Romagna dal 08 al 14 luglio 2019

**vigna** · 11/07/2019, 10:00

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**ilmax** · 11/07/2019, 10:37

Ragazzi, questa mattina ho parlato con un mio amico giardiniere che lavora a Cervia; roba da apocalisse a Milano Marittima. Sta intervenendo nelle aree private per rimuovere i pini caduti; dice che i fusti degli alberi sono caduti ognuno a pochi metri dall'altro seguendo traiettorie diverse.

Personalmente mi è capitato una volta di finire sotto a una tromba marina in landafall, è stata una brutta esperienza ma una roba così come la si vede nelle foto e nei video sul giornale non l'avevo vista.

Scusate il leggero OT.

**vigna** · 11/07/2019, 10:50

Gigio docet

Tornando sul tornado (esecrabile gioco di parole), o se vogliamo sulla tromba marina di ieri, viene anche in questo caso confermata, a posteriori, l’importanza del windshear (brusca variazione dei parametri di vento) nel primo chilometro di quota a partire dal suolo /(fermo restando che l’atmosfera deve essere assai instabile in senso ben più ampio), sia in direzione (directional) che in velocità (speed).
In particolare nei vortici “costieri”, o che comunque si innescano in prossimità dei litorali, sembra assuma particolare importanza il directional 0-1 km per motivi legati alla circolazione alla mesoscala che quasi sempre si innesca in condizioni sinottiche generali che prevedono il transito di un asse di saccatura in quota con ingresso nei bassi strati di correnti nord-orientali (come avvenuto ieri).
Per tale ragione vanno a “confrontarsi” correnti occidentali o nord-occidental pre-esistentii, più deboli e spesso forzate dalla presenza della vicina catena appenninica, con flussi da nord-est che segnano il vero ingresso di aria fredda (bora).
Le due correnti tendono a confluire spesso davanti al litorale romagnolo, con la formazione di una ben definita linea di demarcazione tra i due flussi (boundary di basso livello) ovvero WNW/ENE o NE, prima che la bora prenda inevitabilmente il sopravvento
E qui lo shear del vento in direzione aumenta sensibilmente entro il primo km.
Quello che accade lo sintetizzano P.M. Markowski e Y.P Richardson nello schema allegato.
Si sviluppano numerosi rotori verticali nella bassa troposfera, e l’innesco di una torre convettiva può avvicinare i rotori sotto la base di aspirazione del cumulonembo ed intensificare le loro velocità ascendenti, fino a produrre fenomeni tornadici.
In questo caso, non è necessario lo sviluppo di una classica corrente discendente (RFD come per i tornado mesociclonici) per "strizzare£ verso il suolo i vortici.
Tipicamente con questo meccanismo si originano trombe marine e/o tornado landspout, e si possono innescare anche lungo una shelf cloud di un sistema convettivo avanzante, seguito poi dal classico downburst.
Anche il modellame qualche indicazione la fornisce, ma spesso troppo tardi per tentare di dare una parvenza di decente localizzazione all'evento, che rimane di estrema difficoltà (in analisi siamo tutti bravi, è in previsione che la faccenda è complicata assai).
Ieri diversi LAM mostravano per la mattinata alti valori LLS 0-1 km ed indici di elicità di basso livello alquanto elevati, proprio lungo quel “boundary” WNW-NE (curva rossa in figura; nel cerchio blu la zona dove più o meno è accaduto il fattaccio).
Potrebbe essere andata così, a grandi linee.
Problema: ma se è così che c’entra il caldume appena concluso? É solo una questione di shear nel campo del vento. Alt. Perché se quelle torri convettive che devono avvicinare i rotori tra loro, hanno la spinta di una Ferrari truccata causa maggiore quantità di energia convettiva potenziale disponibile (e qui il caldume c’entra eccome), lavorano meglio, molto meglio.
E se la superficie del mare è una brodaglia fumante, c’entra anche quello, giacché Szilagyi e Sioutas ci informano che è importante anche (ma non solo, ovvio) il gradiente di temperatura tra la superficie del mare ed il livello di 850 hPa (1500 m circa) per favorire l’innesco di waterspout; più è alto e più aumenta il rischio.
Quindi achtung, il troppo caldo non fa mai bene.

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