
Originariamente Scritto da
vigna
Gigio docet
Con i primi timidi accenni invernali (o per meglio dire tardo autunnali), si ricomincia ad elucubrare sul “lavoro” che il nostro Appennino esegue con i flussi freddi orientali o nord-orientali, e che mi scombussola il PBL padano tramite la “diga di aria fredda” derivante dal “flusso bloccato” dalla barriera appenninica; ovvio che la pressione aumenta con tutte le conseguenze del caso (per farla molto semplice), non ultimo un particolare orientamento dei venti nei bassi strati.
Arome 1,3 km già si presta al “giochino” nel forecast per il tardo pomeriggio con evidenti ripercussioni sui campi di vento (flusso freddo occidentale parallelo alla catena appenninica) e di umidità (maggiore) su quasi tutta la pianura regionale, fino alla costa ed in sfondamento fino al largo della costa ravennate e riminese (anche questo un classico della stagione “fredda”).
Effetti “palpabili”? Nessuno, per ora, salvo temperature più basse nelle zone sottoposte alla corrente occidentale.
Forse il giochino tornerà utile a qualche area pianeggiante emiliana (meglio centro-occidentale) nella notte e mattino di martedì prossimo, con magari il supporto del raffreddamento operato dalle eventuali precipitazioni solide in fusione verso il suolo. Ricordo che il tanto mitizzato "rovesciamento di aria fredda dall'alto operato dalle precipitazioni" vale solo per i fenomeni convettivi; nelle precipitazioni da nubi stratificate il meccanismo è diverso e più complesso (processi di raffreddamento legati alla fusione, evaporazione o sublimazione delle precipitazioni), e dall'alto non si rovescia nulla.
Ma è ancora presto per sciogliere la prognosi.
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