Originariamente Scritto da
Ghiacciovi
Purtroppo, invece, penso che ci sia molto da aggiungere: quest'anno ha nevicato pochissimo sui monti dell'Appennino meridionale..... e questo è un grosso problema. Le precipitazioni liquide, in un'area che presenta forte orografia carsica (ad esempio la zona del Laceno), sono molto meno influenti nel rialimentare le riserve idriche sotterranee: la pioggia che bagna una montagna carsica, torna al mare in un periodo molto rapido. Mentre gli equivalenti in acqua delle neve che ricopre le stesse montagne, più o meno da dicembre a marzo-aprile, percolando lentamente nelle falde (le montagne carsiche possono essere riferite a delle "spugne" che si riempiono lentamente di acqua) rimane maggiormente trattenuta nelle cavità interne e profonde di questi sistemi montuosi là dove l'evapotraspirazione dei mesi estivi, fortissima alle latitudini mediterranee, non riesce ad influire. I 1300 mm di pioggia caduti a Laceno da dicembre ad oggi non sono la stessa cosa che gli equivalenti d'acqua di 250 - 300 cm di accumulo nevoso stagionale dei monti Picentini da dicembre a marzo....... quindi, i 150-200 mm di acqua da neve fusa che penetrano lentamente nel terreno senza essere dilavati per ruscellamento direttamente nei fiumi e nel mare. Per comprendere i benefici di una stagione di accumulo idrico sulle riserve delle falde sotterranee, si deve valutare quanto lentamente il deposito idrico solido (neve - ghiaccio ) staziona sulle montagne carsiche....... più a lungo vi staziona, maggiore probabilità si ha di rimpinguare le riserve interne montane non soggette a ruscellamento rapido e ed evaporazione.
Se poi vogliamo semplicemente proporre il paragone con i 400 mm di pioggia dell'anno scorso ...... i paragoni vanno fatti con le annate normali e non con quelle disastrose. La normalità è avere 1800 mm annui di precipitazioni sui monti Picentini , di cui almeno 150 - 200 garantiti dalla neve che è fondamentale. Dirò di più: con il cambiamento climatico in atto, l'intensificazione dei fenomeni ed il concentrarsi delle precipitazioni in breve lasso di tempo, sta accentuando ulteriormente, nel Mediterraneo, il ruscellamento rapido delle precipitazioni liquide verso il mare. In ciò sottraendo alle risevre idriche ed alle falde montane la quota di infiltrazione lenta indispensabile e rendendo le aree mediterranee molto più dipendenti dalla neve invernale rispetto a prima per rialimentare le sorgenti. Se possibile, nell'era del global warming, la neve alle nostre latitudini sta diventando ancor più un fattore critico.
Per rispondere invece all'utente che vive in Norvegia, dalle cui parole trapela una velata ironia sulle affermazioni relative all'abbondanza di sorgenti in Italia e Giappone, mi piacerebbe precisare un paio di cose:
ciò è vero relativamente all'abbondanza di acque minerali e termali. Di fonti ve ne sono tantissime. Più che di sorgenti, Italia e Giappone vantano la maggiore quantità al mondo di acque minerali e termali. Il motivo risiede nella estrema varietà geologica dei terreni: vulcanici, carsici, alluvionali, freatici, granitici ecc. In particolare, in Italia prevale la componente carsica che, come daltronde in Montenegro, Bosnia, Croazia, ecc, determina l'abbondanza estrema di risorgive a valle dei massicci montani. Insomma: poche acque superficiali (pochi fiumi ) e molte sorgenti proprio perchè l'acqua scorre nei meandri interni delle montagne e non in superficie come negli altri paesi. In Giappone, invece, interpretando l'Utente Pino 64 , prevale un'abbondanza di terreni vulcanici che contribuiscono alla mineralità delle acque ed una straordinaria abbondanza di nevicate invernali (i maggiori snowfall annui del pianeta, come noto, si verificano proprio in Giappone oltre che sui monti costieri del Nord America. Immagino che anche la Norvegia non scherzi.....).
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