Fra Cent'anni, questo e' il titolo di un ottimo libro scritto da Jonathan Weiner (il titolo originale:
The next one hundred years), con il prezioso aiuto di scienziati di fama mondiale...per citarne alcuni:
James Lovelock, Charles Keeling, Syukuro Manabe…
Questo libro è stato scritto tra il 1986 e il 1989 e descrive minuziosamente tutte le probabili ipotesi di cambiamento climatico che ci apprestiamo ad assistere nei prossimi cento anni.
Non è un libro catastrofista, anzi devo dire che è stato scritto con un certo ottimismo visto come stando andando le cose oggi.
Si parla di come l’aumento della temperatura dell’aria (anche se è più preoccupante l’aumento di temperatura degli oceani) potrebbe influire su tutto l’ecosistema del pianeta e per accennare a quanto sentito in televisione in questi giorni anche della possibilità, tra una cinquantina d’anni (purtroppo sta accadendo da 5 anni), dello scioglimento del permafrost nelle aree dell’alaska e della Siberia. Scioglimento che provocherà la fuoriuscita di metano nell’atmosfera aumentando in maniera esponenziale la crescita di temperatura dell’atmosfera.
La cosa più grottesca è che la popolazione mondiale non si accorge di questo (o non vuole accorgersene) e seguita a comportarsi come se niente fosse, continuando nella continua rincorsa ad uno stile di vita che fa a cazzotti con il proprio ecosistema.
E’ come prendere una rana e buttarla dentro una pentola di acqua bollente…la rana, appena si accorge della temperatura schizza fuori dalla pentola, ma se immergi la rana nell’acqua fredda e accendi il fuoco sotto la pentola, essa seguiterà a nuotare fino a morire bollita.
Io sono scosso da quello che succede nel nostro emisfero da cinque mesi. Non è solo il nostro orticello o il versante sud delle alpi….stiamo assistendo a qualcosa di enorme, magnifico e terrificante allo stesso tempo. Terrificante, perché non si può descrivere altrimenti aver la prova di aver oltrepassato il punto di non ritorno.
L’anomalia termica è estesa a tutta l’europa continentale e alla Russia fino agli Urali e parte del continente nord-americano.
Vi riporto un passo di questo libro, proprio al termine, che mi è rimasto impresso e che descrive la pazzia di questa umanità che si è scavata la fossa e seguita imperterrita come la rana a scavare…
“Presso l’Istituto di fisica dell’Università di Berna sono conservati più di 2000 pezzi di ghiaccio provenienti dalla calotta antartica e dalla Groenlandia.
I campioni sono in tubi disposti su scaffali che rivestono le pareti di stanze refrigerate, nei sotterranei dell’edificio. Non molto tempo fa, un fisico svizzero prelevò da uno degli scaffali un cilindretto di ghiaccio. Lo sfilò dal suo tubo di cartone, aprì il sacchetto di plastica in cui era chiuso e ne tolse un quadratino di carta millimetrata. Vi si leggeva:
Tubo 339Dye 3181Da 1806.39 mA 1806.90 mSecondo il codice adottato dal laboratorio, quel ghiaccio era stato estratto da un punto profondo quasi 1807 metri della calotta glaciale groenlandese, presso la base del sistema di allarme precoce americano n. 3 (Distant Early Warning Station 3), nota in codice come “Dye”, i cui radar perlustravano il piano orizzonte, pronti a captare la traccia di eventuali missili nemici: reggendo in mano il foglietto, il fisico svizzero eseguì un rapido calcolo mentale e disse:<<” Questo ha….dodicimila anni, più o meno”>>.B in 36.9
Quindi tagliò dal cilindro un cubetto di ghiaccio e lo portò dalle stanze refrigerate al proprio studio, dove lo mise in un becher con dell’acqua sul davanzale della finestra. Facemmo a turno a mettere l’orecchio sull’imboccatura del recipiente e ad un certo punto si udì un piccolo sibilo. Un pezzetto di ghiaccio risalente all’ultima era glaciale stava fondendo e le pareti di tutte le bollicine d’aria che vi erano intrappolate si rompevano a decine.
L’aria che sfuggiva da quel becher non era stata respirata per 12.000 anni. Allora sul pianeta vivevano cinque milioni di persone ed erano prossime al momento in cui avrebbero inventato l’agricoltura, e avrebbero in tal modo acceso una miccia a lentissima combustione.
L’aria che sfuggiva da quel becher era quella che formava l’atmosfera del pianeta poco prima che avesse inizio uno dei più grandi esperimenti nella storia della vita. In essa la concentrazione di anidride carbonica era di circa 180 parti per milione.
Per diecimila anni, disse il fisico, la concentrazione resta così ( e col dito tracciò una linea immaginaria ad una certa altezza), “ e poi bum!: l’esplosione”.
Quello chiamato in codice “Trimity” (la prima esplosione atomica avvenuta nel deserto del nevada, U.S.A. nel 1945) fu un esperimento condotto in segreto nel deserto. Questo è invece l’esperimento più pubblico che vi sia mai stato. E’ una esplosione al rallentatore provocata da tutti gli uomini, le donne e i bambini del pianeta, dal primo all’ultimo.
Se immettessimo nell’aria 5 gigaton di carbonio tutti in un punto, tutti nello stesso momento, in un'unica eruzione, ci si presenterebbe uno spettacolo non meno imponente del grande globo di fuoco che si alzò dal deserto di Alamogordo. Vi sarebbero enormi quantità di fumo e polvere, e questi sarebbero squarciati da fulmini. Si vedrebbe una colonna infuocata che sembrerebbe estendersi nel cielo, e nel futuro, più in là di quanto possa arrivare qualsiasi sguardo.
Nel bunker da dove dirigeva l’operazione Trinità, a Oppenheimer venne in mente un versetto del Bhagavadgita: “Ora sono diventato la Morte, distruttrice di mondi”. Kenneth Bainbridge, braccio destro di Oppenheimer, esclamò << Adesso siamo tutti dei figli di *******>>.
Il guaio è che non reagiamo alle emergenze che si manifestano al rallentatore. Non reagiamo in misura adeguata all’invisibile. Ma sappiamo che cos’è un’esplosione. Cinque gigaton di carbonio sono l’opera (1988) di un anno per la sfera umana, o di cento tambura per la litosfera. Sarebbe una strana esperienza vedere esplodere nell’aria 5 gigaton di carbonio. La gente che ci incontrasse dopo lo capirebbe dalle nostre facce. Racconta un fisico che a Los Alamos vide gli scienziati e i tecnici che rientravano in autobus dopo aver preso parte all’esperimento: <<” Capìì che avevano visto qualcosa di molto grave, qualcosa che aveva in qualche modo cambiato tutta la loro visione del futuro >>.
Molto tempo dopo che i venti avessero disperso la nube della “nostra” esplosione, essa seguiterebbe a gravare sulla nostra mente. Porteremmo per sempre dentro quello spettacolo, come i testimoni di Alamogordo. Capiremmo che il mondo non sarebbe mai più lo stesso.
"Cacche di piccione" ©
il miglior combustibile è l'acqua...bisogna solo saperla accendere
The Next One Hundred Years - Jonathan Weiner
mi ricordo una frase detta in "dante's peak, la furia della montagna": se mettiamo una rana in acqua bollente la rana esce subito e si salva, ma se mettiamo la rana nell'acqua fredda e la riscaldiamo a poco a poco, la rana muore.
c'è da dire che non c'è niente di più vero...
Tecnico Meteorologo certificato (WMO 1083 – registro DEKRA DTC-TMT-001-17 secondo UNI CEI EN ISO/IEC 17024:2012). www.meteoravanel.it (webcam realtime e dati meteo da oltre 15 punti di osservazione e monitoraggio a Vittorio Veneto e dintorni).
Dunque, cosa possiamo fare?
Io non ho gran voglia di fare la rana, men che meno se è bollita!
D'altra parte, non mi è troppo chiaro che cosa si potrebbe fare per porre un freno a questa tendenza: smettere di andare in auto? Spegnere i riscaldamenti (non oggi, perché già non va)? Chiudere le industrie? Non produrre più energia da combstibili fossili? Oppure ci sono altre alternative più praticabili?
Paolo
Quello di non sapere cosa fare per noi (noi inteso come popolazione in senso generico) è anche in qualche modo giustificabile.
Non è giustificabile per chi deve prendere decisioni importanti, far passare davanti il portafoglio del proprio governo e non fare niente come investimento per il futuro.
esempio, il governo dei peperoni si insedia al posto del governo delle melanzane dopo 5 anni di mandato.
le proposte sono molte e fra queste, per far tornare il bilancio (per questo governo) , si propone il solito taglio alla sanità in generale e alla scuola.
Quello del taglio alla scuola è la solita cazzata che serve solo a quel governo per cercare di far quadrane i propri conti, ma tagliare sul futuro della nazione è quanto di più cretino si possa fare e lo fanno tutti i governi, destra o sinistra che sia.
I consigli di amministrazione delle multinazionali sono composte non da trentenni che pensano al loro futuro, ma da ultrasessantenni che del futuro dei loro nipoti non gliene frega un cazzo...dite quello che volete ma è così.
Le cose da fare sono tante e tutte attuabili per rallentare questa crescita di gas effetto serra e alcune sono francamente irrealizzabili.
Alcuni scienziati hanno calcolato che per ridurre la quantita di anidride carbonica bisognerebbe piantare subito tutte le piante tagliate negli ultimi 100 anni, e devono essere piante a crescita rapida che poi devono essere tagliate e in qualche modo fatte sparire prima che il legno rilasci il carbonio accumulato. Il ciclo deve essere subito ripetuto per abbattere ulteriormente il livello di CO2
Una cosa da fare e subito sarebbe quella di far cambiare la mentalità alla popolazione mondiale. Lo vedi anche al bar di cosa discute la gente..."ehhh sì è cambiato il clima, non esiste più l'inverno...ma hanno detto che poi arriva il freddo...hai visto cosa ha fatto la Juve?...sai che la silvana ha cambiato lavoro....."............
![]()
"Cacche di piccione" ©
il miglior combustibile è l'acqua...bisogna solo saperla accendere
The Next One Hundred Years - Jonathan Weiner
Il problema sembra essere l'interesseBisognerebbe trovare un modo per far si che chi ha il potere di decidere, abbia interesse nel "raffreddare l'acqua" prima di bollirci dentro. Al momento non ho idee, ma prometto che ci penso. Dopotutto, son convinto che tutti possiamo sbagliare, ma per essere sicuri di fare una cosa giusta, dobbiamo essere messi nelle condizioni di non sbagliare.
Paolo
Segnalibri