Ultima modifica di burian br; 20/02/2020 alle 20:20
Che poi non ci sarebbe nulla di anomalo: in Groenlandia il manto nevoso è aumentato al passaggio tra glaciazione e Olocene, proprio perchè con il riscaldamento aumenta il contenuto in vapore acqueo e quindi le precipitazioni.
Lo stesso in Eurasia, almeno finchè le temperature restarono abbastanza basse, tant'è che la calotta fennoscandia si sviluppò ancora dopo il massimo glaciale.
Il rischio di un flop clamoroso era elevatissimo. Clamoroso mica tanto... il contesto di base era limpidissimo.
Punto 1, se dal nulla si propone uno simile scenario le argomentazioni devono essere molto forti anche perché tutti i modelli andavano verso una direzione e hanno avuto assoluta ragione a vedere uno scenario estremamente mite (già durante tutto l'inverno).
Punto 2, " predirre " un febbraio a ' - 3, 2 °C ' addirittura ad agosto (!) e confermarmelo in toto tale e quale a dicembre a livello di metodologia è proprio l'antitesi della scienza, è fin più attendibile un lancio della moneta. Per definizione in una tendenza stagionale io non voglio vedere nessuna cifra numerica, lo dico da anni, non sorprendiamoci di questi flop clamorosi poi, detto con la massima simpatia a @robertino. Che sia da lezione.
Stazione Davis Vantage Pro 2 -> Osservazioni meteo-climatiche: https://linktr.ee/meteopreonzo
e cosa c'entra con questo studio? Loro hanno semplicemente ri esaminato la serie storica e le incosistenze dello snowcover nel tempo...e poi c'è anche un ampia parte di ricerca con nomi di rilievo che ha sempre contestato questa idea, ha ricevuto molta visibilità mediatica ma non c'è mai stato consenso.
Personalmente non ho mai creduto nella teoria che l'amplificazione artica favorisce gli inverni freddi in eurasia (se è questo a cui ti riferisci, un aumento degli spessori in autunno a ridosso dell'oceano artico invece si ) o che influenza in modo significativo le medie latitudini, la mia idea è sempre stata che sia stata variabilità interna/ forcing tropicale a causare sia l'aumento della pressione sul nord ovest russo che gli inverni freddi in eurasia e ci sono una bella serie di studi recenti che favoriscono quest'altra idea ( non che sia nuova ne ho scritto diverse volte in passato):
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Quantifying two-way influences between the Arctic and mid-latitudes through regionally increased CO 2 concentrations in coupled climate simulations | SpringerLink
Insignificant effect of Arctic amplification on the amplitude of midlatitude atmospheric waves | Science Advances
Little influence of Arctic amplification on mid-latitude climate | Nature Climate Change
Cryospheric Sciences | Climate Change & Cryosphere – The tropical fingerprint in Arctic climate
Ultima modifica di elz; 20/02/2020 alle 20:52
stessa idea
ma in generale al di là dell'eurasia non c'è nessuna correlazione negli anni '00 tra le anomalie artiche autunnali e il segno dell'ao invernale
entrambi i gruppo di annate con forti anomalie geopotenziali positive tra polo geografico e artico siberiano autunnali hanno visto da stagioni estreme in ao negativa a annate come quella in corso
vabbe' un flop ,
dopo non poche tendenze in linea di massima ' azzeccate ' ,
vedi , per esempio , tendenze invernali 2018 , 2019
tendenze espresse tra luglio e settembre
gennaio 2019 piu freddo indicando anche la - 1, 3 inferiore la media '81/2010
dicembre 2017 e febbraio 2018 piu freddi , e gennaio 2018 piu mite
come in effetti sono stati
Ultima modifica di robertino; 20/02/2020 alle 21:33
dalle mie parti non sarebbe un paradosso avere un aumento superiore al suolo che in quota, dato che le inversioni sono sempre più scoraggiate andando da gennaio a marzo, per via dell'insolazione in rapida e continua crescita; e infatti è così, il gradiente altimetrico medio di marzo è ben più alto di quello medio di gennaio, in Valpadana. Di sicuro da te c'è il mare che è inerzialissimo e che, di conseguenza, fa da freno all'avanzamento "astronomico" stagionale anche nelle aree litoranee di terraferma.
Sai, ogni frase gira seguendo un'onda che tornerà, perché il mondo è rotondità.
Grazie per le documentazioni sempre ricche e puntuali. Ad ogni modo credo che come al solito sia vero ma solo in parte. Dipende da altri fattori che solo a volte collaborano vuoi attraverso un maggior snowcover, vuoi attraverso una incrementata BDC...ma certo non sempre, come quest'ultimo inverno ci insegna.
Ci sono anche dei limiti attraverso cui certe relationship si manifestano dimodochè si passa da uno stato ad un altro...lo switch da uno stato a quello opposto per l'AO è particolarmente sensibile a piccole variazioni di altri elementi chiave come il gradiente termico degli oceani o la differenza termica tra oceani e terraferma. Bisogna però secondo me evitare le mode del momento...prima il SAI era di gran moda, poi sono bastati 3 o 4 inverni così così per cestinare tutto lo studio, secondo me invece molto interessante. Vero è che negli anni 2000 questa relazione si è alquanto indebolita.
Quanto allo studio in questione, ripeto, mi sorprende che si accorgano delle magagne della serie storica dopo così tanto tempo...
...a proposito elz, sai se c'è qualche nuova serie sullo snowcover consultabile riveduta e corretta?
di nuovo grazie per la mole di materiale informativo...
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