Ero abituato a vederla così, Messina. Persa nella sua foschia d'estate, nella sua ventosa canicola estiva.

Ma lo sappiamo, qui. L'estate a Messina finisce il primo Novembre, e spesso anche dopo. E' questo il periodo in cui sento più spesso la differenza con Mirto, che risente poco dell'influsso del pur vicinissimo mare, appollaiata tra i quattrocento e i cinquecento metri di quota.
Ma a Mirto non ci sono andato proprio, in questo ultimo mese. L'università, gli esami, la laurea hanno preso il posto del mio amatissimo paese, già-immagino-fantasticamente marrone nella sua versione autunnale, chinu di funci, con la bocca che fuma la sua malinconia.
La mia con Mirto è una di quelle storie a distanza che funzionano solo stando lontani per lunghi periodi: si litiga di meno, ci si riabbraccia con più calore dopo.
Messina l'ho lasciata, a giugno, col profilo del Campanile che svetta sulla notte calma e calda. L'ho ritrovata così a Settembre, sarà ancora così per un altro mese, con un caldo meno pronunciato, qualche pioggia in più e giornate più corte.

In fondo è questo il nostro clima: non mi resta che ammirare le bellezze paesaggistiche, le navi che attraccano al porto che sembra una falce che disegna un profilo suggestivo.
E' una città che ha perso la speranza di andare avanti: e le luci che illuminano la calda notte mediterranea sembrano volerle dare un barlume di speranza.

Sono uscito oggi dopo l'ultimo esame, e il meritato giorno di riposo prima di riprendere a studiare per il salto finale della laurea.
E' una serata anomima, come tante: e il sole si spenge su quest'odore
di mare, e le luci e i suoni delle auto si confondono magicamente, mentre le mani accarezzate dalla salsedine sentono il gusto di un autunno che,
come ogni anno, sa di estate.