Andrea Moccia, geologo di Geopop su Youtube, sostiene che la tragedia fosse prevedibile in linea generale ma senza possibilità di sapere quando e dove.
Io non so dire se si poteva fare di più, ma dirlo ora dopo che è successo mi sembra troppo facile.
Anche per gli orari su cui molti discutono: è vero, il crollo è avvenuto nell'ora più calda, ma negli anni '80 un seracco alle Grandes Jorasses è caduto alle 4 del mattino, facendo vittime anche in quel caso....alla fine una componente di imprevedebilità c'è e ci sarà sempre purtroppo.
Detto questo, i ghiacciai pensili come quello della Marmolada mi hanno sempre fatto impressione già istintivamente....per fortuna quello è l'unico delle Dolomiti e anche nel resto delle Alpi Italiani non ce ne dovrebbero essere tanti, tra Piemonte e Valle d'Aosta credo che qualcosa del genere si veda solo sui ghiacciai del Bianco (e lì purtroppo sono ancora più pericolosi, se vengono giù fino a Val Veny o Val Ferret fanno veramente una strage; pare che l'area sia stata chiusa nel 2009 per il rischio di crolli sempre del seracco delle Grandes Jorasses comunque).
Direi che mi trova pienamente d'accordo Moccia.... ovvio poi che i seracchi si staccano quando vogliono, però le ore più calde del giorno sono quelle in cui c'è più probabilità.
Poi per quanto riguarda i ghiacciai pensili del Bianco... fossimo in periodo di espansione glaciale crolli dalle creste sarebbero all'ordine del giorno per via della spinta proveniente dal bacino di accumulo; quando la lingua glaciale trova il 'vuoto per un po resiste ed avanza ancora, ma poi arriva al carico di rottura.
Hai toccato un punto secondo me interessante. Gli impianti che salgono in alta quota (io ho una frequente esperienza di quello che porta a Peio 3000) scaricano in zone già di alta montagna, spesso come nel caso che ho citato con aree recentemente deglacializzate dove ci si deve muovere con molta attenzione frotte di persone totalmente impreparate, sia come abbigliamento (a iniziare dalle calzature) sia come atteggiamento mentale. Si vedono gruppi di ragazzi che provano a salire paretine rocciose brevi ,ma se cadi sui sassi anche da 3-4 metri rischi parecchio, gente che si avventura sui bordi spesso costituiti da rocce levigate e scivolose del laghetto ai piedi del Taviela, dove se cade l'ipotermia ci mette poco a ucciderti, qualcuno che va a curiosare tra quel che resta della vedretta Taviela, insidiosa per la presenza di ghiaccio coperto da detrito. Poi magari sono gli stessi che ora gridano al "chiudete i ghiacciai" (e magari anche i sentieri appena meno agevoli) .
E anche io ho visto le stesse scene che descrivi tu al Presena
Giovanni
Avatar: la grande nevicata a Peio il 20 gennaio 2009
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