Originariamente Scritto da
Copernicus64
Salve a tutti!
Eccoci per le verifiche di questo inverno 2020 appena trascorso.
Non vi nascondo un certo disgusto per l’evoluzione a cui abbiamo assistito di un uno degli inverni più squallidi, almeno dal punto di vista del meteofilo, che si ricordino. Regge a malapena il confronto il 1990 e il 2007 come più volte giustamente ricordato in questo forum. Ma il disgusto viene soprattutto dalla sistematica ritrattazione da parte dei
GM per qualsiasi velleità di blocking a partire da gennaio e che perdura incontrastata anche adesso, all’inizio di questa primavera meteorologica. Certamente ha avuto un peso il cooling estremo in stratosfera e il ripetuto superamento della soglia
NAM, ma certamente non avrei mai pensato a metà stagione a un esito così devastante. Questo perché ho sempre immaginato (almeno fino all’inizio del mese di febbraio) che una chiusura del flusso secondario con ritornante fredda orientale si sarebbe prima o poi manifestata.
Finito questo sfogo (concedetemelo!
), veniamo a dette verifiche. Non vi tedio a lungo, dico soltanto che gran parte dei modelli ha sbagliato totalmente la proiezione, anche quella con i più recenti aggiornamenti di dicembre. Ecco qua, questa è la sintesi ENS10, quella che rappresenta la media di tutti i modelli, per l’intero periodo invernale...
inv 2020 ens10.jpg
Come si vede, il pattern è addirittura quasi opposto a quello delle reanalisi
NOAA. Si tratta indubbiamente della mia peggiore previsione fatta sul forum da quando ho iniziato, nel lontano 2013.
Ho allegato, tanto per dare un idea, la mappa dello spread (rappresentata come deviazione standard) in cui si vede l’incertezza notevole per gennaio e soprattutto febbraio e che si colloca su GB e buona parte del nord Europa.
gen 2020 ds.jpgfeb 2020 ds.jpg
Proprio perché c’è stata poca o nessuna assonanza (se non in negativo), vi mostro gli elementi di “riscontro” che pure sono emersi da questa previsione. Intanto, i modelli eumodcmult per gennaio e febbraio vedevano una sorta di esplosione dei gpt con perno sul centro Europa. In effetti a 500 hpa questa esplosione c’è stata, almeno per la parte centrale dell’inverno (21 dicembre-10 febbraio), ma data la natura puramente dinamica della struttura altopressoria e le anomalie termiche “stellari” del NH, il blocco non si è risolto alle altezze più basse, con in più gli effetti del ESE cold che hanno dato il colpo di grazia nella seconda parte della stagione.
genn 2020 eumodcmult.jpgfeb 2020 eumodcmult.jpg
Ora, dulcis in fundo, vi mostro gli unici modelli che si sono avvicinati alla situazione reale: in particolare sono quelli più complessi e di nuova concezione, e questo è senz’altro incoraggiante. Si tratta di un caso, oppure di una maggiore capacità di questi di risolvere correttamente situazioni complesse e "border line" come quelle verificatesi?
Difficile dare una risposta, naturalmente ci spero, ma come sempre saranno le verifiche sul campo a dare la risposta finale. Qui vi presento la media dei 2 output modlc1 e modl3c1, dato che è la stessa tipologia di modello, dove modl3c1 è in assoluto quello a maggior complessità (con integrazione del modello emisferico con quello “europeo”). Qui presento la media perché i 2 output non si discostano molto tra loro. Il confronto è fatto con i singoli mesi e con l’inverno nel suo complesso. In basso a destra c’è il mese effettivo, mentre in alto sono rappresentati i consueti “ritardi” (20 giorni per dicembre e 10 giorni per gennaio e febbraio, con quest’ultimo che ovviamente si “chiuderà” il 10 marzo). Dicembre e febbraio sono stati i mesi più vicini al pattern reale, mentre per gennaio è stata chiaramente sottostimata la presenza anticiclonica sul mediterraneo. Complessivamente, per l’intero inverno si notano comunque notevoli assonanze, anche se permane una zonalità più bassa nella previsione rispetto a quanto poi verificatosi.
dic 2019 enslc1.jpggen 2020 enslc1.jpgfeb 2020 enslc1.jpginv 2020 enslc1.jpg
In conclusione, dopo lo shift climatico post nino 2015, manifestatosi secondo me appieno solo dopo l’estate 2019, i modelli copernicus (che ricordiamo sono modelli statistici, e quindi hanno bisogno di nutrite casistiche per poter funzionare) non hanno superato lo “stress test”, sicchè temo sarà necessario un lungo lavoro di revisione e messa punto, in base alle nuove condizioni climatiche a cui stiamo andando incontro.
Speriamo in una prossima nina, che possa almeno stemperare questa fase climatica nefasta da tutti i punti di vista, sia per i meteoappassionati e sia per la comunità intera, dato che deve far fronte a crescenti emergenze, tra alluvioni, tempeste di vento, siccità, stravolgimento dei cicli colturali eccetera eccetera…
Un saluto e a presto per le proiezioni primaverili!
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