Hai detto che erano 8 in tutta Italia. Al sud può essere,ma in Italia erano molte di più.
Il fatto che siano "vere" o false è un parametro di giudizio tutto tuo, così come è opinione tua credere che gli osservatori fossero messi male.
Sul link che mi hai indicato non si scopre nulla di nuovo.Tutte problematiche ben note che possono essere risolte applicando ale serie strumentali grezze filtri noti quali Craddock, Mann-Kendall, riduzioni di osservatori quota 0 m slm, e tanti altri metodi.
I test di omogeneità non restituiscono la perfezione che avresti misurando un dato con una stazione automatica a norma, ma servono a limare il più possibile gli errori che giustamente hai indicato. È sempre meglio una serie omogenea e confrontabile che un dato grezzo preso in condizioni totalmente diverse.
In più laddove iniziano a mancare i dati, si sonda il passato con dati vicarianti. Anche loro confermano l'enorme riscaldamento di estensione ultrasecolare. Falsi anche quelli, ovviamente
Raccontato così sembra tutto romanticamente perfetto, poi ci sono le stazioni Arpa che hanno problemi un anno sì e uno anche, oltre che norme diverse e sensori di marche differenti di regione in regione. Una stazione che sparisce, una che compare, una a cui sostituiscono lo schermo e passa da fredda a mite, una che passa da mite a steppica, un'altra ha la siepe di lauroceraso che la avvolge progressivamente, un'altra ancora viene lentamente circondata da edifici, un'altra viene installata in conca mentre quella vicina la ficcano su un terrapieno, etc.
Di per sè non scredito affatto il lavoro di omogeneizzazione, anzi, guai se non ci fosse, è che sono dell'idea che fino a 30 anni fa abbiamo veramente misurato altro rispetto alla temperatura dell'aria, perciò anche l'omogeneizzazione arriva fin là, non è onnipotente poverina.
Basta anche pensare agli istituti agrari le cui rilevazioni finivano negli annali idrografici: stazioni dimenticate in giardino tra gli alberi o a 5 metri dalle scuole, magari in ombra perenne o sotto qualche bella pianta sempreverde, termometri con alveari sopra, termografi arrugginiti e chi più ne ha più ne metta.
Già da amatoriali è un po' laborioso avere e mantenere stazioni completamente automatiche che fanno tutto da sole, non oso immaginare 30-40 anni fa, senza dati in diretta alla mano per verificarne immediatamente la veridicità.
Detto ciò, ok per il trend visibile, vada ragionare su una scala di mezzi gradi, ma mettere a fuoco il decimo lo trovo piuttosto azzardato, c'è molta strada da fare.
Le stazioni tipo alveare sono il frutto dell'incuria del dopoguerra, ma nell'Ottocento ogni osservatorio aveva il proprio direttore e i propri tecnici che riportavano puntualmente ogni tipo di anomalia. E taravano in continuazione gli strumenti, anche con il lavoro e la consulenza di scienziati metrologisti.
Segnalavano ogni mosca che trovavano nel pluviometro sottraendone il volume, pensa.
Detto proprio fuori dai denti, se proprio devo prendere un dato con le pinze, serbo un pochino più di diffidenza sui dati degli anni 40-50 che di uno del 1880.
Anche perché nel dopoguerra lo Stato ha tagliato un casino di fondi a molti degli osservatori storici, che hanno dovuto chiudere.
Il secondo Ottocento è ribattezzato dai climatologi come "Età dell'oro della meteorologia"
PS Non a caso è proprio negli anni Cinquanta che si trovano le peggiori porcherie nelle serie grezze.
Record folli (+42 di Torino nel 1957, i +43 di Tortona del 1945) escursioni annue che da un anno all'altro passano da +11 a +13, e via dicendo.
Questa è una annosa discussione, personalmente alla "omogeinizzazione" dei dati ho sempre dato ben poco peso, per me certi numeri di 70/90/110 anni fa, restano poco confrontabili con gli attuali: ovviamente questo non significa mettere in discussione il gw e il trend a crescere delle temperature globali, quantopiù però a metterne in discussione i valori assoluti dei delta.
Grazie per la delucidazione, ne avevo bisogno! Ora mi sento decisamente meno pazzo ad aver dubitato fortemente di moltissime medie 51-80, 61-90 e 71-00, sia aeroportuali (Malpensa e Cameri per prime, Piacenza e Brescia Ghedi per seconde) che dell'ufficio idrografico (nel solo Veneto ce ne sono almeno una decina di strampalate).
Buono a sapersi per i dati pre-guerre, dunque.
Edit, ho sbagliato a quotare, mi riferivo a @Alfredo89
Il problema è cosa c’è attorno alle stazioni.
Prendine due come esempio (visto che sei di Varese) quella del centro geofisico prealpino e quella di Malpensa.
La prima si trova vicino ai vigili del fuoco a Varese, l’altra in aperta campagna; spesso siccome abito in zona della prima e lavoro in zona della seconda, mi capita di partire senza brina e arrivare con temperatura abbondantemente sotto zero.
Infatti se si vedono i dati del gennaio 1985 ci sono una decina di gradi di differenza almeno.
Sono in due zone estremamente diverse, anche se a pochi km di distanza.
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Ultima modifica di MeTeo72; 17/06/2020 alle 09:08
Sisi eccome vicino. Le conosco bene. Intendo dire che non importa tanto dove una stazione sia piazzata, l'importante è che rilevi sempre nelle medesime condizioni.
Al palazzo Estense c'era una specola meteorologica nell'Ottocento nella rete SMI (non parlo dell'attuale del CGP). Con neve al suolo, post irruzione poteva misurare fino a 10 gradi in più nelle minime extraurbane.
Infatti non ha senso prendere, esempio, un valore grezzo rilevato a Malpensa oggi e confrontarlo con un valore grezzo rilevato a 15 metri dal suolo 100 anni fa.
Ha però senso confrontare le anomalie. Se Varese SMI era tot sopramedia, e ha tot dev std, allora è possibile capire il comportamento di Malpensa almeno in termini di tendenza pluridecennale e ricostruire le medie.
Ho fatto un esempio, non è nemmeno andata così perché ho commesso un anacronismo evidente, ma di principio funziona in questo modo
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