Originariamente Scritto da
burian br
Credo di aver trovato una soluzione: consultando l'enciclopedia Treccani (versione del 1933, per cui non stupitevi se leggete "regno" in riferimento all'Italia
), leggo queste teorie sulla formazione:
Formazioni della grandine. - In due modi si suole oggi spiegare la formazione della grandine: si può immaginare che un granellino di nevischio, formatosi a grande altezza nell'atmosfera, cadendo attraverso a una nube di goccie d'acqua soprafusa, venga via via ingrossando per l'acqua che vi si raccoglie attorno e si congela. [...] Oppure si può ammettere che le gocce d'acqua, le quali si formano normalmente per la riunione d'un certo numero delle goccioline che costituiscono le nubi, siano poi trasportate in alto dalle correnti atmosferiche fino a una regione dove la temperatura è così bassa, che le gocce d'acqua vi si congelano, concorrendo al raffreddamento anche l'evaporazione dalla superficie delle gocce stesse. [...]
Tanto nella prima, quanto nella seconda interpretazione, si cerca la causa del congelamento dell'acqua nell'abbassamento della temperatura a grandi altezze nell'atmosfera e precisamente fra 4000 e 6000 metri sul livello del mare, cioè nella regione dei cirro-cumuli. E l'ipotesi sembra tanto più accettabile, in quanto che le nubi dalle quali cade la grandine, viste da lontano, appaiono per lo più coronate da un velo di cirro-cumuli. Ma la formazione della grandine è talora così strettamente legata alle condizioni orografiche della superficie terrestre, che basta il rilievo d'una collina, o un corso d'acqua, o la presenza d'una foresta per modificare lo sviluppo della meteora; e altre volte riesce evidente che si forma la grandine anche a piccole altezze, cioè fra 1000 e 2000 m. sul livello del mare. Anzi,
nella terribile grandinata che colpì i territorî di Grottaferrata, Marino e Castelgandolfo, nei dintorni di Roma, il 26 agosto 1876, ricoprendo il terreno con uno strato di ghiaccio che in taluni punti raggiunse l'altezza di 30 cm., il nembo non si elevò nemmeno all'altezza di Monte Cavo, a 960 m. Bisogna dunque ammettere che, sebbene la grandine si formi per lo più nei cumulo-nembi i quali si elevano fino all'altezza dei cirro-cumuli, la causa del raffreddamento, per cui si congelano grandi masse d'acqua sotto forma di grandine, non è unicamente la diminuzione della temperatura dell'aria a grandi altezze nell'atmosfera, e che vi possono essere speciali condizioni, nelle quali la grandine si forma anche a piccole altezze sul livello del mare. Quali siano queste speciali condizioni non è ancora ben noto; sembra probabile che vortici atmosferici, i quali facciano scendere colonne d'aria freddissima fino a piccole altezze sul suolo, vortici ad asse orizzontale, nei quali l'espansione adiabatica dell'aria che vi affluisce può essere causa d' intenso raffreddamento, e forse qualche azione elettrica che si colleghi con le altissime differenze di potenziale, di cui dànno la misura i lampi e i fulmini che accompagnano in genere le grandinate, possano contribuire alla formazione della grandine anche negli strati inferiori dell'atmosfera.
PS: Se leggete l'intero
brano da cui è tratto il pezzo sopra, ci sono molti fatti curiosi, inclusa una grandinata che ha colpito una striscia di ben 1000 km di continente europeo in un pomeriggio di fine Settecento, e la frequenza, distribuzione e periodo delle grandinate nelle varie regioni d'Italia.
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