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  1. #91
    Vento fresco L'avatar di domenicix
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Manta quello che descrivi è proprio un disastro.
    Si stanno realizzando le peggiori previsioni possibili, ora mancherebbe solo l'uragano

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  2. #92
    Burrasca forte L'avatar di Blizzard
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Nel caso non l'aveste già letto:

    Marea nera, è già nella Corrente del Golfo... - Petrolio

    E' una notizia Associated Press di pochi minuti fa.



    Un ricercatore ha detto all'Associated Press che i modelli al computer mostrano che il petrolio ha già raggiunto la potente strada di acqua conosciuta come la Corrente del Golfo, che può spingere il greggio nell'Oceano Atlantico.

    Intanto il "siringone" della BP, che vive pericolosamente in quanto si è già spostato almeno una volta, sta prelevando circa 1000 barili al giorno, da un pozzo che ne butta fuori tra i 5000 e i 60.000 (nessuno è stato ancora capace di fornire dei dati sicuri). Praticamente una goccia nel mare.


    Sul fondo del Golfo poi, c'è uno strato di greggio che, a quanto riportato, è alto decine di metri. Secondo una nave oceanografica che si trova in quei paraggi, sul fondale ci sono fuoriuscite di petrolio lunghe 10 miglia e larghe 3. Ma la BP ha negato l'autorizzazione ad ulteriori spedizioni scientifiche impegnate a stabilire cosa stia accadendo all'ecosistema.


    "La risposta è no. Non faremo altri tentativi per calcolare il flusso, a questo punto. Non è rilevante per la soluzione del problema, e può distrarre dagli sforzi".

    Viene da chiedersi a chi appartengano, quelle acque.



    Ma l'idea che tutto questo petrolio si avvii nel Nordatlantico, inquinando ipoteticamente fino in Europa, è una cosa da far tremare davvero. Le responsabilità della BP saranno quelle di aver causato una catastrofe mondiale.



    Non resta che aspettare che il petrolio del Golfo arrivi a lambire le falde del vulcano Eyjafjallajokul in Islanda, e abbiamo chiuso il cerchio per questo 2010.
    [CENTER]--> Marco <--

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  3. #93
    Vento fresco L'avatar di domenicix
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Blizzard sono senza parole.
    Ma il governo USA a questo punto non fa ancora niente per accertare quanto petrolio stà veramente uscendo dalla falla. C'è una connivenza assurda con i politici statunitensi, e chissà mai quale sarà il perchè

    Ultima modifica di domenicix; 18/05/2010 alle 21:17
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  4. #94
    Bava di vento
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???


  5. #95
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Citazione Originariamente Scritto da domenicix Visualizza Messaggio
    Blizzard sono senza parole.
    Ma il governo USA a questo punto non fa ancora niente per accertare quanto petrolio stà veramente uscendo dalla falla. C'è una connivenza assurda con i politici statunitensi, e chissà mai quale sarà il perchè


    Gli USA sono il maggior consumatore di petrolio della Terra, consumano più del doppio del secondo maggior consumatore che è la Cina.

    E hanno piccato nel lontano 1975.

    E' quindi logico che direttamente o indirettamente favoriscano tutte queste lobbies petrolifere che gli permettono di importare petrolio ed estrarre quel poco rimasto, a prezzi "ragionevoli".

    La BP chiaramente non sa che pesci pigliare, sta cercando di lavare i "panni sporchi" in casa propria evitando che qualcuno vada a mettere il naso in questioni molto scomode, senza curarsi del fatto che questo panno sporco ce lo porteremo tutti come fardello per anni e anni.

    Questa è un'altra evidenza che ormai siamo giunti al picco (dal 2005 siamo in perfetta fase di plateau):

    Il (poco) petrolio rimasto in giro è sempre più caro da estrarre, i pozzi si trovano a profondità sempre maggiori e/o in condizioni estrattive sempre più al limite e i danni ambientali li pagheremo sempre più a caro prezzo.

    Sempre se non l'avete già letta, questa lettera dell'associazione ASPO riassume nel dettaglio tutti i concetti di cui sopra:

    Peak oil. Lettera aperta di ASPO Italia alle amministrazioni pubbliche. - Petrolio


    -----------------------------------------------------------------------


    Lettera aperta è inviata a tutti gli amministratori delle Regioni e delle Province, allo scopo di contribuire al miglioramento del quadro conoscitivo in materia energetica, con particolare riferimento alla disponibilità delle fonti fossili.


    Oggetto: Nota informativa – Petrolio, economia e società

    Egregio Sig. Presidente,

    Ci permettiamo di sottoporre alla Sua considerazione la presente comunicazione, con l’obiettivo di contribuire al quadro conoscitivo nel settore energetico, che costituisce materia concorrente tra Stato, Regioni ed Enti Locali.


    LA DISPONIBILITA’ DI PETROLIO A BASSO COSTO E’ IN DECLINO

    Sussistono ragioni molto fondate per ritenere che la crisi finanziaria, partita nel 2007 in modo graduale ed evoluta nel 2008 in un vero e proprio ridimensionamento dell’economia globale, tragga in gran parte la propria origine nell’incapacità di estrarre petrolio greggio in quantità sufficienti, e a costi sufficientemente bassi, tali da sostenere la crescita imposta dall’economia aperta di mercato ormai affermata in tutto il mondo.
    La medesima crisi e la conseguente diminuzione dei consumi ha senza dubbio avuto l’effetto, molto temporaneo, di rallentare l’incipiente deficit di petrolio, ovviamente al costo di un relativo impoverimento di molti Paesi e degli strati più svantaggiati delle relative (e sempre crescenti) popolazioni; l’attuale stabilizzazione dei prezzi del barile di petrolio oltre gli 80 dollari
    La relativa e modesta ripresa in corso non potrà che accentuare e avvicinare il momento in cui l’offerta di petrolio non potrà più fare fronte alla domanda minima sufficiente a sostenere la crescita necessaria a uno sviluppo armonico e al benessere diffuso.

    La stessa Agenzia Internazionale per l’Energia e il Governo USA hanno diffuso per la prima volta un avvertimento che, se ben interpretato e seguito da azioni adeguate, potrà aiutare almeno ad attenuare gli effetti del prossimo “crash” petrolifero.
    testimonia tuttavia che i fondamentali scatenanti non si sono modificati.

    La nostra Associazione si permette di suggerire una particolare attenzione non soltanto al suddetto previsto evento, ma anche alla sua collocazione nel tempo, che è estremamente ravvicinata (entro 2-3 anni) e che di fatto rende difficilmente proponibili e praticabili programmi di riconversione a breve termine del sistema energetico e tecnologico.

    Emerge qualche positivo elemento di speranza, almeno per il nostro Paese, rappresentato, a titolo d’esempio, dal vero e proprio “boom” del fotovoltaico, passato in pochi anni da una nicchia trascurabile a oltre 1.200 MW di potenza installata, e dell’eolico, la cui potenza installata presto raggiungerà i 5.000 MW, complessivamente contribuendo per quasi il 5% al fabbisogno nazionale di energia elettrica.

    La via d’uscita è tuttavia stretta e lunga, e deve essere percorsa in fretta! Essa necessita un forte sostegno da parte di tutti i livelli di governo e amministrativi riguardo alla produzione di energia da fonti rinnovabili, al risparmio e all’efficienza energetica e al trasporto sostenibile.


    QUALCHE DATO SUL PICCO DEL PETROLIO

    Il grafico sottostante è stato prodotto dal Dipartimento dell’Energia (DOE) del Governo degli Stati Uniti d’America a partire dai dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), agenzia intergovernativa dei Paesi OCSE, dedicata allo studio e alle previsioni sul futuro energetico mondiale.
    La stessa figura prospetta un futuro energetico molto preoccupante, caratterizzato a breve dal picco della produzione di combustibili liquidi.



    Si tratta di un evento storico già in corso, il cui momento critico è collocabile, secondo i dati AIE, tra circa 18 mesi, intorno al valore di 87 milioni di barili al giorno.

    La produzione di petrolio convenzionale, che è in pratica tutto il petrolio con cui è stato alimentato il metabolismo sociale ed economico mondiale almeno negli ultimi 50 anni, ha superato un picco di capacità nel 2008, ed è prevista declinare con un tasso annuo del 4%.
    L’apporto di petrolio non convenzionale, essenzialmente sabbie bituminose e altri progetti simili, non coprirà che in minima parte il deficit che si sta aprendo tra domanda e offerta.

    Tale deficit è rappresentato, nella figura, dall’area bianca classificata come l’insieme dei progetti produttivi ancora da identificare, che si trova tra la porzione colorata della figura data dalla somma della produzione delle varie categorie di liquidi combustibili e la curva in colore blu scuro, che rappresenta le previsioni dell’AIE sulla domanda da oggi al 2030.
    In altre parole, la parte colorata della figura rappresenta la realtà, la parte bianca l’immaginazione.

    Questa quantità di petrolio “immaginario” ammonterebbe, nel 2030, alla cifra stratosferica di 60 milioni di barili al giorno, pari alla produzione attuale di sei produttori come l’Arabia Saudita.

    I problemi, tuttavia, inizieranno molto prima, allorché la domanda inizierà a superare definitivamente l’offerta.

    Purtroppo le scoperte di nuovi giacimenti, lungi dal ripetere i fasti dei tempi in cui furono individuati i grandi campi petroliferi che ci hanno generosamente servito per diversi decenni, dopo un picco a metà degli anni sessanta del secolo scorso, sono andate irregolarmente ma inesorabilmente calando e si attestano oggi intorno ad 1/5 dei consumi. Tali scoperte sono inoltre principalmente costituite da progetti petroliferi estremamente complessi dal punto di vista geologico e ingegneristico (per esempio in alto mare, in zone perennemente coperte da ghiacci, a profondità chilometriche, greggio di qualità scadente, contenente sostanze pericolose o da eliminare, complicate lavorazioni di enormi quantità di sabbie o di rocce).


    Tale complessità si riflette, ovviamente e prima di tutto, in costi economici più alti e ritorni energetici minori (minore estrazione di petrolio per unità di energia spesa per estrarlo), aspetto, quest’ultimo, che, indipendentemente dalle quantità di petrolio ancora esistenti, definisce il “vantaggio” tramite il quale la struttura socio-economico-produttiva può continuare a svilupparsi.

    Negli Anni Trenta del secolo scorso si utilizzava l’energia corrispondente a un barile di petrolio per estrarne cento, oggi con un barile se ne estraggono da dieci a quindici, e ciò pur tenendo conto degli enormi progressi tecnologici intervenuti nel frattempo!
    La stessa crescente complessità della ricerca ed estrazione di petrolio si riflette anche, come purtroppo testimoniano le recenti cronache dal Golfo del Messico, in un aumentato rischio di incidenti dalle conseguenze particolarmente gravi e durature.

    Da tempo la nostra Associazione ha divulgato ad ogni livello della società, dalle scuole elementari fino agli organi di governo dello Stato, delle Regioni e degli Enti Locali, l’entità, la tempistica e le possibili conseguenze del picco petrolifero, così come ora trovano conferma nel documento del Dipartimento dell’Energia del Governo degli Stati Uniti.
    Il metabolismo sociale ed economico del nostro Paese, delle sue Regioni e città è ancora totalmente dipendente dalla fruibilità di combustibili liquidi a buon mercato
    .

    Il panorama prevedibile nella fase di declino di disponibilità di tali combustibili è caratterizzato da costi crescenti degli stessi che si trascineranno dietro costi crescenti dell’energia in generale e delle materie prime (come si è visto nel periodo 2004-2008).
    Tutti i settori produttivi, dai trasporti all’agricoltura, così come l’intero assetto economico e sociale soffriranno - in modo al momento imprevedibile - generando una riduzione delle disponibilità di beni, servizi e lavoro
    così come oggi li concepiamo.

    Si rileva che l’attuale fase di sostituzione dei combustibili liquidi di origine petrolifera con il gas naturale può alleviare solo in minima parte i problemi per il settore dei trasporti.

    La scrivente Associazione evidenzia quindi la necessità che l’azione politica e amministrativa si occupi nel più breve tempo possibile di garantire alla società il mantenimento dei servizi essenziali scoraggiando la deriva verso il superfluo e focalizzandosi verso la preparazione, sia materiale, sia culturale, di una comunità informata e resiliente, chiamata ad affrontare un periodo di diminuzione del flusso di beni e servizi senza per questo collassare o trasformarsi in qualcosa di diverso e sicuramente meno gradevole.

    In questo quadro si evidenzia inoltre il carattere controproducente dei progetti di rilancio del paradigma vigente, rappresentati dall’ipotesi di incrementare l’uso del carbone e dal ritorno al nucleare, che sottendono l’idea non sostenibile della crescita materiale infinita.

    Grati per la Sua considerazione, rimaniamo a disposizione per qualsiasi approfondimento.
    Con Ossequio.

    ASPO ITALIA, ASSOCIAZIONE PER LO STUDIO DEL PICCO DEL PETROLIO.
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  6. #96
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Citazione Originariamente Scritto da Blizzard Visualizza Messaggio
    Sempre se non l'avete già letta, questa lettera dell'associazione ASPO riassume nel dettaglio tutti i concetti di cui sopra:
    Grazie Blizzard, le cose che hai dette già le so da alcuni anni, ma sono molto utili per chi non ne fosse ancora a conoscenza
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  7. #97
    Uragano L'avatar di Davide1987
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    pensate cari, che qui dopo 26 anni dalla scoperta del petrolio, e 16 dal disastro ecologico meglio noto come TR24 28/02/1994 con ricaduta di Petrolio su 6000 ettari di terreni, parco del ticino e città di Trecate, stan trivellando ancora a profondità sempre + assurde, viaggiamo sui 6000 metri...
    Quando questo mondo ti sta crollando addosso..
    La vita non si ferma con una diagnosi di Sclerosi Multipla..

  8. #98
    Bava di vento
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Questa è la mappa aggiornata a ieri rilasciata dal NOAA della marea nera



    Uploaded with ImageShack.us

    In 10 giorni è diventata 6 volte più grande, questo penso sia dovuto al fatto che il petrolio era contenuto a nord da delle barriere ma ora che è stato intercettato dalla Loop Current si sta espandendo esponenzialmente.
    Siamo a circa un 10% dell'intero Golfo del Messico e in una settimana probabilmente si toccheranno soglie del 20 % a mio avviso dell'intera superfice del Golfo!!!Penso che non sia un'ipotesi errata che quel petrolio possa arrivare fino in Europa nel giro di qualche mese!!

    Queste le immagini aggiornate a ieri del ROFFS TM



    Intanto un nuovo video mostra che ora c'è un'altra perdita accanto a quella già esistente a 1500 metri di profondità.Come dire, BP riesce a recuperare 2000 barili al giorno e intanto si forma un'altra falla da 5000 barili giornalieri o più.

    piccolo OT, la frase che oggi mi è più piaciuta è questa...

    "Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro” (Toro Seduto)."

  9. #99
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Citazione Originariamente Scritto da manta Visualizza Messaggio
    "Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete pescato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro” (Toro Seduto)."
    Un grande Toro Seduto!! Molto ma molto più intelligente di tante persone istruite di oggi

    Foto:


    Lo fossero allo stesso modo anche solo metà della metà degli statunitensi di oggi

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  10. #100
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    Predefinito Re: E se un uragano colpisse la macchia di petrolio???

    Citazione Originariamente Scritto da manta Visualizza Messaggio
    Intanto un nuovo video mostra che ora c'è un'altra perdita accanto a quella già esistente a 1500 metri di profondità.Come dire, BP riesce a recuperare 2000 barili al giorno e intanto si forma un'altra falla da 5000 barili giornalieri o più.
    Questa poi non la sapevo, ma si è detto se è una falla nuova o è una falla scoperta da poco tempo? Comunque la situazione è sconcertante, il Golfo del Messico è diventato l'epicentro dei maggiori disastri possibili.

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