molto molto interessante e grazie per lo spunto.
Aggiungo qualche elemento osservato in vari eventi nevosi dalle mie parti.
2001 e 2017
Area adriatica alo leccese sfavorita rispetto al resto del territorio. La Grecìa Salentina (zona tra Otranto e Lecce) è invece andata meglio, in quanto esposta non ad un treno in ingresso dalla sua costa, ma sempre al solito malloppone in ingresso da alta costa leccese-bassa brindisina. Da qui gli effetti di cui parli in relazione alle distanze dell'entroterra dalla costa. Stesso ragionamento estendibile alla zona Otranto-Leuca, che nel 2017 è stata letteralmente sommersa per la stazionarietà dello stesso treno di cui sopra.
2019
La zona dell'alto leccese adriatico ha giocato un asso nella manica, sfruttando per poche ore (all'alba di ieri) un movimento favorevole del nucleo in quota. Il resto dell'evento l'ha vissuto nuovamente ai margini. Ci tengo a evidenziare come ieri, durante la mega nevicata della mattinata inoltrata (che ha colpito tutte le zone interne) la costa alto leccese fosse completamente pulita e piena di pozzanghere, nemmeno una macchietta di neve sui terreni in ombra, nonostante fossero le marine dalla quali aveva fatto il suo ingresso il ts nevoso che ha portato più di 10cm a Lecce est in pochissime ore. A 2-3km dalla costa cominciava la nevicata e l'accumulo in quota, in rapido aumento procedendo verso l'interno.
in tutti questi eventi l'hinterland ionico (tutta la fascia che va da Manduria-San Pancrazio Francavilla in giù fino a Nardò-Galatone) ha sempre visto accumuli molto più ingenti.
non cito il 2014 perchè non lo abbiamo vissuto, se non in maniera marginale (il più colpito ancora una volta il NW leccese).
Perdona la scrittura frettolosa, ma non ho molto tempo
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Sono normali sfarfallamenti delle bande che ai loro limiti sono frastagliate e più secche, per questo quando avevi un lieve sfarfallamento a te favorevole godevi di brevi e intensi rovesci. Nel resto eri sotto uno dei limiti estremi delle bande che ti davano nuvolosità irregolare o alta con totale assenza o quasi di precipitazioni
Con un po' di esperienza l'ASE è un evento davvero molto prevedibile. Perché la convenzione parte sempre dagli stessi punti dall'altra parte dell'Adriatico. Le variabili in gioco poi sono:
- la direzione delle correnti alle varie quote, che determina i beneficiari
- l'intensità delle correnti
- il gradiente di temperatura: maggiore è questo, più intenso è l'ASE. Non a caso gli eventi di ASE migliori si hanno con aria artica marittima, che è instabile di suo, con T molto basse alla quota 500 hPa.
Quest'ultimo ASE è stato caratterizzato da correnti NNE-SSW, ideali per nord barese e Salento. Lo sapevamo, e i LAM ormai lo leggono benissimo. Per il barese centrale serve un'entrata più franca da NE, vedi il dicembre 2010.
Oppure serve un evento con termiche aliene tipo quello del 2017. In quel caso si formò ASE produttivo anche in mezzo si "treni" principali (praticamente gli stessi degli ultimi 3 giorni), grazie a termiche eccezionali. Ma cmq meno produttivo dei treni principali, visto che la distanza di fetch restava comunque più ridotta (è praticamente meno della metà)
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Considerazioni a margine di questa irruzione artica:
Possono dividersi due fasi principali di questo episodio. La prima relativa alla seconda metà del 2 e tutto il 3 gennaio e una seconda fase che ha abbracciato tutta la giornata di ieri.
La prima fase di questa irruzione è stato fortemente condizionata dalla non eccelsa qualità dell'aria fredda: in questo frangente, infatti, gli strati più bassi della colonna hanno galleggiato su valori termici troppo alti per vedere la neve. Una situazione esacerbata anche da un devastante vento sinottico, che proprio nello scarso attecchimento del freddo ha trovato una sponda ideale per penetrare fin nell'interno, mantenere alte le temperature e seccare la colonna. Qui le nevicate hanno interessato solo le aree più interne e più elevate, con accumuli che mediamente inziavano a comparire dai 300 metri di quota.
Nella giornata di ieri, invece, l'ingresso di un nocciolo di aria freddissima in quota (fino a -40°c a 500hpa) e dalle caratteristiche più continentali ha permesso una intensificazione dell'ASE su tutto il basso Adriatico, una ulteriore diminuzione delle temperature e accumuli che si sono spinti fin sulle coste.
Relativamente all'ASE:
Appare ormai chiaro che la formazione delle bande nuvolose avviene in corrispondenza delle linee di convergenza dei venti nei bassi strati. In questo senso l'orografia balcanica influisce senz'altro, così come va assolutamente tenuta in considerazione la sinottica evento per evento.
Aggiungerei anche che per avere un ASE di qualità eccelsa è necessaria la presenza di correnti blande fino almeno agli 850hpa, che consentano un fetch quanto più prolungato possibile delle nubi sul mare. È stato il caso del dicembre 2007 per la Puglia o del Dicembre 2010 per Marche e Romagna (aggiungerei febbraio 2018 per il Gargano). Durante quest'ultimo episodio, invece, il vento è stato troppo. Lo era anche nel 2014 e 2017 ma con la differenza che quattro anni fa le isoterme erano più basse ad 850hpa ed associate ad un minimo chiuso in retrogressione, mentre due anni fa la quantità di freddo nei bassi strati era tale da esaltare la fenomenologia anche in presenza di forte vento.
Per quanto riguarda l'impatto sulle aree interne, appare ormai chiaro la tendenza dell'ASE a "spalmarsi" una volta superata la linea di costa e primo entroterra. Ciò è dovuto un po' all'effetto stau esercitato dai rilievi ma potrebbe anche essere favorito dal fisiologico rallentamento del vento. Resta da capire come mai la riflettività delle precipitazioni da ASE risulti pressoché nulla sui radar man mano che i nuclei si sono fatti strada verso l'interno. Un esempio stavolta ci è stato dato dalla provincia di Matera, dove a dispetto dei considerevoli accumuli il radar segnalava poco o niente durante le precipitazioni.
La puglia ha bisogno di un radar!
Io seguivo quello molisano, che copre foggiano e vulture-melfese.. e leggeva benissimo i nuclei che riuscivano a sfondare il Gargano.
Quello calabrese, legge solo i temporali o fronti ad una certa altezza, quando le nubi son più basse diventa cieco.. d'altronde tutta la fascia a nord è in ombra dal Pollino.
Ti rispondo solo per l’ultima parte visto che con i radar ho avuto abbastanza a che fare:
sostanzialmente per tre motivi:
1) la neve degli ase viene trasportata per inerzia dal vento spesso anche davanti diversi km dalla nube che la ha generata. Quindi ci si trova ad avere rovesci nevosi senza nube sopra.
2) i radar “soffrono” molto le precipitazioni che si originano a quote basse perdendo quindi di riflettività, quindi per la causa di cui sopra non venivano proprio viste. Al contrario la riflettività a volte viene sopravvalutata dai radar per le precipitazioni ad alta quota (ho avuto modo di osservare specie in estate cumulonembi che generavano piogge intense con riflettività di media scala ma che a causa dell’aria secca non raggiungevano il suolo generando quindi dei falsi positivi)
3) più la precipitazione è lontana dal radar più l’angolo di lettura è grande. Più l’angolo di lettura è alto più si perde di accuratezza ed il segnale perde di intensità anche perché, in base alla sua posizione ed all’orografia/ ostacoli che ha intorno, si possono creare delle vere e proprie ombre di lettura.
spero di essermi spiegato.
I radar in genere mandano il segnale a 360° ma le onde inviate non seguono il piano orizzontale del terreno, o meglio con queste formano un angolo di circa 15°
Questo vuol dire che man mano ci si allontana dal punto d'origine, la lettura avviene sempre a quote più elevate. Se ci aggiungi il fatto che questi sono piazzati in genere sui monti, a distanze considerevoli, le medie quote vengono totalmente trascurate.
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