Salve ragazzi, mi scuso per l'apertura dell'argomento, ma il tema toccato meritava l'apertura di un altro topic.
Vi segnalo un articolo molto tecnico, in cui viene spiegato come (e quanto) le nubi vulcaniche possano influenzare il clima del nostro pianeta. Lo trovate qui:
Legame "Attività vulcanica - Clima" | Mapsism
spero vi interessi
Ciao
Il legame vulcani-clima è abbastanza noto in quanto i solfati espulsi dalle eruzioni, vanno a creare il fenomeno opposto ai gas ad effetto serra, ossia schermano l'energia solare in entrata...
ftp://89-97-218-226.ip19.fastwebnet..../vulcani_1.htm
Non a caso, dopo i più importanti periodi di parossismo vulcanico, avvenuti in epoche di misurazioni strumentali in particolare tra il 1807 (Merapi) e il 1815 (Tambora), nel 1835 (Coseguina), e tra il 1883 (Krakatoa) e il 1912 (Novarupta), siano seguiti negli anni successivi degli importanti cavi d'onda nelle temperature globali
Anche la recente eruzione del Pinatubo ha determinato una frenata del GW tra il 1991 e il 1994 (l'ultimo mese emisferico chiuso sotto la media 1961-90 è il febbraio 1994)
A essere particolarmente soggette alle conseguenze eruttive, sono le estati...non a caso le estati più fredde degli ultimi secoli si sono susseguite tra il 1808 e il 1816 (quest'ultima in particolare), tra il 1835 e il 1838 (anno emisferico più freddo degli ultimi 200 anni) e nuovamente, seppur irregolarmente e talora con inversioni di tendenza (estate 1904), tra il 1884 e il 1920.
Sugli inverni invece non hanno effetto diretto, anche se alcuni sostengono che al termine degli effetti delle eruzioni, si abbiano inverni miti contrassegnati da VP piuttosto forte
Inverni relativamente miti si susseguirono tra il 1817 e il 1825 e nuovamente tra gli anni '10 e '20 del Novecento
L'eccezionale mitezza degli inverni anni '90 penso sia attribuibile più che altro al GW vero e proprio piuttosto che ai vulcani
E' una mia idea, ma dovrebbe funzionare così
Da una parte si ha un generico abbassamento delle T globali (meno radiazione in entrata, meno energia termica, clima più freddo)
Dall'altra, in qualche modo, i solfati vanno a rafforzare il vortice polare...questa cosa:
- da una parte va ad aumentare l'incidenza di inverni relativamente miti
- dall'altra il VP in estate non muore, a differenza di ciò che avviene di solito, mantenendo quindi più basso della norma il flusso zonale (che in estate solitamente scompare completamente o quasi)...le estati quindi tendono ad essere più fredde della media, in particolare alle medie e alte latitudini (quindi dall'Italia verso nord, come avvenne nel 1816)
Cosa di preciso accada nell'emisfero sud non saprei...non so se funziona allo stesso modo il VP antartico, ma suppongo di sì (estati fresche, inverni miti)
PS Altra caratteristica è la presenza di irruzioni eccezionalmente tardive di primavera, come la neve di Cuneo (mista fino a Torino con +3 gradi) il 23 maggio 1837 per fare un esempio
hmm sono d'accordo in parte..... in linea generale la penso come te, ma penso comunque che sarebbe possibile avere inverni ancora più rigidi. Perché è giusto quello che dici, ovvero che i solfati rafforzerebbero il VP, ma qualora il VP dovesse assumere una forma assiale sarebbe un gelido inverno anche a latitudini più basse...
Bisognerebbe isolare (cosa che non sono in grado di fare io, ovviamente) il segnale vulcanico dalle T globali per vedere esattamente quanto ha inciso in passato.
Così si può capire quanto e quando le singole invernate gelide dei periodi presi in esame siano dipese segnatamente dai vulcani
Nix Novariensis, però, l'estate del 1816, fu caratterizzata da nevicate in pianura sia nell'Europa centrale che in Canada a più riprese, con anche carestie.
Non so quindi quanto il vortice polare fosse compatto
Interessante, a tal proposito c'è chi sostiene che il rallentamento del GW avvenuto negli ultimi anni sia dovuto proprio a questo. Adesso però mi chiedo se per i vulcani sottomarini valga lo stesso principio, in quanto pare che questi stiano aumentando la loro attività.
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