Comunque è quasi miracoloso, vedendo lo 06, restare perennemente sottomedia in territorio italico nonostante la piallatona. Quale santo bisognerebbe ringraziare?
Oh via vai:Tu dà retta a noialtri: Ché Vaia nella PEG, se passava lasciava traccia.
Abeti e pini son stati piantumati dopo la 1. guerra mondiale qui, prima ci stavano i larici, che avrebbero retto meglio le raffiche immonde.
A chiamar in causa la variabilità statistica con Vaia son tutti bravi.
Ad analizzare i tempi di ritorno di quella bestia invece son bravi solo quelli che studiano il clima che fu e non commentano poi qua dentro.
A parte qualche scemo, tipo io, che legge poi i risultati di quelle analisi e scopre che Vaia no: unn l'era mìa accaduto prima sai?
In sottolineato le risposte vernacolari in toscano più o meno standard.
Oltre le 240h ENS GFS e ECMWF differenti: come dire che se giro il rubinetto sul rosso mi esce l'acqua calda, sul blu l'acqua fredda.
@Heinrich : la seconda (cit.).
Assoluto sostegno della tua tesi, al.eno da parte mia.
" Intra Tupino e l'acqua che discende del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende........" Dante, Paradiso XI
- In avatar, il mio mondo : Omar, Sarah, il cantiere e .... la neve!
Per affermarlo ci vogliono prove attualmente impossibili da trovare.
Piuttosto, si trovano tanti altri dettagli.
Come per esempio che gran parte dei boschi distrutti da Vaia erano piantagioni di conifere effettuate a quote troppo basse e fuori zona: lo sono praticamente tutte le peccete prealpine e le pinete varie impiantate ai tempi dell'autarchia su copiatura del modello selvicolturale tedesco (vedi Foresta Nera, nera di abeti rossi piantati e naturalizzati al posto dei faggi che c'erano fino a prima dell'inizio del '900).
Il tutto poi è stato perpetuato negli anni 50-80 perché si riteneva che il coniferamento dei rilievi fosse la naturale espressione ecologica di quelle zone.
A cavallo tra le province di Treviso e Belluno, per esempio, ci sono lariceti impiantati a 350 metri di quota.
Resisti a un temporale, resisti a un altro, resisti a una caldazza e così via, finché finalmente è arrivato il reset di Vaia a spazzare via queste schifezze di appezzamenti pieni di conifere ''zombi'', già del tutto o parzialmente marce all'interno (da lustri, almeno).
Nel '66 ad Asiago gli abeti rossi non caddero perché erano gli stessi del 2018 alti 30 metri di meno, come d'altronde potrebbe essere accaduto in quel di Paneveggio (dove l'abete rosso è sì realmente autoctono, come saprai, ma la foresta monospecifica indotta per fini selvicolturali ha sempre un preventivo piede nella fossa in termini di resilienza ai fenomeni meteorici).
Quindi se vogliamo sentenziare sul clima attraverso i danni a questi ''ecosistemi'' dobbiamo prima fare i conti con la modifica impressionante da noi apportata a questi ultimi nell'ultimo secolo.
Una modifica rapida e radicale che batte almeno 95 a 5 quella indotta al clima alla quale potremmo, forse, un giorno, ascrivere effetti come quelli portati da Vaia.
Ultima modifica di DuffMc92; 20/01/2023 alle 21:01
Sottomedia fino alla fine dei tempi
http://www.maestrorobertobernabini.it
Il sito di un grande amico.visitatelo!!!!!
------------------------------------------------------------------
"Due cose al mondo non ti abbandonano mai,l'occhio di Dio che sempre ti vede e il cuore della mamma che sempre ti segue"
http://www.maestrorobertobernabini.it
Il sito di un grande amico.visitatelo!!!!!
------------------------------------------------------------------
"Due cose al mondo non ti abbandonano mai,l'occhio di Dio che sempre ti vede e il cuore della mamma che sempre ti segue"
Segnalibri