Originariamente Scritto da
Alessandro1985
ciao Andrea! grazie per avermi citato, nel mio post mi ero dimenticato di salutarti
sì, la base di tutto ciò che passa per il nostro agire oggi come in futuro sarà dettato dalla ridefinizione del nostro ruolo all'interno del sistema terra
riconoscere di essere parti della biosfera ci aiuta a rivalutare una dimensione in cui abbiamo oscillato schizzofrenicamente da padroni del mondo a unico male assoluto (ribaltando il concetto leopardiano di natura matrigna), ma un certo modo di declinare l'ecologismo se non si pone come padrone si pone come custode e regolatore (il che non fa molta differenza) proiettando nella natura categorie di stampo morale che sono proprie dell'uomo e in un approccio naturalistico oggettivo creano solo una enorme confusione
ci aiuta a comprendere che i tempi della terra non sono i nostri, che i cambiamenti da sempre spaventano ma quali che siano le ragioni, bisogna affrontarli ponendosi come qualsiasi altro essere vivente farebbe, adattandosi e non cercando scorciatoie (da qui il tuo ineccepibile richiamo a non cercare nell'utilizzo più o meno fantascientifico della tecnica ancora una volta la panacea di ogni male)
ci aiuta a ricordare che se siamo qui lo dobbiamo alla prima e più grande rivoluzione nella chimica dell'atmosfera, quando i cianobatteri relegarano per sempre gli organismi anaerobi a comparse in nicchie ecologiche ristrettissime, e che avere uno sguardo ampio quanto la storia del mondo (insieme al rifiuto delle ideologie) aiuta a non cedere alle lusinghe degli assolutismi
le ideologie sono consequenziali alle idee ma ne sono nemiche, annichiliscono la logica dialettica che è tanto cara al fondatore dell'ecologia sociale, e si nutrono dell'eterna battaglia tra bene e male, senza sfumatura di sorta
se non impareremo alla fine dovremmo abbandonare questa terra come miriadi di specie hanno fatto prima di noi, quella stessa terra che ha sempre vissuto di transizioni (più o meno catastrofiche) e proprio in esse ha la vita ha trovato modo di rinnovarsi, di reinventarsi e trasfigurarsi continuamente
tu mi conosci e so che con te posso esprimermi liberamente, ma quello che avvilisce di questo immenso dibatitto è che affonda ancora una volta nella logica dei blocchi, ideologie blindate
si rischia di perdere l'occasione
come scrivevo in altro td: un atteggiamento che mira a stimolare un'isteria collettiva da catastrofe imminente e senza ritorno, quali che siano le intenzioni, è utile ne più ne meno di quella che mira a sminuire la portata di un evento
nel secondo caso per lapalissiane ragioni di comodo
nel primo, più sottilmente e per quei casi mossi da buone intenzioni, perchè evidentemente non si coglie che in un processo di creazione della consapevolezza e della sensibilità mirato a generare strutturalmente (e non en passant) una nuova etica sociale, bisogna investire sulla ragione e non sugli istinti
la prima strada è ovviamente di maggiore immediatezza, ma porta lo svantaggio affatto trascurabile di riportare molto rapidamente al punto di partenza nel momento in cui l'effetto emotivo viene meno
forse questo tempo più di ogni altro ci da l'occasione, probabilmente l'ultima, di accettare che di questo mondo siamo semplici comparse e ci confrontiamo con qualcosa che non è qui per noi
un giorno scrissi un post durante l'episodio di burian del 2018 in cui dissi che l'elogio del meteoappasionato è l'elogio dell'umiltà in un tempo senza umiltà
troviamo il nostro posto nel mondo e facciamo di esso quello che nel più profondo della nostra anima riteniamo giusto, ma per noi e null'altro
accettiamo con quella stessa umiltà che non c'è nulla da salvare se non noi stessi, che questa terra si dimenticherà di noi e dei nostri "danni irreparabili" in quello che per il tempo geologico è un battito di ciglia
questo forum ha uno slogan che tutti conoscono e alcuni hanno anche in firma, ebbene continuiamo a guardare al cielo, conosci che comunque vada non finirà per caderci in testa, ma consapevoli altresì che a volte ci farà male, come in fondo è sempre stato
rammentando che quello stesso cielo non è mai stato qui per asciugarci il bucato, per innaffiarci l'orto, farci prendere la tintarella senza sudare più di quanto si voglia o giocare a palle di neve durante la vigilia di Natale
chiudo con un pensiero (stavolta per davvero) questi lunghi ot
salutando tutti i frequentatori che fanno di questo spazio un luogo di condivisione delle proprie passioni, di confronto sano e di reciproco accrescimento di consapevolezza senza barriere
anche in questo tempo in cui non sono più gli inverni a essere tremendi come scrivevano i nostri avi, ma tutto scorre e tutto tornerà a essere un giorno, che non conosciamo
Se sputi verso il cielo ti tornerà indietro
il fenomeno naturale si scontra da sempre con la volontà di controllo è una caccia, una delle tante del genere umano, è dalla notte dei tempi che rincorre i suoi desideri
il cambiamento spaventa, implica un passaggio, in esso intravede una fine, non un telos quello è il fine, anche del cambiamento
il controllo è anelito di potenza, prevede una volontà statica come antidoto al passaggio più doloroso, thanatos
Platone metteva in guardia dalla perdita del divino
In esso l’uomo trova il suo freno all’onnipotenza, la quale ne offusca i sensi e le ragioni
Da sempre essere cangiante, mutevole: la metamorfosi come primigenea forma di peccato, perchè nemica dell'io statico
Ora il divino è la techne
E’ nel cielo il divino, implica accettazione
Parola odiosa, massimamente negativa, intrisa di passività e generatrice di sconforto
Ma accettazione è caricarsi del proprio io, riconoscenza verso sé stessi, gratitudine verso la terra, in essa sta il primo contatto che crea un legame
I quanti hanno spiegato il senso dei legami, di nodi invisibili e leggiadri che pongono un vincolo, mai costrizione
Io senza altro, non esisto
Il legame necessita di riconoscimento, non spiegazione
Anche il linguaggio matematico implica accettazione, la scoperta degli incommensurabili nega la pretesa di spiegare la natura con il solo ricorso ai razionali
Non nega però il rapporto, persino quello indefinibile rimane tale
Riconoscimento che segue l’accettazione come forma di inizio, un cammino che è il telos, il fine ma non la fine
Chi insegue senza accettare giunge alla fine, un viaggio nel quale occhi guardano, ma non osservano, orecchie sentono ma non ascoltano
Un segmento in cui l’anelito è punto di arrivo, non tutti quelli che hanno permesso di giungervi
Guardare/sentire è sfiorare la superficie, osservare/ascolta è farsi penetrare dalla natura di ciò che è altro La vita ha bisogno del contatto, per seguitare a generare
Chi guarda al cielo, al theos, è speranzoso ma umile, non rassegnato
Grato per ciò che attende, senza l’arroganza della pretesa
Cambiamento parola chiave della seconda tappa, la ribellione, che implica rimescolamento, caos primigeneo, la terza è il rinnovamento, la rinascita
La fissità, sua antagonista, sorella della fine
Dove non esiste caos la materia non si muove più, zero assoluto
Il caos della materia è nel cuore pulsante delle stelle, là è avvenuto il miracolo di esistere
Là il caos conduce a nuovo inizio
Telos è ricerca dell’assoluto, nell’accettazione del relativo
Assoluto come parola singolare perché insieme di relativi
Il fine è la caccia verso l’assoluto, rincorsa del relativo alla conoscenza di altro relativo, e poi altro ancora
Accettazione è consapevolezza di inseguimento mai a termine, inglobare l’assoluto significa negarne il rinnovamento, la sua forma mai conclusa, quella è la fine
Orthotes, è parola dura, complessa, quasi artificiosa
Ne denuncia il limite
L’uomo che insegue la giustezza assoluta presti orecchio al senso dei suoni
Giustezza assoluta è livellamento, imposizione, negazione del relativo
Al cielo quest’onere, il fine è cercarne per sé stessi, accettandone il limite
Natura della terra
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