Condivido gli interventi di Marco e snowaholic, sebbene con sfumature diverse...è chiaro poi che dall'una o dall'altra parte ci sono gruppi che cercano di speculare sulle diverse correnti di pensiero. E' evidente in generale che i punti sollevati da Marco se affrontati seriamente soddisferebbero ben pochi grossi gruppi economici e multinazionali, ergo come dicevo prima le manifestazioni dal basso servono, come anche la crescita di consapevolezza dell'opinione pubblica sulle vere questioni ambientali (in effetti spesso a sentire i media sembra che la co2 sia l'unico problema!). La plastica tanto per fare un esempio...magari domani sarà la deforestazione o l'impoverimento dei suoli ecc...
Ok, accetto tutte le tue controdeduzioni , MA resto fermamente convinto che la CO2 DA SOLA non sia unica e imprescindibile causa del GW: resto dell'idea che le cause principali e prevalenti sono e restino quelle naturali ( come lo è stato fra gli anni 50 e 80 quando il regime naturale era votato al ribasso termico pur con la CO2 in costante e continua crescita) , poi balla un 15% circa per cause prettamente e prevalentemente antropiche: bisognerebbe però capire quanto questo 15% antropico va a incidere sul trend naturale /ciclico, perchè se il 15% resta fine a se stesso incidendo in valore assoluto per il 15 , allora la cosa sarebbe risibile, ma se quel 15% va ad incidere su assetti circolatori allora la cosa si fa più seria e allora quel 15% peserebbe come se fosse il 70%.....ecco, io credo che siamo in una condizione limite da questo punto di vista, ovvero che siamo arrivati al punto che il 15% antropico possa incidere profondamente sui pattern circolatori anche se non credo che siamo giunti ad un punto di non ritorno bensì ad un punto in cui se fino a 20 anni fa l'incidenza sui pattern circolatori era bassa adesso è divenuta molto elevata.
Ultima modifica di Marcoan; 26/03/2019 alle 14:59
Mi sono distratto discutendo con Friedrich e mi sono dimenticato di rispondere a questo.
Secondo me hai ragione solo in parte sugli economisti, il tema è stato approfondito molto e gli strumenti teorici non mancano, come campo di ricerca è ben sviluppato. Ovviamente ci sono sensibilità diverse, come avviene anche nella società ci sono ambientalisti militanti ed economisti che se ne fregano dell'ambiente.
Se questo lavoro ha poca visibilità il motivo principale è che interessa poco: per gli ambientalisti non siamo abbastanza radicali e agli altri non interessa e basta (anche i politici su questo non sono affatto attenti). Con gli ambientalisti c'è un problema di fondo (che mi pare condivida anche tu) legato al fatto che gli economisti si occupano soprattutto di come ridurre l'impatto ambientale preservando le opportunità di sviluppo economico (consci anche del fatto che lo sviluppo fa sempre crollare la crescita della popolazione e che le società umane hanno dei vincoli socio-politici oltre che economici o ambientali) mentre gli ambientalisti preferiscono ragionare in termini di limiti fisici del sistema.
Ma questo secondo approccio è poco utile, visto che non sappiamo veramente quali siano questi limiti e non c'è una corrispondenza precisa tra valori economici e grandezze fisiche. Ha più senso invece cercare di capire come vengano utilizzate le risorse e come indirizzare il comportamento individuale affinché se ne consumino meno. Proposte come la carbon tax servono a questo, disincentivare i consumi più inquinanti a vantaggio delle fonti alternative, stimolando al contempo gli aumenti di efficienza. Eppure già queste non sono facili da realizzare sul piano del consenso politico.
Preservare l'ambiente è sempre una questione di equilibrio tra esigenze umane e ambientali, che vanno valutate in modo specifico caso per caso. L'impoverimento dei suoli ad esempio è prevalentemente una questione di tecniche agricole facilmente affrontabile, la deforestazione può avere cause diverse, il fabbisogno di legname può essere soddisfatto da uno sfruttamento sostenibile delle risorse forestali, mentre è più difficile da conciliare con l'uso agricolo o per allevamento (in molti casi solo politiche di conservazione possono essere efficaci, anche se non mancano le eccezioni).
Anche riguardo al consumo di suolo, risulta fondamentale capire le cause, se la popolazione urbana cresce enormemente è inevitabile che la superficie urbanizzate cresca. Ormai basta meno dell'1% della forza lavoro per produrre abbastanza cibo per tutti, le opportunità economiche nelle zone rurali inevitabilmente calano. Questa è l'essenza dello sviluppo economico, bastano meno persone per soddisfare dei bisogni essenziali e quindi si liberano risorse umane per fare altro. Ormai anche l'industria ha un bisogno minimo di lavoratori e l'economia si sposta sui servizi. Con la popolazione urbana che è raddoppiata negli ultimi 30 anni buona parte della crescita da te evidenziata si spiega. Nei prossimi decenni questa crescita rallenterà molto, visto che la popolazione urbana è prevista crescere solo del 50% entro il 2050, visto il rallentamento complessivo della popolazione e il fatto che ormai molti Paesi in via di sviluppo non sono lontani dai tassi di urbanizzazione occidentali. Con i trend attuali ci si potrebbe aspettare una stabilizzazione della superficie urbanizzata poco sopra il 10% della superficie globale. Se sia tanto o poco non ne ho idea, probabilmente è gestibile visto che le risorse alimentari sembrano tutt'altro che sotto pressione. Si può comprimere un po' con politiche urbanistiche che favoriscano la densità e lo sviluppo verticale anziché lo sprawl all'americana, ma con 10 miliardi di abitanti che in gran parte non svolgono attività legate alla terra quella espansione è inevitabile.
Quanto cresce il consumo di suolo in ogni caso dipende prevalentemente dalle esigenze della popolazione e dalle scelte amministrative, non dalla la capacità di edificare, il capitale può tranquillamente trovare altri utilizzi. Con economie che sono sempre più incentrate sui servizi anche gli spazi per lo sviluppo industriale non saranno tantissimi. Quindi anziché discutere di ipotetici limiti alla crescita che potrebbero anche non esistere, forse è meglio pensare a tutti quei piccoli interventi che riducono l'impatto ambientale, riuscissimo a realizzarne metà sarebbe già un successo.
Ultima modifica di snowaholic; 28/03/2019 alle 12:11
Sei liberissimo di pensarlo, sul breve termine sono anche d'accordo, i vari cicli naturali come ENSO, PDO e AMO hanno un impatto molto più forte di un cambiamento lento e graduale come quello prodotto dall'uomo.
Ma questo non esclude che nel lungo termine la componente antropica sia molto maggiore, visto che i suddetti cicli tendono ad annullarsi nel corso dei decenni, lasciandoci con un trend di +0,7 C per secolo difficile da spiegare in altro modo, specie ora che il sole è tornato si livelli di attività simili a un secolo fa.
Non sarebbe niente di esageratamente allarmante, ma visto che le tecnologie per limitare le emissioni ci sono e costano pure poco un piccolo sforzo in più si potrebbe fare. Specialmente nei numerosi casi in cui con gli stessi strumenti si può intervenire anche sugli altri problemi ambientali di cui parlavi tu.
Ultima modifica di snowaholic; 28/03/2019 alle 12:16
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