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Bè sappiamo bene come la Toscana sia molto complicata e molto varia per la neve (parlo ovviamente di pianura e bassa collina) che solo in pochissime grandi occasioni (1929, 1956, 1963, 1985, 1991, 2010) riesce ad ammantare l'intera regione o quasi. Ci sono casi estremi quasi paradossali, in cui sono caduti 30 cm a Grosseto e zero o quasi a Firenze e Pisa (dicembre 1996, per esempio). Nevoni pistoiesi e lucchesi si sono tradotti in poca roba a Firenze (3 marzo 2005) che però ha fatto il pieno (25 cm) a fine dicembre 2005 quando Pistoia rimase in ombra. A Prato sono caduti 10 cm il 1 febbraio 2012 mentre nelle vicinissime Pistoia e Firenze raccattarono solo una spruzzata. Bene la mia città anche il 23 febbraio sia del 2005 che del 2013, due date che a molti toscani non dicono nulla. Nell'inverno in corso nevicata con leggero accumulo il 16 dicembre 2018 a Pistoia e fino ai quartieri ovest di Prato, mentre a casa mia che è più ad est come a Firenze pioveva. Stessa cosa, anzi ancora più ecalatante, il 7 dicembre 2012. In compenso da me accumulò il 15 dicembre 2007, come a Foggia, grazie a un inusitato sfondamento appenninico senza nessun contributo umido marino. A Lucca nevone il 5 febbraio 1983: solo lì in tutta la regione, anche se poi ci siamo parzialmente rifatti più nell'interno l'8 e il 12 febbraio. Il 16 marzo 1987 nevicata epocale da Lucca fino ad Arezzo passando sotto l'Appennino: nel resto della regione nulla. Grande neve anche la notte del 9 febbraio 1999 tra Pistoia e Prato, solo poche tracce a Firenze come a Pisa, nulla ad Arezzo. Poi ci sono Arezzo e Siena che fanno parrocchia a sé (in tutti i sensi) grazie alla quota collinare e, soprattutto la prima, riesce a prendere neve con configuazioni fredde da est che tutti gli altri toscani si sognano. Arezzo è l'unico capoluogo ad essersi imbiancato in inverni tristi e grigi come il 2015 e 2016.
Ha senso parlare di nord e sud, Tirreno e Adriatico quando gli effetti di una massa d'aria o di una perturbazione possono cambiare anche a 15 chilometri di distanza?
Ultima modifica di albedo; 06/01/2019 alle 11:08
L'orografia italiana è mostruosamente complicata, ci sono differenze a volte FOLLI anche all'interno di una stessa provincia in caso di nevicate. Qui è normalissimo.
Configurazioni che magari sommergono una parte della provincia e saltano l'altra e viceversa...
Senza trascurare gli effetti favonici e stau di montarozzi RIDICOLI di appena 800-1000 m, e nel loro piccolo dettano legge, soprattutto in caso di neve. E, ancora non ho capito per quale motivo, quando parliamo di neve lo stau e l'effetto favonico si amplificano rispetto alla pioggia.
In una pianura vasta, come ad esempio la Valpadana, non possono immaginare che confusione sia ogni volta.
Anno 2019
Pioggia: 601,0 mm (Agg. 3 Ottobre)
Neve: 4,5 cm.
mi capito, di essere a genova due volte in occasioni di irruzioni fredde se ricordo bene una era nel 2009, e ho visto passare da neve a pioggia in un metro ma non di altitudine, ma mentre camminavo andando da genova a recco ero piu o meno all'altezza di nerv,i poco prima lunga la fila di auto parcheggiate una aveva 10cm di neve sul tettino l'altra 0 e non perche' fossero state parcheggiate in momenti diversi ma perche' su una nevicava e su una pioveva mi fermai aposta con la auto perche' non credevo ai miei occhio feci su e giu per 20 minuti come un pazzo xD poi mi spiegarono che era l'effetto della orografia che dove permetteva l'arrivo della bora fredda si avevano anche 7 gradi in meno rispetto alle zone riparate
Per la bassa pianira sarà anche così, ma ti posso assicurare che in veneto, soprattutto nel trevigiano, ci sono differenze enormi anche a distanza di pochi chilometri. Montarozzi di 800 m? Macchè, qua mentre in tutta la pianura nevica è in gradi di piovere sottovento ai colli asolani (altezza max 499 m) e al montello (371 m), e da quanto ho capito anche nei colli berici ed euganei (rispettivamente 445 m e 600 m). La situazione è però molto più complessa, tra tramontana scura in uscita dalle vallate prealpine, isole di calore, sacche gelide al suolo, effetti favonici che talvolta si limitano ai rilievi più bassi, talvolta ai massicci prealpini, bora favonizzata che galleggia al di sopra di sacche d'aria fredda o al di sopra della tramontana scura, e magari scende al suolo a 10-15 km di distanza dal monte che l'ha originata. Qua sotto metto un po di immagini satellitari
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Per li Friuli, le ritornanti fredde, un fronte occluso da est.
Diffiice da avere, ma cosi la bora al suolo permette temperatura molto bassa.
E' quanto succede normalmente dalla Romagna in giù con la bora che si umidifica in adriatico, da noi deve fare una caprioola e tornare indietro.
Per Trento e dintorni: l'unica strada percorribile è entrata fredda seguita da sovrascorrimento umido con correnti meridionali.
Può avvenire in 2 modi: saccatura atlantica o goccia che si tuffa a ovest e attiva correnti meridionali.
La seconda è molto delicata, 9 volte su 10 ci lascia a secco, ma è con questa, grazie alla stazionarietà della figura, che si hanno le nevicate più abbondanti: genn 2006 e 1985, con la seconda che ha portato sui 150cm. Anche l'11 marzo 2004 rientra in questa categoria, ma complice il periodo la nevicata è stata altimetrica e in fondovalle si son avuti sui 30-40cm.
Con l'atlantico è più facile, prerogativa però è un minimo alto e saccatura non troppo lenta.
Il 10 dic 2008 è un esempio pazzesco, mezzometro di neve in pochissimo tempo, verso il tardo pomeriggio la nevicata ha assunto proporzioni clamorose quanto a intensità.
Il 18 marzo 2013 è l'ultimo esempio di evoluzione da manuale, entrata fredda seguita da saccatura nordatlantica con minimo aperto e alto, correnti da SSW foriere di copiose precipitazioni e, non poco importante, evoluzione verso est con successivo rasserenamento.
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