Ambiente perché non è solo atmosfera, ma anche mare, terra e biosfera.
Anche la CO2 che produce l’uomo è già presente in altra forma sulla terra, non è importata da fuori.
Tutto qua si basa sul carbonio, quindi di forma e trasforma continuamente CO2.
Se durante l’esistenza della terra le eruzioni, gli incendi o altro hanno prodotto CO2 in forma gassosa che si è concentrata nell’atmosfera e questa concentrazione non è continuamente salita, ma ha avuto alti e bassi, significa che la capacità di assorbire la CO2 è maggiore di quella attualmente presente nell’atmosfera.
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L'aumento della produzione mondiale negli ultimi anni è venuto in larga parte dagli USA, tra produttori che hanno costi di produzione molto elevati, infatti quando c'è stato un calo di prezzo ci sono stati fallimenti diffusi nel settore. Questi produttori sono diventati un po' dei calmieratori dei prezzi, visto che nessuno produce in perdita quando il prezzo scende troppo riducono la produzione, se il prezzo aumenta aumentano i pozzi e la produzione, quindi i loro costi sono particolarmente rilevanti per il mercato mondiale.
Senza questa produzione ad alto costo non rimarremo certo senza petrolio ma la produzione sarebbe rimasta molto vicino a quanto sostenevano i teorici del picco del petrolio.
Visto che da quel che ho capito sei un peak oiler pentito, magari prendi in considerazione la possibilità che non avessi del tutto sbagliato allora e che non avessero del tutto ragione i sostenitori dell'abbondanza.
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Io non sono un peakoiler pentito, semplicemente non sono in grado di avere certezze e quindi mi metto alla finestra e osservo.
La tua ricostruzione comunque mi sembra approssimativa. Stai dicendo forse che il maggior consumatore e importatore di petrolio ha avuto interesse a tenerne alto il costo per non far fallire qualche produttore interno?
Sugli altri grafici ho già risposto, sul primo che hai messo non è specificato in quanto tempo si sarebbero azzerate le emissioni umane, probabilmente anche in quel caso l'azzeramento è graduale e per questo motivo per cui la discesa è ritardata e lenta.
Se ci fai caso peraltro le concentrazioni misurate ad oggi sono più basse di quelle previste nello scenario zero emissioni, quindi evidentemente qualcosa non torna.
Difficile vedere ad occhio un piccolo rallentamento come quello degli anni 70, le emissioni hanno comunque continuato a crescere, peraltro ci sono anche fattori di variabilità naturale nel breve termine da tenere in considerazione. Bisognerebbe mettersi a fare un po' di conti e derivate.
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Sto dicendo che come in tutti i mercati il prezzo è determinato dal costo marginale, ovvero dal costo dell'ultimo produttore che serve per soddisfare l'intera domanda.
Ad oggi con il prezzo a 30 dollari al barile una decina di milioni di barili al giorno si ritroverebbero ad essere prodotti in perdita, tra cui gran parte dei circa 7 milioni di barili di shale oil americano.
Il rialzo dei prezzi ha trasformato gli USA da importatore ad esportatore netto di petrolio, questa è stata la principale rivoluzione degli ultimi anni.
Quindi se le rinnovabili riuscissero a ridurre la domanda di petrolio in misura tale da far scendere i prezzi, la produzione di petrolio si ridurrebbe di conseguenza. Continueremmo a utilizzare ancora il petrolio più economico da estrarre, ma le riserve di petrolio estraibile a costi molto bassi sono limitate.
Comunque quando parliamo di anidride carbonica il vero problema è il consumo di carbone, che è in forte crescita grazie al costo basso e alle riserve enormi. Quando ci sono adeguati standard ambientali non è conveniente, negli USA infatti si sta riducendo molto, ma per i Paesi in via di sviluppo che non si preoccupano dell'inquinamento atmosferico è una tentazione irresistibile.
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Sono andato a guardarmi i dati del rcp 2.6, che tu fai rientrare nel molto graduali ma che in realtà sono i più aggressivi immaginabili nella riduzione delle emissioni, a tal punto che negli ultimi 30 anni del secolo le emissioni sono negative (in pratica sequestro di co2). Per avere cosa? Stabilizzazione o leggera diminuizione della concentrazione di co2.
Negli altri casi nonostante la riduzione delle emissioni la concentrazione di co2 in atmosfera aumenta comunque, certo con un rateo minore ma aumenta in ogni caso. Dovranno lavorare parecchio gli oceani.
E comunque, a sensazione, trasferire il problema negli oceani può essere un aiuto nell'immediato ma resta una incognita perchè come assorbe velocemente tanto potrebbe rilasciare.
Mi riferivo solo agli scenari del grafico di @burian.br, gli rcp non c'erano quindi lo scenario più ottimistico era il B1.
Nel 2.6 c'è un taglio molto drastico delle emissioni umane ma una risposta opposta di quelle naturali, non saprei dirti esattamente a quali cause sia dovuto. In parte è spiegabile con il fatto che i meccanismi naturali contrastano fortemente l'incremento delle concentrazioni atmosferiche ma non assecondano il calo nella stessa misura (c'è un effetto di saturazione), ma potrebbero anche esserci differenze modellistiche rispetto al b1.
Questo no, ci sono precise leggi fisiche che descrivono lo scioglimento della CO2 in acqua. L' accumulo in oceano è un ostacolo per il ritorno a concentrazioni pre-industriali (che a mio parere non sarebbe nemmeno auspicabile), ma il rilascio sarebbe graduale e vincolato alla riduzione delle concentrazioni atmosferiche, rilasci improvvisi sono impossibili.
L' incognita più grossa è il comportamento della biosfera e delle correnti oceaniche, di cui sappiamo poco e non conosciamo la risposta al cambiamento climatico.
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Andando a guardare le emissioni di CO2 dal 1990, è evidente come la Cina sia stata la principale responsabile dell’aumento dei livelli atmosferici di CO2.Originariamente Scritto da snowaholic
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Emissioni pari alla somma di quelle dell’Occidente (EU+USA).
Figuriamoci se dovessero svilupparsi gli altri paesi del terzo mondo, a partire dall’India che ha gli stessi abitanti della Cina e del mondo occidentale. Direi che le emissioni aumenterebbero ulteriormente della stessa quantità.
Oltre ad abbattere le emissioni dovremmo anche elaborare un modo per consentire lo sviluppo nei paesi arretrati senza puntare sui combustibili fossili.
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