Originariamente Scritto da
FilTur
Mi scuso se parlo ancora della stratosfera, ma in questo caso è per connetterla alla troposfera: diciamo che è un intervento a metà tra le due, considerando gli effetti della prima sulla seconda e viceversa. Una grande incognita rimane infatti, cosa succederà sull'Artico e di conseguenza nello scenario euro-atlantico. Qui l'opinione di Colarieti Tosti, piuttosto lunga ed elaborata, della quale estraggo le conclusioni, poco favorevoli ad una "imposizione" delle dinamiche stratosferiche su quelle troposferiche per gennaio:
Inverno 2016 – L’aggiornamento dell’Outlook di CM | Climatemonitor
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La strada verso uno Stratcooling, i cui effetti sembrano poter raggiungere anche i bassi piani stratosferici sembra spianata. Questa dinamica potrà determinare tre macro comportamenti (i quali poi possono avere numerose sfumature):
1.Una rapida risposta troposferica con incremento dei flussi di calore sia di ampiezza sempre maggiore che più convergenti e tali non solo da inibire il raffreddamento e approfondimento del vortice, ma da portarlo allo stato opposto fino anche alla sua scissione;
2.Nessuna risposta troposferica perché le forzanti sono già in accordo con la dinamica stratosferica in imminente avvio, con netta chiusura del vortice per presa di vortictà e aumento delle velocità zonali alle alte latitudini;
3.Un semi nulla di fatto, ovvero il raffreddamento e approfondimento stratosferico non riuscirà completamente nell’opera di cui al punto 2. La troposfera certo subirà il colpo ma in realtà la dinamica delle sue forzanti, vedi quanto già descritto, non collabora affatto con la volontà stratosferica di imporre la dinamica assunta.
Quale di queste opzioni prevarrà? Ad oggi a dire il vero non vi sono sufficienti indizi per rispondere con oggettività al quesito, perché in primis gli stessi modelli deterministici non dimostrano affidabilità nel lungo termine giungendo a determinazioni spesso contraddittorie. Dovrete accontertarvi, quindi, della più modesta e certamente più fallibile mia opinione.
Personalmente, con i dati a disposizione, anche se sottolineo ancora piuttosto scarsi, propendo maggiormente per la terza soluzione i cui motivi ho argomentato poco sopra. Quando tutto ciò potrà avvenire? Anche in questo caso in mancanza della famosa sfera di cristallo è assai difficile rispondere con una certa oggettività ma abbiamo alcuni indizi.
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Dal grafico possiamo notare l’assenza di attività dalla fine della prima decade di dicembre fino a circa la seconda metà della seconda decade del mese con relativo calo dei flussi di calore. Successivamente si nota una sua ripresa, pur non particolarmente pronunciata, che dovrebbe mantenersi tale fin quasi alla fine di gennaio, con ripresa dei flussi di calore. Dagli ultimi giorni del mese e dalla prima parte della prima decade di febbraio il modello prevede una nuova caduta dell’attività d’onda e presumibilmente dei flussi di calore ad esso associata. Subito dopo il modello prevede un’impennata dell’attività d’onda e di conseguenza dei flussi di calore associati. Vista l’entità corposa dell’aumento di ampiezza del segnale dell’attività d’onda è possibile che possa trattarsi dell’avvio di un riscaldamento stratosferico improvviso, anche di tipo principale, che se sarà confermato andrà valutato per gli effetti che potrà produrre a partire dalla parte finale dell’inverno. Nel grafico è riportato anche il valore aggiornato e previsto dell’indice AO trimestrale. Rispetto al primo step di elaborazione, proposto nel primo outlook, il calcolo definitivo lo pone al valore di -0,3 quindi lievemente negativo. Infine concludo invitando a monitorare nelle prossime settimane l’attività convettiva equatoriale in quanto ritengo che le sorti troposferiche, in funzione del cambio di pattern associato e descritto, saranno molto legate all’azione di quest’ultima.
Dando dunque il mio parere, concordo a grandi linee con lui. Dovremo quindi cercare, per gennaio, una soluzione di sblocco più che possibile, ma non legata ad eventi stratosferici (forse per fortuna). Il vortice polare si manterrebbe disturbato, tra "ripartenze" mezze abortite e conseguenti "frenate", a causa dei disturbi troposferici più forti della forzante stratosferica. Guarderei dunque, con moderata fiducia, all'inamovibile (per ora) blocco freddo euroasiatico, ed al ciclo della
MJO, che entrando in certe fasi potrebbe rafforzarsi ed aiutarci. Invito quindi anche a pesare le carte a lungo termine su questi fattori
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