Ho visto una volta tre ulivi,in un pendio di bassa quota,nell'appennino modenese,trattati come reliquie.
Fate molta attenzione, perché il clima sta cambiando, ma non è ancora cambiato: al momento le fasce climatiche in Italia sono più o meno sempre le stesse, con minime variazioni. Quella che è già cambiata, a volte sensibilmente, è la frequenza di certi eventi meteorologici, che però non sono ancora scomparsi. Il risultato può dunque essere demenziale per queste coltivazioni.
Mi spiego. Nei secoli passati, dove le fonti di finanziamento erano scarse, le malattie delle piante diffuse e spesso non trattabili, le assicurazioni inesistenti ecc. Introdurre una nuova coltivazione era sempre un grosso rischio, e si tendeva magari ad andare più "sul sicuro"; inoltre la memoria storica era forse più diffusa, e si pensava più a lungo termine, non solo nel breve, massimo medio. Infine, pur in una rete di commerci già globale dopo il 1492, era comunque difficile e lento introdurre le "novità" anche da zone vicine. Se insomma c'era qualche anno più favorevole, non era affatto detto che si introducessero colture diverse. Oggi invece basta un decennio buono, e si corre a introdurre l'olivo nelle pianure del Nord Italia piuttosto che la vite nel Nord Europa: non c'è nulla di male, è un rischio imprenditoriale che se si conferma il trend meteorologico e climatico, potrebbe pagare sul lungo termine; ma appunto è un rischio, e lapalissianamente bisogna tenere conto dei rischi. Perché poi un conto è avere olivi secolari in Puglia, un altro è avere olivi trapiantati che vivono 10-20 anni prima di morire. L'esempio lampante fu nella Bassa Friulana, nel dicembre 2009: negli anni precedenti, erano state impiantate delle coltivazioni di olivo abbastanza estese, approfittando di anni con episodi di gelo non eccezionali; quando però si raggiunsero i -19°C a pochi km dal mare, anche se l'episodio durò pochi giorni, fu una strage di piante.
Lo stesso per gli olivi da giardino, diffusi ormai ovunque al Nord. Sono piante spesso sradicate dalle zone mediterranee, a volte secolari, a volte in maniera illegale (c'era stata un'inchiesta anni fa, per questi traffici dalla Puglia al Nord). Di solito non fruttificano, e muiono appunto in pochi anni, anche se hanno secoli di vita sulle spalle in altre aree. Insomma parliamo di piante ornamentali ed in giardino, non di "coltivazione dell'olivo" che è cosa diversa. Se esistono zone tradizionali e limitate di coltivazione dell'olivo, es. in Veneto la zona del Garda ed i pendii meridionali delle colline sopra la linea delle inversioni termiche, un motivo insomma c'è.
Al momento decisamente sì. Quando magari la media trentennale sarà simile al 2015*, allora potrebbe davvero essere conveniente. Anche se pure l'agricoltura risponde alle mode, ed al momento tra l'Adige e l'Isonzo va di gran moda il prosecco.
* La media annua 2014 è stata in realtà superiore, ma non so se l'estate perturbata e relativamente fresca gioverebbe all'olivo.
Sì, ma un conto sono i microclimi collinari e lacustri dove l'olivo viene coltivato da secoli. Per esempio, sui Colli Euganei anche nella metà settentrionale, con grandi differenze anche in pochi km, quando passi dai versanti assolati con gli olivi a quelli in ombra che d'inverno sono quasi sempre ghiacciati (brina che dura anche tutto il giorno). Oppure quella che secondo me è la zona più "esotica", la "valle degli olivi" dietro Bassano all'imbocco della Valsugana, dove sei in un microclima particolare (le brezze notturne quasi costanti moderano molto le gelate, o addirittura le prevengono) e sembra davvero un piccolo "mondo perduto", un angolo mediterraneo tra le nebbie padane e le nevi (pre)alpine.
Al contrario, piantare l'olivo laddove non è tipico e magari ogni 20-30 anni ti "spara" un -20°C, più punte a -10°C quasi annuali, non mi sembra il massimo, nemmeno quando ci sono decenni con gruppi di 2-3 inverni miti di seguito.
Oggi scoperta sconvolgente, sono stato nella zona di Collarmele e noto piante di ulivo all'interno dei giardini, ad una quota superiore agli 800 metri di altitudine. Ma il bello è arrivato dopo salendo verso Aielli, a quota superiore ai 950 metri di altitudine ci sono piante di ulivo nel terreno (non in vaso). Ok che è una zona esposta a sud rialzata rispetto all'altopiano del Fucino ma comunque è notevole vedere piante di ulivo a quasi 1000 metri. Comunque anche alle porte di Avezzano ci sono alcune piante.
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