
Originariamente Scritto da
Kandahar
Ciao Victor, mi permetto di darti del 'tu' anche se non ci conosciamo, spero non sia un problema e nel caso vorrai scusarmi.
Intervengo con piacere in questa accorata discussione perchè è un tema che mi appassiona molto, lo sviluppo delle nostre valli ritengo sia fondamentale per non rimanere in 4 eremiti fermi ai tempi della pietra. Mi permetto di osservare come al di là delle posizioni pro ambiente alle volte ci siano da fare importanti considerazioni sullo sviluppo locale: siamo sicuri che a certi investimenti si debba dire di no a priori? siamo sicuri di voler continuare su questa strada del (perdonami il brutto termine) assistenzialismo, in cui c'è sempre un'entita astratta e superiore pronta a foraggiare le nostre attività e a proteggerci? Ti faccio questa domanda perchè vengo da una realtà in cui l'assistenzialismo è di casa e, se vogliamo, stiamo anticipando in qualche modo quello che potrebbe avvenire un domani anche nelle vostre bellissime terre: ho sempre frequentato la Val Susa, ho fatto una scelta di vita di trasferirmi qui e ci ho anche lavorato. Qui la società di impianti che gestisce la Via Lattea ha avuto sempre una gestione molto particolare, ovvero del meno investo, meno spendo, più guadagno. Io società sono padrona degli impianti, dei rifugi e degli impianti di innevamento, tu comune sei proprietario dei terreni. Fin qui nulla di strano no? Ora viene il bello: lasciamo stare i motivi, ma cosa è stato fatto: io società di impianti ti apro le seggiovie e mi occupo di tutto, tu comune mi paghi i costi dell'innevamento artificiale delle piste che passano sui tuoi terreni. Ed ecco che così facendo tutti gli anni i comuni di Sauze, Pragelato e San Sicario (Sestriere no) pagavano 2-300 mila euro per innevare le piste e aprirle.
In buona sostanza: io società privata mi intasco i proventi degli impianti, la regione mi finanzia anche in parte, tu comune paghi i costi per innevare le piste di acqua e corrente, lo fai con i soldi pubblici chiaramente. Questa gestione è sempre suonata in modo strano, ma ha funzionato fino all'epoca pre covid: skipass bassi, servizio, paragonato al prezzo, non ottimale ma ce lo facevamo andare bene. Dopo il covid i soldi sono finiti: quest'anno abbiamo avuto una prima parte di dicembre fredda, non si è sparato, è arrivato il caldo ed abbiamo fatto una sonora figura di M. Collegamenti tra Sestriere, Sauze, San Sicario chiusi durante le feste, rivolta dei tour operator, poche piste aperte, molte con la terra fuori, fior fior di lamentele ed un pessimo servizio.
Conosco molto bene la situazione delle società di impianti valdostane avendoci lavorato e ad oggi le uniche in positivo sono Courma/La Thuile e Cervinia; Pila galleggia e Monterosa è sempre stata in rosso per le piccole stazioni che ha inglobato, tanto che il precedente esercizio che ha chiuso con un milione di attivo è stato celebrato come un successo estremo. In buona sostanza l'intera economica dello sci valdostano è retta da 2-3 comprensori, mentre tutti gli altri generano perdite più o meno corpose. Sai bene poi che tutte le società di impianti sono partecipate o interamente della proprietà della regione, tramite Finaosta, che va a ripianare i buchi. La domanda che ti voglio fare è: cosa succederà quando i soldi finiranno? Luca ti stava facendo notare una semplice cosa, ovvero che nella gestione di Torgnon, come anche della sua Chamois, i costi di innevamento, materiali (e io aggiungo il personale) sono tutti pagati dalla Cervino e che se considerassimo tutti questi costi nel bilancio i due comprensori avrebbero passivi che oscillano fra 500 mila e 1 milione l'anno. E' chiaro che questo passivo viene azzerato per un motivo, ovvero che se gli impianti dovessero chiudere le conseguenze saranno ancora peggiori per i vostri paesi.
Altro aspetto che ti facevano notare è la stagionalità, come anche sottolineato da Marco: eri contento come durante tutte le feste ci fosse stato il pienone in tutti i paesi. Benissimo, fantastico, contro ogni previsione dei catastrofisti che scrivono sui giornali, ma non basta. Gli impianti gireranno a vuoto in settimana invertendo la tendenza, mentre in Trentino e Alto Adige, regione autonoma come la Vallèè, si lavora moltissimo con le settimane bianche, proponendo pacchetti tutto incluso a cifre molto ragionevoli. Nel frattempo si fanno nuovi impianti, si costruiscono infrastrutture, ma questo non può venire sempre dal cielo. Essere imprenditori significa investire se ci sono i numeri, gli investimenti vengono fatti se c'è un ritorno, altrimenti chiedere un investimento senza un ritorno equivale a ricadere ancora una volta a cadere nell'assistenzialismo. Ecco perchè l'eventuale collegamento tra Chamois e Valtournenche (uso questo come esempio, ma lo stesso vale per quello nel vallone delle Cime Bianche) dovrebbe essere preso in considerazione, perchè ora come ora l'economia del paese richiede più soldi di quelli che è in grado di generare. Fermo restando che non per forza un'opera del genere dovrà essere realizzata per forza con gli impianti: in Dolomiti esistono alcuni collegamenti su gomma ad esempio, come il famoso Bus delle Tofane. Si potrebbero fare delle prove, vedere i numeri che si riescono a generare e poi si trarranno le conclusioni. Secondo me però dire di no a priori equivale ad uccidersi da soli e lo sai meglio di me che il destino delle piccole stazioni è la chiusura: si arriverà prima ad una chiusura per motivi climatici o economici?
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