Ammetto di avere la mia ipotesi (tu non la hai?), però in questo caso proprio sul lato dello studio statistico non si fanno affermazioni circa l'evento in atto, si ragiona circa la possibilità che ci sia un fenomeno naturale dietro.
Sull'aggiunta: in questo paper NON viene data appunto alcuna probabilità nè correlazione circa lo spike del 2023, ecco perchè ho fatto la specifica in quanto ci si potrebbe confondere. Detto in altro modo, quello studio non dice che la probabilità che avvenisse lo spike del 2023 per motivi naturali fosse dell'1-10%, dice invece che la probabilità che avvenga un generico spike dopo una Nina prolungata per motivi naturali è dell'1-10%. Cambia il soggetto della frase. Che lo spike del 2023 sia da attribuire a quel generico spike post-Nina naturale è un'inferenza che quello studio non consente di fare.
si lo è stato, anzi per essere precisi sui media lo è ancora, basta cercare "riscaldamento artico ondate di freddo". In particolare nel periodo in cui si vedono quelle persistenti anomalie intorno al 2010 era piuttosto diffuso, nonostante l'ipcc non gli abbia mai dato rilevanza e molti top climatologi fossero scettici fin dall'inizio; poi è diventato un argomento un po più moderato, ovvero il riscaldamento artico aumenta i pattern che portano il freddo ma il riscaldamento globale li riduce di più, questo è probabilmente corretto ma ignora che il riscaldamento artico non avviene in modo isolato e quello dell'alta troposfera tropicale fa l'opposto.
Appunto, sui media. Ricordo una puntata dei Simpson in proposito. Ma tra i climatologi, se seriamente qualcuno l'ha presa in considerazione mi domando su quali basi, mah. Non c'è mai stata alcuna prova di record di freddo generalizzati durante quegli inverni, salvo qualche evento isolato e che poteva essere spiegato mediante semplice fluttuazione stocastica.
Non significa un granchè, potrebbe essere una semplice fluttuazione stocastica fino a prova contraria. Un altro conto invece è avere su 10 inverni ben 4 inverni da PEG, cosa che non si è verificata se non forse in alcune zone degli USA (non di certo a livello emisferico).
e invece all'epoca molti la pensavano diversamente ovvio nella letteratura scientifica era tutto meno estremo ( il trend dello snowcover tra l'altro è dovuto a bias nel dataset noaa).
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Assolutamente sì, è stato un tema su cui si è pubblicato moltissimo a partire dal perspective paper di Overland et al. (2011, Just a moment...), che ha aperto un intenso dibattito nella comunità scientifica amplificato dopo il Nature di Cohen et al. (2014, https://epic.awi.de/id/eprint/36132/...tal_NGeo14.pdf), sebbene una grossa fetta di scienziati sia sempre stata abbastanza "fredda" nell'accettare queste conclusioni.
Da alcuni anni il pattern Warm Arctic Cold Continents è stato ripetutemente messo in discussione e associato alla variabilità interna del sistema, molto elevata alle alte latitudini.
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Uno dei pochi casi, probabilmente, in cui sono state focalizzate e spese energie su un "non tema" a mio modo di vedere. Probabilmente, essendo gran parte di quei climatologi degli americani, hanno scambiato una fase di trend positivo per gli USA per globale, così come penso ci fosse una carenza nella comprensione delle statistiche meteorologiche locali perchè, ribadisco, persino quando ero più scettico sull'AGW (parlo degli anni 2010) non ho mai dato troppo credito a questa storia dell'aumento degli eventi di freddo estremi proprio perchè, da assiduo lettore dei record mondiali (di caldo e freddo) si è sempre notato come i primi surclassassero i secondi, i quali peraltro erano molto circoscritti ed in evidente calo.
Capisco il tuo punto di vista, considera che è capitato spesso in passato che le teorie più impattanti siano nate da intuizioni che andavano controcorrente.
Certo, è più probabile che un'idea che va in direzione opposta alla logica della letteratura recente, perda dopo un po' la propria spinta propulsiva, e venga accantonata.
Ammesso che il warm Arctic cold Continents venga definitivamente accantonato, questa storia insegna ancora una volta come la scienza sia molto resiliente: perché una teoria nuova venga accettata servono migliaia di pubblicazioni, che siano in grado di guardare il problema attraverso tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Solo in questo modo si arriva ad un consenso quasi unanime e si può andare avanti.
Per questo la teoria del GW antropico è tanto forte: negli ultimi 50 anni, chi l'ha messa in dubbio non è stato in grado di portare argomenti a supporto nemmeno lontanamente paragonabili a quelli di chi la confermava.
Ma attenzione: anche le critiche e le teorie "alternative" sono fondamentali per il progresso scientifico, che per sua natura deve costantemente mettersi in discussione.
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