Originariamente Scritto da
Lou_Vall
Io capisco perfettamente tutto l'indotto dello sci. Piste, gattisti, maestri, camerieri, baristi, cuochi, alberghi e relativi manutentori di ogni tipo di impianto (dai riscaldamenti alle macchinette del caffè), nonchè negozi di articoli sportivi, abbigliamento, sci, di tutto e di più. Le ricadute economiche sul territorio e i settori coinvolti sono tantissimi, e si parla di centinaia e centinaia di famiglie che vivono grazie a questo. E' innegabile.
Però c'è un però.
Fino ad un certo punto puoi anche investire e migliorare con i migliori gattisti del mondo, i migliori cannoni all'avanguardia, i migliori bacini di raccolta dell'acqua per poter sparare, puoi fare tutto al meglio, e verosimilmente qui a questo meglio non ci siamo arrivati, anzi, ne siamo lontani.
Tuttavia tutto questo può arrivare solo fino ad un certo punto: ad un certo punto il clima ti dice stop, e non è più compatibile.
Cosa ce ne faremo del meglio di tutto quando verosimilmente tra dieci anni (ma verosimilmente anche cinque) le temperature non potranno andare nemmeno più sotto zero in pieno inverno? O quando difficilmente riuscirà a nevicare al di sotto dei 1500 metri? O quando le temperature medie invernali saranno marcatamente sopra zero fino a 1500-1800 metri?
Qual'è la strategia dell'accanimento sullo sci? Tirare a campare ancora 5 anni? 10? E poi? Quando il problema diventerà talmente enorme da non essere più ignorato per forza (non nevica più e fa giornate invernali con estremi +12°/+6°, voglio vedere cosa spari...), allora cosa faremo? E l'indotto? E le famiglie che ci vivono? Qual'è la strategia? Continuare a dire "speriamo che nevichi" come sperare in un miglioramento e una ripresa delle condizioni in una persona quasi centenaria e allettata?
Il punto è che dire "Eh ma c'è l'indotto sullo sci, ci sono migliaia di persone che ci vivono" non è una soluzione al problema, è immobilismo.
Manca una strategia economico turistica di lungo periodo. Perchè in alcune zone il turismo c'è tutto l'anno? Non mi risulta che in Val di Non, o sulle Dolomiti, si scii in luglio, o sbaglio? Come è possibile che altrove, anche senza neve, si possa avere lavoro e turismo? E con questo non dico che il Piemonte deve "copiare" il Trentino Alto Adige: non ne ha le risorse, nè la capacità, e per certi versi non vuole nemmeno (e io sono anche d'accordo), ma deve trovare un proprio modello di sviluppo per sopperire a tutto questo. Cosa si può fare se non c'è neve? Si può camminare, andare a cavallo, fare una miriade di sport su erba/roccia/terra, visitare, ecc.ecc. Ed è qui che bisogna per forza puntare, non perchè ci piace, ma perchè siamo obbligati dal clima, non c'è volontà che tenga. Con lo sci un inverno lo possiamo tirare a campare. E poi? Magari l'anno prossimo fa un 2008/2009 bis, ha risolto il problema? No, perchè il trend è quello e non cambierà più, e prima lo si capisce e si corre ai ripari con investimenti seri (guardando i prossimi 10-20-30 anni) o batteremo la testa e ci faremo ancora più male di quanto non possa succedere ora.
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