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Risultati da 91 a 100 di 485
  1. #91
    Vento forte L'avatar di OssolanoSfaticato
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Citazione Originariamente Scritto da Lou_Vall Visualizza Messaggio
    E il tutto nello stesso posto in cui, da bambino/ragazzino, l'acqua dei nostri animali congelava per giorni e giorni in inverno... ora una cosa simile non è mai più avvenuta, se non nell'evento di febbraio 2012.
    Questa dell'acqua gelata è incredibile veramente e dà buoni spunti per capire quanto sia cambiato tutto brevemente. Nella casa dove abito ora sto da 15 anni, quindi pochi, e mi ricordo inverni in cui la fontana fuori gelava tantissime notti, anche completamente aperta faceva il candelotto e di giorno non si scongelava, se non usando acqua calda. Negli ultimi anni sarà successo al massimo, restando larghi, 10 volte ad inverno di trovare alla mattina la fontana ghiacciata..

    Scusate OT
    "la putenza l'è nagòtt senza el cuntroll"

    Lavoro: Breuil-Cervinia

  2. #92
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Citazione Originariamente Scritto da Lou_Vall Visualizza Messaggio
    Ho votato la 1.
    GW inarrestabile e anzi, tenderà al più presto ad accelerare.
    Ho visto fin troppo da vicino vedere record di caldo frantumati uno dopo l'altro negli ultimi 10 anni, e la quasi impossibilità di chiudere un mese con anomalia negativa sostanziosa (-1°C almeno).
    L'innalzamento delle temperature autunnali, invernali e primaverili ha già avuto un effetto nella vita diretta di tutti i giorni. Ora qui il riscaldamento lo accendiamo a fine settembre, mentre anche solo 15-20 anni fa lo si faceva puntualmente dopo Ferragosto; allo stesso modo talvolta dovevamo tenere acceso fino ai primi giorni di giugno, mentre ora, da aprile in avanti, fa già caldo e non serve già più. In pratica la stagione estiva (o, consentitemi di dire, il periodo con temperatura superiore al benessere corporeo, cioè 18-20°) è passata da giugno-luglio-agosto a fine aprile-maggio-giugno-luglio-agosto-settembre. La totale mancanza di freddo tutto l'anno ha già permesso la coltivazione di specie arboree decisamente inusuali fino a pochi decenni fa. Ne è un esempio il mio vicino di casa, che ha impiantato con successo già da alcuni anni - e coltiva benissimo - un oliveto (ci troviamo a 660 metri di altitudine in pedemontana-fondovalle piemontese), una cosa decisamente impensabile fino a vent'anni fa, quando per tutta l'estate la sera eri obbligato a tenere il maglione per non battere i denti. E il tutto nello stesso posto in cui, da bambino/ragazzino, l'acqua dei nostri animali congelava per giorni e giorni in inverno... ora una cosa simile non è mai più avvenuta, se non nell'evento di febbraio 2012. D'estate fino agli anni Novanta si facevano non più di 10-12 massime over 30°, sparpagliate tra luglio e le prime due settimane di agosto, ora è veramente difficile fare massime sotto i 30° da giugno alle prime settimane di settembre, con il risultato che anche le esigenze abitative sono drasticamente cambiate: si sono moltiplicati i condizionatori nelle case, divenuti ormai quasi indispensabili per poter dormire la notte. Dormivamo col piumone fino a metà giugno, e poi una bella copertina fino a Ferragosto, per poi tornare al piumone, con sole pochissime notti un pò calde e afose nelle quali era sufficiente il lenzuolo. Ora non solo non servono più neanche le lenzuola, ma addirittura dobbiamo dormire con le finestre aperte o addirittura facendo corrente, altrimenti è un bagno di sudore e addormentarsi è impossibile.
    Per cui, se da un lato l'aumento termico favorirà una diminuzione dei consumi a causa della riduzione del riscaldamento, è anche vero che ne genererà un aumento nella stagione calda: più consumi, più energia che serve.
    Queste non sono le farneticazioni di un pazzo o dei ricordi falsati di ottuagenari che come sempre ti dicono (eeh una volta nevicava di più,ecc.ecc.).
    Questa è realtà, e i dati ci sono, e lo testimoniano perfettamente.

    Novanta
    Allegato 516618

    Duemila
    Allegato 516619

    Dieci
    Allegato 516620

    Per cui forse non vi saranno catastrofi (forse), ma non andremo lontani dall'avere regolarmente temperature massime di 40°/42° nei mesi estivi, con i risultati che chi avrà un condizionatore starà bene, chi non potrà permetterselo (o le fasce più deboli della popolazione come bambini e anziani) rischierà seriamente la propria vita o la propria salute.
    L'unico lato positivo, credo, sarà l'innalzamento delle specie coltivabili nelle Alpi, dove il limite della vegetazione salirà decisamente, e quindi i terreni coltivabili - se adeguatamente sfruttati in maniera intelligente - potrebbero aumentare e dunque aiutare la produzione agricola (magari non su larga scala, però..). Riguardo le precipitazioni, personalmente non sono riuscito a rintracciare un trend univoco negli ultimi 90 anni per la mia zona, vedo che si susseguono periodi più secchi e periodi più piovosi, ma non vedo grosse linee di fondo, per cui l'approvvigionamento idrico potrebbe non essere particolarmente in crisi. Certo, ci sono periodi molto siccitosi - ma quelli c'erano anche in passato - e altri molto piovosi, per cui non lo vedrei come una conseguenza del GW, bensì come un problema atavico da affrontare. Il vero problema saranno le temperature estive. E dimenticavo un'altra cosa importante: il turismo invernale. Difficilmente potrà rimanere sostenibile al di sotto dei 2000 metri di quota con il continuo aumento termico in atto: sarà un intero settore turistico completamente da reinventare, con migliaia di persone da reinserire nel mondo del lavoro, riqualificare, studiare altro.
    Per cui forse no, non avremo catastrofi (almeno, magari non nell'immediato), ma alcune cose a livello di agricoltura, di economia e di turismo non solo cambieranno, ma stanno già cambiando e in parte sono già cambiate.
    Bel resoconto Lou. Chapeau anche a te.

    Ne approfitto per prenderne spunto visto che hai parlato di cambiamenti. Questi ci saranno di sicuro. Ma cambiare non è per forza qualcosa di negativo e gravemente impattante. Ecco perchè ho preferito parlare di catastrofi.
    Sul concetto di "non cambierà la vita di tutti i giorni" è dunque chiaro che non mi riferissi a semplici cambiamenti abitudinari, ma sociali. Ad esempio caldo talmente forte da bloccare la produttività e ridurre il PIL nei mesi peggiori, o fenomeni estremi talmente frequenti da causare danni e superare le possibilità economiche dei singoli e dello Stato di reagire. O fenomeni tali da causare un aumento spropositato delle morti.
    Tutto il resto (cambiamento nelle coltivazioni, nel vestiario, nei beni che si acquistano come più ventilatori a fronte di stufe) rientrano in variazioni a impatto minimo che modificano il particolare (cosa si coltiva, cosa si indossa nelle stagioni intermedie, cosa si compra) ma non il generale (i contadini comunque coltiverebbero, la gente comunque seguirebbe le mode, sceglierebbe ciò che climaticamente giova loro).
    Ultima modifica di burian br; 16/12/2019 alle 22:20

  3. #93
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Citazione Originariamente Scritto da Perlecano Visualizza Messaggio
    creo in "rosari meteo" un thread in cui dò le mie spiegazioni, in serata però (ora ho da fare). ciao a tutti.
    ecco: atarassia, ottimismo, ecc.

    nel mentre mi sono venute in mente ulteriori precisazioni che voglio fare, ma ora devo andare a dormire.
    Sai, ogni frase gira seguendo un'onda che tornerà, perché il mondo è rotondità.

  4. #94
    Uragano L'avatar di Alessandro1985
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    dato che la discussione si è impostata su determinati binari desidero utilizzare un'ultima volta (chiedendo il perdono di burian e di tutti coloro che troveranno sconvenienti le parole di questo mio intervento) per fare delle precisazioni che a questo punto ritengo doverose, almeno per quanto concerne il mio sentire
    visto che il tema del td era: come ci approcciamo al gw
    mi preme sottolineare cosa mi spinge a rifiutare l'approccio di massa alla tematica, non per una mera e in fin dei conti futile (di fronte a questioni di ben altro ordine) pignoleria accademica ma perché nella società odierna l'eccesso di comunicazione a tutti i livelli dilaga, nel virtuale e nel reale, e corriamo sempre più facilmente il rischio di dimenticare cosa significhino le parole e i concetti che formano, che peso possiedono, quanto è importante misurarle e moderarle
    prima di arrivare al nocciolo del dibattito pongo delle questioni già codivise in un altro td che sono intrinseche ai modelli di approccio e a cui non si bada nemmeno più ma che inevitabilmente finiscono per modulare il fondo di qualsiasi dibattito permeandolo di un antropocentrismo che non è ne più ne meno dannoso di quello che poneva l'uomo al centro dell'universo

    - naturale-artificiale: questa dicotomia che ormai accompagna dalla notte dei tempi il nostro modo di concepire la realtà è estremamente pericolosa e andrebbe finalmente superata
    l’uomo non è un organismo alieno, non è al di fuori della natura, ne è anch’esso un prodotto e risponde alle stesse leggi di qualsiasi altro essere vivente
    tutte le inclinazioni che ci siamo sempre rimproverati come rappresentassero qualcosa di innaturale dunque non sono altro che la più naturale delle risposte, una specie che persegue il proprio interesse e prolifera, con modalità innovative perché inedita è la capacità dell’essere umano di approcciarsi nei confronti dell’ambiente e sfruttarne le risorse
    quell’umanità innaturale che da sempre si associa con i meccanismi più istintivamente razionali che accompagnano ciascun essere vivente rappresenta proprio i valori con cui da sempre si identifica il concetto stesso di umanità: lungimiranza, altruismo, rinuncia del profitto sono capacità di cui da sempre ci fregiamo e che proprio perché animali come gli altri ci risultano così difficili da perseguire
    dovremmo renderci conto di non essere ne arbitri ne padroni del mondo ma un tasello come un altro e in quanto tale dovremmo ritrovare la nostra giusta dimensione
    solo partendo da questo approccio a mio avviso potremmo impostare un nuovo modello etico
    trovando il coraggio di metterci da parte e affrontare il nostro cammino secondo quella consapevolezza e coscienza profonda che sono i nostri doni più grandi

    - uomo cattivo e natura buona sono approcci del tutto fuori luogo
    qualsiasi ragionamento che implichi l’utilizzo di termini morali o etici rischia solo di essere fuorviante in un approccio scientifico e naturalistico

    - equilibrio degli ecosistemi, a mio modesto avviso è un’aberrazione che non meriterebbe nemmeno di essere menzionata: in natura è proprio la mancanza di equilibrio che garantisce la vita, il suo sviluppo e il suo continuo rinnovarsi
    tutto ciò che si avvicina al concetto di equilibrio è staticità e staticità è assenza di vita

    - punto di non ritorno: riferito a cosa? al pianeta e agli ecosistemi? con le transizioni a cui il pianeta è abituato dalla notte dei tempi (e le transizioni spesso hanno tempistiche assai ristrette perché attivano tutta una serie di effetti domino o feedback se dobbiamo per forza essere anglofili che portano le transizioni ad accelerare) parlare di punto di non ritorno è veramente insensato, se si parla dell'attuale modello di sviluppo antropico potremmo ragionarci ma allora bisognerebbe togliere quel pesante mantello di ipocrisia nel quale la dicitura terra-ecosistema è soltanto uno specchio per le allodole
    il feedback definitivo qualora non fossimo in grado di risolvere i problemi che ci siamo creati sarà quello di fare ciao ciao a questo pianeta e si può star certi che da quel momento, in quello che geologicamente è il tempo di un battito di ciglia, la terra si sarà sbarazzata di una buona parte di quei problemi che oggi sembrano insormontabili
    nel frattempo altre specie avranno ceduto il passo? direi che rappresenta anch'esso un falso problema considerando che la visione cristallizzata del giardino dell'eden l'evoluzionismo l'ha cancellata da un pò e per quanto possa essere un amante dei panda o degli orsi polari dovrei tener presente nessun essere vivente si è mai fatto carico della scomparsa di suoi conterranei (si veda alla voce antropocentrismo "buono")

    venendo al punto, ora che il tema clima è diventato di dominio pubblico e permea buona parte dei mezzi di comunicazione di massa si offre una occasione eccezionale per informare e offrire un approccio quanto più completo possibile
    ebbene perché non vengono mai sottolineate degli elementi basilari e in fin dei conti fondamentali per capirne di più?
    tutte domande che un appassionato e un addetto ai lavori da per scontate ma che non lo sono affatto per tutti gli altri

    perchè quando si mostrano le immagini dei ghiacciai non si sottolinea la ragione per la quale i ghiacciai ottocenteschi possedevano quell'estensione?

    perché non si sottolinea che quando si parla di "più caldo di sempre" si parla di un lasso di tempo infinitesimale a livello di oscillazione climatica?

    perché non si informa del fatto che i riferimenti "preindustriali" non fotografano alcuna condizione a priori della realtà climatica ma un periodo ben preciso e a suo modo piuttosto estremo?

    perché non si rende noto che i dati dell'unica oscillazione climatica, dal basso verso l'alto, di cui possiamo ragionare con elementi puntuali, e non da ricostruzioni paleoclimatiche con limiti enormi, ha già in pancia un insieme di "mele con pere" ovvero un insieme di informazioni che provengono da periodi tecnologicamente di livello esageratamente diverso e nonostante tutti i mirabili tentativi di omogeneizzazione e aggiustamento saranno sempre e comunque informazioni con un diverso grado di accuratezza, capillarità e precisione rispetto a quelle attuali?
    e forse un'indizio su quanto sia facile offrire curve di oscillazione non perfette ce l'abbiamo considerato che persino le moderne serie satellitari presentano ampi margini di errore tra l'una e l'altra a seconda di come vengono impostate e aggiustate (e parliamo di pochi decenni)

    perché non si evidenzia e riflette mai sul fatto che se i riferimenti di partenza non fossero stati così pesantemente condizionati al ribasso dall'uscita dalla PEG il tasso di incremento e la rapidità di transizione avrebbe assunto tutto un altro impatto fattuale ed emotivo?

    qualcuno di coloro che fa della battaglia climatica in funzione di un'oscillazione mai vista (una ne conosciamo) un fatto di civiltà si è mai chiesto cosa ne sarà di questa battaglia nel momento in cui l'oscillazione non dipendesse più in alcun modo da noi, e se continueremo ad abitare questo pianeta è bene tener presente che quel momento arriverà
    se dovessimo fare i conti con una transizione "complicata" verso l'alto o verso il basso a cui non poter appioppare la famigerata A, per sentirci in fondo e come sempre, più fighi di quello che siamo nel dover risolvere fenomeni che non abbiamo inventato noi?

    il mio approccio in definitiva vorrebbe essere di colui che ha compreso, interiorizzato e si impegna in prima persona per affrontare la questione nei termini che gli sono concessi ma non desidera essere un assolutista
    che trova un assolutismo la teoria delle glaciazioni al primo minimo solare profondo e quelle dell'ormai semidimenticata Hockey stick
    credo nel relativismo, nell'importanza che questo offre in tutti i campi e la storia dell'uomo ha insegnato cosa significa cedere alle lusinghe dell'assoluto specie quando ci si affida ad esso ciecamente
    e forse gioverebbe ricordare che da sempre la distanza che separa un eretico da un inquisitore è fin troppo breve
    il relativismo non implica atarassia, ne menefreghismo
    vuole semplicemente darsi una possibilità in più di tenere la mente aperta
    quando penso alle questioni più urgenti da risolvere in automatico mi vengono in mente:
    deforestazione
    cementificazione (quando guardo le foto dall'alto di alcune megalopoli, specialmente made in USA, mi vengono i brividi anche se fa caldo)
    uso e conseguente impoverimento dei suoli per agricolture intensive
    uso di pesticidi
    allevamento intensivo
    massiccio consumo di carne
    dispersione della plastica
    ecc ecc ecc

    infine mi concederete una divagazione sull'approccio al forum su cui Perlecano mi ha giustamente ripreso
    vorrei solo dire, a mia discolpa, che non credo di rientrare nella categoria degli oscurantisti o degli ottimisti ad ogni costo
    semplicemente ognuno possiede il suo stile
    c'è chi ama la statistica e ricordare con dovizia di dettagli quanto ci stiamo scaldando e chi invece ha piacere a ricercare elementi in parziale controtendenza se non funzionamenti convergenti o divergenti a livello configurativo e non termico anche nella ormai ben nota e oliata temperie climatica mediterranea degli anni '00
    chi si impegna in questo non è necessariamente colui che non vuol vedere ma semplicemente qualcuno che si rende perfettamente conto di quanto sta accadendo e non sente la necessità di doverlo sottolineare continuamente, anche perché ci sono utenti che lo fanno con passione e interesse molto meglio di come potrebbe farlo lui
    sono due facce della stessa medaglia che si completano e, lo dico con estrema convinzione, sono utili allo stesso modo
    in tutto ciò però non credo di aver agito a senso unico, sicuramente come dice Perlecano avrò dei bias che mi limitano l'oggettività e mi fanno passare la voglia di commentare carte ormai scontate nella loro "mediocrità", ma non ho mai mancato di commentare e sottolineare episodi che non sono di mio gradimento come le ondate di calore
    quello però in cui ho sempre creduto e in cui spero di essere egregiamente riuscito è il rispetto dell'alterità (e qui chiedo nel caso e con la massima sincerità di smentirmi senza problemi per aiutarmi a correggere il tiro)
    ragion per cui non ho mai fatto irruzione in un td di mio relativo interesse tentando di demolirne le fondamenta o portato sul personale questioni tra me e un utente che non approccia la realtà come a me meglio garba per screditarlo
    è ormai arcinoto che non ho mai condiviso l'utilizzo che una parte consistente dell'utenza fa di categorie etiche per evidenziare la divergenza tra il tempo che fa e quello che dovrebbe fare per assecondare i propri meteogusti o la normalità
    normalità che gioverebbe rammentare essere solo un riferimento privo di qualsiasi superiorità morale su tutto ciò che non la asseconda
    una linea creata dall'insieme delle oscillazioni mediate che in un dato intervallo si sono collocate al di sopra e al di sotto, niente di più
    e mi perdonerete se io proprio non riesco a scandalizzarmi perché puntualmente le oscillazioni attuali sono quasi tutte al di sopra di quella linea che comprende un campione non più rappresentativo di questo bilancio termico
    ovviamente anch'io delle volte mi sono permesso interventi ironici o persino sarcastici verso uno stile che mi pare francamente poco significativo e dettato prevalentemente dalla frustrazione di aver perso ciò che allettava il mio meteogusto ma, assicuro, mai con intenti discriminatori
    ebbene, dato che siamo entrati sul personale negli interventi recenti, mi permetto di fare anch'io una piccola postilla in merito
    visto anche che il recente confronto ha preso spunto da un posto di Josh, che ritengo utente estremamente preparato e consapevole e un importante risorsa di questo spazio, e che una volta mi ha additato eccessivo sarcasmo, oltre alla ormai celeberrima atarassia
    personalmente, visto che dobbiamo farci da specchio così come io lo accettato e interiorizzato da Perlecano, non lo ritengo esattamente un modello di rispetto della suddetta alterità
    interventi quando non allineati al suo pensiero troppo spesso provocatori, canzonatori, arricchiti di approfondimenti psicologici non richiesti
    l'utilizzo eccessivo di etichettature del tutto fuori luogo in considerazione di una scarsa o nulla conoscenza dell'interlocutore al di fuori di questo spazio
    infine mi permetto un consiglio su un atteggiamento in particolare che, franchezza per franchezza, mi urta profondamente: quando si utilizzano formule irridenti rivolte alla massa di coloro che non hanno alcuna nozione in materia, tipo "la ggente"o altre amenità, forse bisognerebbe rammentare che chi ha acquisito (per suoi meriti indubbiamente) un grado di consapevolezza superiore alla media dovrebbe scendere dal piedistallo dal quale si corre sempre il rischio di osservare sprezzanti e calarsi in quel volgo da cui tutti proveniamo per fare almeno il tentativo di avvicinarlo al punto dall'alto del quale riesce a osservare le cose con altri occhi, ponendosi allo stesso livello come farebbe un buon maestro
    altrimenti la nostra consapevolezza rischia di diventare solo una sterile portatrice di valori elitari dei quali, nell'attuale società, non si sente proprio ulteriore bisogno

  5. #95
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Alessandro, ti perdono MA se proprio qualcuno volesse risponderti circa l'ultima parte (che evidenzierò qui SOTTO alla fine del mio intervento) apra un altro thread!

    La prima parte in cui spieghi invece il tuo approccio non è OT, anzi, se qualcuno vuole parlarne ne è il benvenuto, purchè come nei limiti da me dettati non si discuta (nel senso di litigare per averla vinta) ma si dialoghi. Chiederò altrimenti l'intervento del Moderatore. Sia chiaro.


    Detto ciò, il tuo approccio è del tutto analogo al mio. Sarà perchè ho scoperto esserci ben altro di importante nella vita che il clima e l'ambiente, pur non significando ciò che io non sia attento a queste tematiche, anzi, il contrario (sapeste quante volte riprendo mia madre quando prende l'auto per andare a fare la spesa al supermercato a 150 m da casa, o come mi arrabbio quando passeggiando per le mie bellissime spiagge vedo rifiuti di plastica, una volta sgridai mia sorella perchè a Monopoli non riprese in inglese una famigliola tedesca che mi aveva raccontato aver visto gettare un sacco dell'immondizia lasciandolo in mezzo alla spiaggia, e potrei proseguire con altri aneddoti).

    Probabilmente risento anche dell'approccio di mio padre, che ha una visione sugli ecosistemi simile a quella che hai magistralmente espresso: l'uomo non è estraneo al mondo, ma ne è parte integrante. Una volta mi disse che il nostro considerarci estranei al mondo non è dissimile da chi ricco vede con miseria i poveri, come fossero una razza diversa. Anche se fa del bene c'è una superbia di sotto fondo. Non dissimile dall'episodio del Vangelo dell'obolo della vedova, in cui Gesù esaltò la vedova che diede un misero obolo al povero piuttosto che il ricco che diede una ingente somma di denaro, perchè quella grande somma in realtà era solo una piccola parte del suo immenso avere, e inoltre lo aveva fatto pubblicamente più che privatamente appunto per darsi vanto e un'immagine di benefattore, mostrando più superbia che interesse.
    Quindi sì, soggiace paradossalmente in questo ambientalismo (anche quello estremo, stile movimenti che vorrebbero la sterilizzazione dell'umanità) un forte antropocentrismo di fondo che probabilmente è a loro inconscio.

    La mia soluzione è trovare la giusta dimensione: l'uomo come parte integrante del sistema Terra, non come un "deus ex machina" che cambia le carte in tavola improvvisamente e che può a suo solo volere fare della Terra ciò che vuole. l tempo stesso, umiliando il nostro ruolo, non dobbiamo smettere di riconoscerne l'importanza e esaltarci.
    Il mio ideale in climatologia sarebbe lo stesso approccio che si usa in medicina: l'uomo può grandi cose, salvando molte vite. Ma la natura è sempre dominante su qualsiasi cosa facciamo. Se la climatologia avesse un approccio simile a quello sviluppato dalla medicina penso sarebbe la cosa migliore per tutti. E se anche i profani, coloro che non sono cultori della materia, si ponessero rispetto al clima e all'ambiente allo stesso modo con cui si approcciano alla salute e alla medicina (cercando di prevenire malattie, di tenersi in forma senza però andare verso estremi in quanto consci che in futuro nonostante tutto quello che facciamo per impedire di stare male o morire è sempre la Natura ad avere l'ultima parola) penso sarebbe l'ideale.

    Mera opinione personale. Non ho volontà di imporla a nessuno, è giusto una mia riflessione.
    Ovviamente non sto in questo modo giudicando come sbagliati gli altri approcci, anche perchè figli di sensibilità diverse (anche se li ritengo, invero e onestamente, deficitari rispetto al mio, ma sono certo che anche voi penserete lo stesso del mio, troppo alla buona e forse minimizzatore). Ammetto anzi che probabilmente il mio è pura utopia, e conoscendo l'Uomo un approccio più "catastrofista", ahimè, avrebbe un maggior impatto. Dopotutto, se l'Uomo (inteso come umanità) fosse capace di discernere il bene dal male senza aver bisogno di regolette strette che scrivano i limiti e i confini di ciò che è lecito o illecito, non avremmo avuto diversi problemi e il bisogno delle Leggi (religiose e statali) fin dall'alba dei tempi.


    PS: questa è la parte del post di Alessandro cui NON si può rispondere qui, ma se lo si vuole aprendo un altro thread, su esempio di quanto fatto da Perlecano.

    infine mi concederete una divagazione sull'approccio al forum su cui Perlecano mi ha giustamente ripreso
    vorrei solo dire, a mia discolpa, che non credo di rientrare nella categoria degli oscurantisti o degli ottimisti ad ogni costo
    semplicemente ognuno possiede il suo stile
    c'è chi ama la statistica e ricordare con dovizia di dettagli quanto ci stiamo scaldando e chi invece ha piacere a ricercare elementi in parziale controtendenza se non funzionamenti convergenti o divergenti a livello configurativo e non termico anche nella ormai ben nota e oliata temperie climatica mediterranea degli anni '00
    chi si impegna in questo non è necessariamente colui che non vuol vedere ma semplicemente qualcuno che si rende perfettamente conto di quanto sta accadendo e non sente la necessità di doverlo sottolineare continuamente, anche perché ci sono utenti che lo fanno con passione e interesse molto meglio di come potrebbe farlo lui
    sono due facce della stessa medaglia che si completano e, lo dico con estrema convinzione, sono utili allo stesso modo
    in tutto ciò però non credo di aver agito a senso unico, sicuramente come dice Perlecano avrò dei bias che mi limitano l'oggettività e mi fanno passare la voglia di commentare carte ormai scontate nella loro "mediocrità", ma non ho mai mancato di commentare e sottolineare episodi che non sono di mio gradimento come le ondate di calore
    quello però in cui ho sempre creduto e in cui spero di essere egregiamente riuscito è il rispetto dell'alterità (e qui chiedo nel caso e con la massima sincerità di smentirmi senza problemi per aiutarmi a correggere il tiro)
    ragion per cui non ho mai fatto irruzione in un td di mio relativo interesse tentando di demolirne le fondamenta o portato sul personale questioni tra me e un utente che non approccia la realtà come a me meglio garba per screditarlo
    è ormai arcinoto che non ho mai condiviso l'utilizzo che una parte consistente dell'utenza fa di categorie etiche per evidenziare la divergenza tra il tempo che fa e quello che dovrebbe fare per assecondare i propri meteogusti o la normalità
    normalità che gioverebbe rammentare essere solo un riferimento privo di qualsiasi superiorità morale su tutto ciò che non la asseconda
    una linea creata dall'insieme delle oscillazioni mediate che in un dato intervallo si sono collocate al di sopra e al di sotto, niente di più
    e mi perdonerete se io proprio non riesco a scandalizzarmi perché puntualmente le oscillazioni attuali sono quasi tutte al di sopra di quella linea che comprende un campione non più rappresentativo di questo bilancio termico
    ovviamente anch'io delle volte mi sono permesso interventi ironici o persino sarcastici verso uno stile che mi pare francamente poco significativo e dettato prevalentemente dalla frustrazione di aver perso ciò che allettava il mio meteogusto ma, assicuro, mai con intenti discriminatori
    ebbene, dato che siamo entrati sul personale negli interventi recenti, mi permetto di fare anch'io una piccola postilla in merito
    visto anche che il recente confronto ha preso spunto da un posto di Josh, che ritengo utente estremamente preparato e consapevole e un importante risorsa di questo spazio, e che una volta mi ha additato eccessivo sarcasmo, oltre alla ormai celeberrima atarassia
    personalmente, visto che dobbiamo farci da specchio così come io lo accettato e interiorizzato da Perlecano, non lo ritengo esattamente un modello di rispetto della suddetta alterità
    interventi quando non allineati al suo pensiero troppo spesso provocatori, canzonatori, arricchiti di approfondimenti psicologici non richiesti
    l'utilizzo eccessivo di etichettature del tutto fuori luogo in considerazione di una scarsa o nulla conoscenza dell'interlocutore al di fuori di questo spazio
    infine mi permetto un consiglio su un atteggiamento in particolare che, franchezza per franchezza, mi urta profondamente: quando si utilizzano formule irridenti rivolte alla massa di coloro che non hanno alcuna nozione in materia, tipo "la ggente"o altre amenità, forse bisognerebbe rammentare che chi ha acquisito (per suoi meriti indubbiamente) un grado di consapevolezza superiore alla media dovrebbe scendere dal piedistallo dal quale si corre sempre il rischio di osservare sprezzanti e calarsi in quel volgo da cui tutti proveniamo per fare almeno il tentativo di avvicinarlo al punto dall'alto del quale riesce a osservare le cose con altri occhi, ponendosi allo stesso livello come farebbe un buon maestro
    altrimenti la nostra consapevolezza rischia di diventare solo una sterile portatrice di valori elitari dei quali, nell'attuale società, non si sente proprio ulteriore bisogno
    Ultima modifica di burian br; 18/12/2019 alle 15:26

  6. #96
    Uragano L'avatar di burian br
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Con il commento scritto da me sopra rispondo alla prima domanda del td, cioè "come ci approcciamo al GW". Circa la seconda, "come vedete il futuro del clima italiano" la risposta è la 9

  7. #97
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Ricollegandomi a quanto detto da Alessandro...se uno ama la statistica presenterà tutte le casistiche e non solo quelle verso il caldo...chi fa statistiche solo relativamente ai record di caldo esaltando solo un aspetto dei dati a scapito di un altro non fa vera statistica.

    Io opterei per la 10 non foss'altro perchè è troppo poco votata e in fondo, sarebbe stato il mio punto di vista fino a pochi anni fa. Forse la delusione troppo forte relativamente all'andazzo recente mi farebbe andare troppo fuori strada.

  8. #98
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Ho messo la 2, perché la 1 mi sembrava troppo drastica. Comunque questi TD, al di là dei contrasti tra diverse opinioni, sono molto interessanti. È sempre bello analizzare possibili tendenze future e discorrere in merito.

  9. #99
    Vento forte L'avatar di DuffMc92
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Citazione Originariamente Scritto da Alessandro1985 Visualizza Messaggio
    dato che la discussione si è impostata su determinati binari desidero utilizzare un'ultima volta (chiedendo il perdono di burian e di tutti coloro che troveranno sconvenienti le parole di questo mio intervento) per fare delle precisazioni che a questo punto ritengo doverose, almeno per quanto concerne il mio sentire
    visto che il tema del td era: come ci approcciamo al gw
    mi preme sottolineare cosa mi spinge a rifiutare l'approccio di massa alla tematica, non per una mera e in fin dei conti futile (di fronte a questioni di ben altro ordine) pignoleria accademica ma perché nella società odierna l'eccesso di comunicazione a tutti i livelli dilaga, nel virtuale e nel reale, e corriamo sempre più facilmente il rischio di dimenticare cosa significhino le parole e i concetti che formano, che peso possiedono, quanto è importante misurarle e moderarle
    prima di arrivare al nocciolo del dibattito pongo delle questioni già codivise in un altro td che sono intrinseche ai modelli di approccio e a cui non si bada nemmeno più ma che inevitabilmente finiscono per modulare il fondo di qualsiasi dibattito permeandolo di un antropocentrismo che non è ne più ne meno dannoso di quello che poneva l'uomo al centro dell'universo

    - naturale-artificiale: questa dicotomia che ormai accompagna dalla notte dei tempi il nostro modo di concepire la realtà è estremamente pericolosa e andrebbe finalmente superata
    l’uomo non è un organismo alieno, non è al di fuori della natura, ne è anch’esso un prodotto e risponde alle stesse leggi di qualsiasi altro essere vivente
    tutte le inclinazioni che ci siamo sempre rimproverati come rappresentassero qualcosa di innaturale dunque non sono altro che la più naturale delle risposte, una specie che persegue il proprio interesse e prolifera, con modalità innovative perché inedita è la capacità dell’essere umano di approcciarsi nei confronti dell’ambiente e sfruttarne le risorse
    quell’umanità innaturale che da sempre si associa con i meccanismi più istintivamente razionali che accompagnano ciascun essere vivente rappresenta proprio i valori con cui da sempre si identifica il concetto stesso di umanità: lungimiranza, altruismo, rinuncia del profitto sono capacità di cui da sempre ci fregiamo e che proprio perché animali come gli altri ci risultano così difficili da perseguire
    dovremmo renderci conto di non essere ne arbitri ne padroni del mondo ma un tasello come un altro e in quanto tale dovremmo ritrovare la nostra giusta dimensione
    solo partendo da questo approccio a mio avviso potremmo impostare un nuovo modello etico
    trovando il coraggio di metterci da parte e affrontare il nostro cammino secondo quella consapevolezza e coscienza profonda che sono i nostri doni più grandi

    - uomo cattivo e natura buona sono approcci del tutto fuori luogo
    qualsiasi ragionamento che implichi l’utilizzo di termini morali o etici rischia solo di essere fuorviante in un approccio scientifico e naturalistico

    - equilibrio degli ecosistemi, a mio modesto avviso è un’aberrazione che non meriterebbe nemmeno di essere menzionata: in natura è proprio la mancanza di equilibrio che garantisce la vita, il suo sviluppo e il suo continuo rinnovarsi
    tutto ciò che si avvicina al concetto di equilibrio è staticità e staticità è assenza di vita

    - punto di non ritorno: riferito a cosa? al pianeta e agli ecosistemi? con le transizioni a cui il pianeta è abituato dalla notte dei tempi (e le transizioni spesso hanno tempistiche assai ristrette perché attivano tutta una serie di effetti domino o feedback se dobbiamo per forza essere anglofili Immagine
    che portano le transizioni ad accelerare) parlare di punto di non ritorno è veramente insensato, se si parla dell'attuale modello di sviluppo antropico potremmo ragionarci ma allora bisognerebbe togliere quel pesante mantello di ipocrisia nel quale la dicitura terra-ecosistema è soltanto uno specchio per le allodole
    il feedback definitivo qualora non fossimo in grado di risolvere i problemi che ci siamo creati sarà quello di fare ciao ciao a questo pianeta e si può star certi che da quel momento, in quello che geologicamente è il tempo di un battito di ciglia, la terra si sarà sbarazzata di una buona parte di quei problemi che oggi sembrano insormontabili
    nel frattempo altre specie avranno ceduto il passo? direi che rappresenta anch'esso un falso problema considerando che la visione cristallizzata del giardino dell'eden l'evoluzionismo l'ha cancellata da un pò e per quanto possa essere un amante dei panda o degli orsi polari dovrei tener presente nessun essere vivente si è mai fatto carico della scomparsa di suoi conterranei (si veda alla voce antropocentrismo "buono")

    venendo al punto, ora che il tema clima è diventato di dominio pubblico e permea buona parte dei mezzi di comunicazione di massa si offre una occasione eccezionale per informare e offrire un approccio quanto più completo possibile
    ebbene perché non vengono mai sottolineate degli elementi basilari e in fin dei conti fondamentali per capirne di più?
    tutte domande che un appassionato e un addetto ai lavori da per scontate ma che non lo sono affatto per tutti gli altri

    perchè quando si mostrano le immagini dei ghiacciai non si sottolinea la ragione per la quale i ghiacciai ottocenteschi possedevano quell'estensione?

    perché non si sottolinea che quando si parla di "più caldo di sempre" si parla di un lasso di tempo infinitesimale a livello di oscillazione climatica?

    perché non si informa del fatto che i riferimenti "preindustriali" non fotografano alcuna condizione a priori della realtà climatica ma un periodo ben preciso e a suo modo piuttosto estremo?

    perché non si rende noto che i dati dell'unica oscillazione climatica, dal basso verso l'alto, di cui possiamo ragionare con elementi puntuali, e non da ricostruzioni paleoclimatiche con limiti enormi, ha già in pancia un insieme di "mele con pere" ovvero un insieme di informazioni che provengono da periodi tecnologicamente di livello esageratamente diverso e nonostante tutti i mirabili tentativi di omogeneizzazione e aggiustamento saranno sempre e comunque informazioni con un diverso grado di accuratezza, capillarità e precisione rispetto a quelle attuali?
    e forse un'indizio su quanto sia facile offrire curve di oscillazione non perfette ce l'abbiamo considerato che persino le moderne serie satellitari presentano ampi margini di errore tra l'una e l'altra a seconda di come vengono impostate e aggiustate (e parliamo di pochi decenni)

    perché non si evidenzia e riflette mai sul fatto che se i riferimenti di partenza non fossero stati così pesantemente condizionati al ribasso dall'uscita dalla PEG il tasso di incremento e la rapidità di transizione avrebbe assunto tutto un altro impatto fattuale ed emotivo?

    qualcuno di coloro che fa della battaglia climatica in funzione di un'oscillazione mai vista (una ne conosciamo) un fatto di civiltà si è mai chiesto cosa ne sarà di questa battaglia nel momento in cui l'oscillazione non dipendesse più in alcun modo da noi, e se continueremo ad abitare questo pianeta è bene tener presente che quel momento arriverà
    se dovessimo fare i conti con una transizione "complicata" verso l'alto o verso il basso a cui non poter appioppare la famigerata A, per sentirci in fondo e come sempre, più fighi di quello che siamo nel dover risolvere fenomeni che non abbiamo inventato noi?

    il mio approccio in definitiva vorrebbe essere di colui che ha compreso, interiorizzato e si impegna in prima persona per affrontare la questione nei termini che gli sono concessi ma non desidera essere un assolutista
    che trova un assolutismo la teoria delle glaciazioni al primo minimo solare profondo e quelle dell'ormai semidimenticata Hockey stick
    credo nel relativismo, nell'importanza che questo offre in tutti i campi e la storia dell'uomo ha insegnato cosa significa cedere alle lusinghe dell'assoluto specie quando ci si affida ad esso ciecamente
    e forse gioverebbe ricordare che da sempre la distanza che separa un eretico da un inquisitore è fin troppo breve
    il relativismo non implica atarassia, ne menefreghismo
    vuole semplicemente darsi una possibilità in più di tenere la mente aperta
    quando penso alle questioni più urgenti da risolvere in automatico mi vengono in mente:
    deforestazione
    cementificazione (quando guardo le foto dall'alto di alcune megalopoli, specialmente made in USA, mi vengono i brividi anche se fa caldo)
    uso e conseguente impoverimento dei suoli per agricolture intensive
    uso di pesticidi
    allevamento intensivo
    massiccio consumo di carne
    dispersione della plastica
    ecc ecc ecc
    Esempio di olismo per antonomasia, termine che preferisco usare al posto di atarassia, proprio perché il clima e il nostro rapporto con esso (che sia di convivenza, adattamento, sfruttamento e di pura misurazione dello stesso) è una sommatoria di troppe variabili, quantificate in modi troppo diversi in un'epoca che sembra chissà che lasso geologico di tempo quando in realtà si tratta di 150 anni, di cui solo gli ultimi 25-30 hanno visto un ridimensionamento netto dell'anarchia e della fantasia nel monitoraggio, oltre al progresso tecnologico che hai menzionato.
    Inutile rimarcare che è l'unico approccio che ritengo possibile e produttivo in questa scienza enorme chiamata climatologia.

    Purtroppo la nostra responsabilità in un fenomeno ci crea immediatamente uno schermo di coscienza con il quale filtriamo la scienza, da cui poi le varie dispute da bar tra i buoni (li chiamo grigliatisti da un po' di tempo, per sdrammatizzare) e i cattivi (negazionisti, magari ''glacialisti'', quelli che negano tutto a prescindere). Poiché l'incontro/scontro con il riscaldamento globale può portare rivoluzioni migliorative, molto pittoresche, eque e belle (per noi, che siamo in un paese industrializzato), allora chi non lotterebbe per un mondo migliore? Di conseguenza, anche solo mettere in dubbio, parziale o totale, la buona fede (diversa da ''scienza'') di un progetto così bello inevitabilmente spinge a etichettare negativamente lo spirito critico, motore della scienza e spesso nemico della coscienza.

    Non per fare il saputello, ma Hegel ed il suo mitico mondo triadico fatto di tesi, antitesi e sintesi sono gli unici rimasugli di filosofia che io non abbia rimosso 5 secondi dopo aver risposto a voce o per iscritto alle domande delle verifiche: il riscaldamento globale non dipende dall'uomo ma dalla natura (tesi); il riscaldamento globale dipende tutto dall'uomo e non dalla natura (antitesi)- che volendo potrebbero anche venire invertite; il riscaldamento globale dipende dalla natura e dall'uomo (sintesi). I primi due approcci, al di là scientificità dettata dalla quantità e qualità dei dati di appoggio delle loro teorie, sono entrambi ascientifici in quanto vedono il clima terrestre come x+y-z oppure -x+y+z.
    La scienza invece ci dice che il clima è x+y+z ed è lì che sta il succo della questione climatica: il capire come il tutto funziona.
    Quindi, per come la vedo io, nella comprensione dei fenomeni l'aritmetica batte l'algebra, tanto per fare una piccola metafora.

  10. #100
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    Predefinito Re: Come ci approcciamo al GW

    Ci sono miriadi di cervelli (umani ed elettronici) che sostengono che il riscaldamento "attuale" sia antropico, e sostengono tale tesi dopo aver scartato specificamente e dettagliatamente il contributo dei fattori naturali. Farli rientrare dalla finestra dopo che la scienza li sta buttando fuori dalla porta, tanto per costruire una sintesi: questo sì è antiscientifico.


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