ROCCA PIETORE. Prigionieri della neve. Da giovedì sera.
La valanga, di vaste dimensioni, staccatasi sabato pomeriggio dal Laston di Serauda (Marmolada), investendo il rifugio Tabià Palazza e compromettendo pesantemente alcuni sostegni dello skilift Arei 2 e della seggiovia Capanna Bill-Passo Padon, continua a tenere in ostaggio 17 persone: il gestore e una dipendente del rifugio Capanna Bill; il titolare, sei dipendenti e otto turisti tedeschi al rifugio Fedaia .
Una permanenza forzata al buio e senza riscaldamento per Ivan Darman e la sua dipendente al Capanna Bill. «La centrale termica, senza corrente, non parte. Siamo senza riscaldamento, ma abbiamo viveri a sufficienza, per fortuna. Comunichiamo con i telefonini cellulari, che ricarichiamo nella mia automobile, fortunatamente c’è ancora benzina. La valanga ancora non si riesce a vederla bene, continua a nevicare, a tratti anche forte, la nebbia non si dirada e tutto intorno c’è solo un mare di neve. C’è una visibilità sì e no di 30 metri, ma cerchiamo di limitare all’essenziale le uscite dal rifugio: anche questa notte (ieri,
ndr) abbiamo sentito diversi boati provocati dal crollo di altre valanghe, qua si sta muovendo tutto ormai».
Troppo per giustificare ottimismo: «La stagione? Penso sia andata», prosegue Darman, «parlando con i responsabili degli impianti i danni a seggiovia e skilift sono stati ingenti. Lunedì abbiamo visto alcune persone, forse turisti, che fotografavano il rifugio Tabià Palazza (danneggiato dalla valanga di sabato, che ha divelto finestre e la terrazza): dei veri incoscienti, che non hanno capito quanto sia pericoloso qui. Aspettiamo i soccorsi, ma considerando la situazione, credo che ci vorrà ancora qualche giorno. Sempre se il tempo migliora, perchè al momento l’unica strada di collegamento è sepolta sotto circa tre metri di neve».
Circa due chilometri più in alto, in cima al passo Fedaia, è più distesa la voce di Giorgio Da Pian, titolare del rifugio Fedaia, bloccato da giovedì sera nella struttura con sei dipendenti e otto turisti tedeschi, tutti della zona di Norimberga. «Sette più la loro guida. È un gruppo che stava facendo il tour dei rifugi, uno a notte, sono arrivati qui giovedì sera dal rifugio Staulanza. E qui sono rimasti. Fortunatamente c’è la corrente, il riscaldamento funziona e siamo messi bene come generi alimentari. La valanga? Da qui non si vede, siamo distanti e la visibilità è davvero pessima, continua a nevicare. Siamo in una posizione sicura, comunque, qui non c’è il pericolo delle valanghe, ma siamo circondati da un vero e proprio muro di neve, ci sono almeno tre metri fuori. Due volte al giorno usciamo con la fresa per tenere libere porte e finestre, ma la benzina si sta esaurendo: credo ce ne siano rimasti 10, forse 12 litri: sarebbe un bel problema. Il recupero? Difficile a dirsi, sono ormai cinque giorni che nevica e allo stato attuale delle cose credo che non riusciremo a scendere prima di tre giorni. Sempre che non ci sia un nuovo peggioramento del meteo. Per fortuna, comunque, stiamo tutti bene».
Segnalibri