in quel caso è storia, ma quanto sta accadendo ora per le Olimpiadi è forse più grave.

In un’intervista a La Stampa il sottosegretario ai Beni culturali con delega allo Sport Mario Pescante, che per inciso è anche supervisore della societÃ* che organizza i Giochi, la ToroC, ha lanciato il suo personalissimo allarme, spiegando che le nostre regole in materia di doping sono troppo severe:

"Con norme così severe rischiamo di penalizzare le Olimpiadi. La nostra legislazione è la prima ad avere introdotto sanzioni penali contro il doping. Il Cio e le federazioni internazionali sono preoccupate dell'effetto dirompente che avrebbe l'ingresso della polizia nei villaggi olimpici".

Chi la pensa come Pescante vorrebbe una temporanea sospensione della legge, che per il periodo delle Olimpiadi dovrebbe veder azzerati i propri effetti penali.

Insomma quello che vale per tutti non dovrebbe valere per i signori dello sci e dell’hockey, in una sorta di tregua olimpica che non avrebbe precedenti nella storia.

E gli atleti cosa ne pensano? C’è una dichiarazione dello sciatore statunitense Bode Miller, riportata sul sito http://sport.leonardo.it: "Mi stupisco davvero che l'Epo sia illegale. Nello sci un ritardo di un millesimo di secondo nel prendere una decisione ti può costare la vita. Ora sappiamo che l'Epo, aumentando l'ossigenazione del sangue, aumenterebbe la prontezza di riflessi e di conseguenza la sicurezza degli atleti".

Illuminante, vero? Vive le sport!

Daniele Sgorbini