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  1. #11
    Burrasca L'avatar di EnnioDiPrinzio
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Citazione Originariamente Scritto da Martin MB Visualizza Messaggio
    Comunque le pinete romagnole sono tutte artificiali...
    Anche se ormai secolari (bonifiche medioevali dei monaci)

  2. #12
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Sono andato a guardare il link che hai indicato e che rimanda a Wikipedia:
    le essenze elencate per quella regione sono quelle giuste,anche se la presenza di leccio non credo che possa interessare il versante padano dell'Appennino settentrionale (a meno di pendii ben esposti di bassa quota).
    In tali situazioni ho visto degli ulivi nell'Appennino modenese.
    Oggi non ho avuto modo di cercare i link delle cartine di cui parlavo (forse sono nel computer dello studio).
    Quella descrizione nella mia zona è calzante,anche se quando si parla di foreste mediterranee non bisogna pensare necessariamente alla macchia mediterranea che è altra cosa.(e si trova molto piu estesa ed organizzata sul versante tirrenico fino alla Liguria che non su quello adriatico italiano (almeno a nord del Gargano).
    Da me (prov Chieti in Abruzzo) effettivamente ci sono roverelle carpini ornielli sul piano basale con qualche leccio (specie sui terreni rupestri, perché il leccio soffre della concorrenza delle quercie caducifoglie).
    Quando dalle colline argillose o di arenarie e conglomerati si passa ai terreni calcarei dell'interno,con precisione chirurgica il leccio forma boschi quasi puri sui pendii rivolti a sud fino 3-400 m ma poi si trova ancora in esemplari isolati e cespugliosi sulle rupi ben esposte fino a 7-800.
    Le quercie xerofile (roverella) a 6-700 cedono il passo a boschi più mesofili,quindi c'è la zona intorno ai 800-1000 dove abbondano i rimboschimenti a pino nero,poi salendo i faggi fino a 1600-1800.(in alcune zone con terreni profondi ci sono boschi residui ad abete bianco)
    Infine i mughi fino a 2200 circa.
    Quindi la descrizione è calzante.
    Tieni però conto che dove vado al mare io(costa dei trabocchi presso Lanciano,dietro gli scogli crescono felci aquiline,quercie,carpini,robinie e non c'è macchia mediterranea (salvo qualche leccio qui e la).ma rari rispetto alle piante a foglia caduca.

  3. #13
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Citazione Originariamente Scritto da EnnioDiPrinzio Visualizza Messaggio
    Sono andato a guardare il link che hai indicato e che rimanda a Wikipedia:
    le essenze elencate per quella regione sono quelle giuste,anche se la presenza di leccio non credo che possa interessare il versante padano dell'Appennino settentrionale (a meno di pendii ben esposti di bassa quota).
    In tali situazioni ho visto degli ulivi nell'Appennino modenese.
    Oggi non ho avuto modo di cercare i link delle cartine di cui parlavo (forse sono nel computer dello studio).
    Quella descrizione nella mia zona è calzante,anche se quando si parla di foreste mediterranee non bisogna pensare necessariamente alla macchia mediterranea che è altra cosa.(e si trova molto piu estesa ed organizzata sul versante tirrenico fino alla Liguria che non su quello adriatico italiano (almeno a nord del Gargano).
    Da me (prov Chieti in Abruzzo) effettivamente ci sono roverelle carpini ornielli sul piano basale con qualche leccio (specie sui terreni rupestri, perché il leccio soffre della concorrenza delle quercie caducifoglie).
    Quando dalle colline argillose o di arenarie e conglomerati si passa ai terreni calcarei dell'interno,con precisione chirurgica il leccio forma boschi quasi puri sui pendii rivolti a sud fino 3-400 m ma poi si trova ancora in esemplari isolati e cespugliosi sulle rupi ben esposte fino a 7-800.
    Le quercie xerofile (roverella) a 6-700 cedono il passo a boschi più mesofili,quindi c'è la zona intorno ai 800-1000 dove abbondano i rimboschimenti a pino nero,poi salendo i faggi fino a 1600-1800.(in alcune zone con terreni profondi ci sono boschi residui ad abete bianco)
    Infine i mughi fino a 2200 circa.
    Quindi la descrizione è calzante.
    Tieni però conto che dove vado al mare io(costa dei trabocchi presso Lanciano,dietro gli scogli crescono felci aquiline,quercie,carpini,robinie e non c'è macchia mediterranea (salvo qualche leccio qui e la).ma rari rispetto alle piante a foglia caduca.
    Allora, anch'io ho notato che le specie vegetative elencate nella pagina sono quelle giuste, ma non trovo corretto l'inserimento di tale parte di tale eco regione nel bioma mediterraneo....non pensi? A parte questo, io che vivo sull'appennino Bolognese e conosco molto bene la flora del mio territorio (ma d'Europa più in generale) conosco bene le presenze mediterranee nei dintorni, essendo appassionato, diciamo, di foreste decidue. I lecci si trovano in 2 stazioni molto vicine tra loro, su rupi molto pendenti rivolte a sud; come accade, d'altronde, in Trentino, Veneto e Friuli; infatti questi esemplari sono superstiti di periodi più caldi e, come nelle Prealpi, sono sopravvissuti grazie all'esposizione del versante su cui si trovano. I questi casi, però, nel versante settentrionale abbondano le piante mesofile e microterme: i Faggi si spingono a 150 metri sul livello del mare in un parco dietro Bologna. Tra l'altro é presente a 10 km da casa mia il parco dove si trova il popolamento più meridionale del Pino Silvestre in Italia (e Europa). A 800 metri sul livello del mare, in un vecchio castagneto da frutto si é conservata la Betulla Bianca (Betula Pendula), di origine spontanea. A 400 metri sul livello del mare, in un versante occidentale, é presente una foresta artificiale di Abeti Bianchi. Nel mio bosco, su versante Sud-Occidentale, é presente l'acero Montano (mi trovo a 370 metri s.l.m.) e ho piantato faggi che si stanno ben adattando. Ultimo cenno su piante termofile: il pungitopo, considerato da tutti pianta indice di mediterraneità, é presente anche nei boschi prealpini e, quest'anno, nel mio viaggio in Irlanda, l'ho rinvenuto sia sulla costa Ovest che sulla costa Est (Galway e Dublino)...quindi non penso sia corretto considerare tale arbusto esclusivamente mediterraneo....che ne pensi di ciò che ho scritto?

  4. #14
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Citazione Originariamente Scritto da Martin MB Visualizza Messaggio
    Allora, anch'io ho notato che le specie vegetative elencate nella pagina sono quelle giuste, ma non trovo corretto l'inserimento di tale parte di tale eco regione nel bioma mediterraneo....non pensi? A parte questo, io che vivo sull'appennino Bolognese e conosco molto bene la flora del mio territorio (ma d'Europa più in generale) conosco bene le presenze mediterranee nei dintorni, essendo appassionato, diciamo, di foreste decidue. I lecci si trovano in 2 stazioni molto vicine tra loro, su rupi molto pendenti rivolte a sud; come accade, d'altronde, in Trentino, Veneto e Friuli; infatti questi esemplari sono superstiti di periodi più caldi e, come nelle Prealpi, sono sopravvissuti grazie all'esposizione del versante su cui si trovano. I questi casi, però, nel versante settentrionale abbondano le piante mesofile e microterme: i Faggi si spingono a 150 metri sul livello del mare in un parco dietro Bologna. Tra l'altro é presente a 10 km da casa mia il parco dove si trova il popolamento più meridionale del Pino Silvestre in Italia (e Europa). A 800 metri sul livello del mare, in un vecchio castagneto da frutto si é conservata la Betulla Bianca (Betula Pendula), di origine spontanea. A 400 metri sul livello del mare, in un versante occidentale, é presente una foresta artificiale di Abeti Bianchi. Nel mio bosco, su versante Sud-Occidentale, é presente l'acero Montano (mi trovo a 370 metri s.l.m.) e ho piantato faggi che si stanno ben adattando. Ultimo cenno su piante termofile: il pungitopo, considerato da tutti pianta indice di mediterraneità, é presente anche nei boschi prealpini e, quest'anno, nel mio viaggio in Irlanda, l'ho rinvenuto sia sulla costa Ovest che sulla costa Est (Galway e Dublino)...quindi non penso sia corretto considerare tale arbusto esclusivamente mediterraneo....che ne pensi di ciò che ho scritto?
    Probabilmente si parla di foreste medirerranee,non perché sempreverdi ma in quanto crescono lungo le sponde del mediterraneo e si diversificano secondo piani altitudinali.
    Quindi le zone più termofile tipiche del mediterraneo sono ben rappresentate verso sud,e sul versante tirrenico, diventano frammentarie su quello adriatico per diventare rare sul versante padano dell'Appennino settentrionale.
    Probabilmente,la peculiarità di queste foreste,circummediterranee è quella di avere elementi termofili che mancano assolutamente nell'Europa centrale.

    p.s.
    il pungitopo io l'ho trovato nelle abetine originarie tra Abruzzo e Molise a circa 800 m.
    Sui lecci quello che hai detto trova riscontro anche da me in appennino,ma io non penso che sia legato a climi più caldi,ma proprio al fatto che le piante entrano in competizione tra di loro e quando si sale verso climi più freschi le piante più termofile non riescono a vincere la concorrenza delle specie più adatte a quel clima e si rifugiano nelle zone marginali più secche e riparate (falesie rocciose esposte a sud).

    Io in un prato spontaneo e non irriguo sotto casa (di un ente privato) ho piantato un pino silvestre nel 1992,senza nessuna cura,cresce lentamente ma vive,al suo fianco avevo piantato un pino di aleppo cresciuto molto più velocemente, ma questo inverno,a seguito delle abbondanti nevicate il pino di Aleppo è stramazzato,il pino silvestre è ancora in piedi.
    (selezione naturale).
    In quel terreno,lasciato a se stesso,tornerebbe ad espandersi il quercieto a roverelle distante poche decine di metri da li e quei pini avrebbero fatto ugualmente una brutta fine perchè i pini soffrono l'ombra delle latifoglie.

    ps 2
    mi sa che abbiamo.la stessa passione: io sul terrazzo ho un faggio,una betulla,un castagno,un abete bianco,un pino silvestre,dei pini di aleppo,aceri, roverelle .....un castagno .....
    Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 30/08/2017 alle 23:18

  5. #15
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Citazione Originariamente Scritto da EnnioDiPrinzio Visualizza Messaggio
    Probabilmente si parla di foreste medirerranee,non perché sempreverdi ma in quanto crescono lungo le sponde del mediterraneo e si diversificano secondo piani altitudinali.
    Quindi le zone più termofile tipiche del mediterraneo sono ben rappresentate verso sud,e sul versante tirrenico, diventano frammentarie su quello adriatico per diventare rare sul versante padano dell'Appennino settentrionale.
    Probabilmente,la peculiarità di queste foreste,circummediterranee è quella di avere elementi termofili che mancano assolutamente nell'Europa centrale.

    p.s.
    il pungitopo io l'ho trovato nelle abetine originarie tra Abruzzo e Molise a circa 800 m.
    Sui lecci quello che hai detto trova riscontro anche da me in appennino,ma io non penso che sia legato a climi più caldi,ma proprio al fatto che le piante entrano in competizione tra di loro e quando si sale verso climi più freschi le piante più termofile non riescono a vincere la concorrenza delle specie più adatte a quel clima e si rifugiano nelle zone marginali più secche e riparate (falesie rocciose esposte a sud).

    Io in un prato spontaneo e non irriguo sotto casa (di un ente privato) ho piantato un pino silvestre nel 1992,senza nessuna cura,cresce lentamente ma vive,al suo fianco avevo piantato un pino di aleppo cresciuto molto più velocemente, ma questo inverno,a seguito delle abbondanti nevicate il pino di Aleppo è stramazzato,il pino silvestre è ancora in piedi.
    (selezione naturale).
    In quel terreno,lasciato a se stesso,tornerebbe ad espandersi il quercieto a roverelle distante poche decine di metri da li e quei pini avrebbero fatto ugualmente una brutta fine perchè i pini soffrono l'ombra delle latifoglie.

    ps 2
    mi sa che abbiamo.la stessa passione: io sul terrazzo ho un faggio,una betulla,un castagno,un abete bianco,un pino silvestre,dei pini di aleppo,aceri, roverelle .....un castagno .....

    Beh, la roverella é presente anche in Germania e Austria in Svizzera é comune, arriva in Repubblica Ceca e Polonia Occidentale....orniello spontaneo svizzera e Austria e neofita nella valle del Reno...il pungitopo l'ho già detto...la cerro-sughera é presente in stazioni isolate come in Emilia-Romagna e nel resto del Nord Italia....mentre se a piante termofile ti riferisci al leccio, beh, é molto più presente nel bosco della Mesola che é nella eco regione delle foreste decidue che sulle colline .....che ne pensi? E poi anche in Trentino Veneto e Friuli ci sono lecci....eppure non sono considerati in tale eco regione....che ne pensi?

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da Martin MB Visualizza Messaggio
    Beh, la roverella é presente anche in Germania e Austria in Svizzera é comune, arriva in Repubblica Ceca e Polonia Occidentale....orniello spontaneo svizzera e Austria e neofita nella valle del Reno...il pungitopo l'ho già detto...la cerro-sughera é presente in stazioni isolate come in Emilia-Romagna e nel resto del Nord Italia....mentre se a piante termofile ti riferisci al leccio, beh, é molto più presente nel bosco della Mesola che é nella eco regione delle foreste decidue che sulle colline .....che ne pensi? E poi anche in Trentino Veneto e Friuli ci sono lecci....eppure non sono considerati in tale eco regione....che ne pensi?
    In un vecchio manuale sulla flora italiana del Touring Club già si sollevava la questione se considerare la regione appenninica in ambito europeo o mediterraneo.... che dire.
    Ora sono in studio e vediamo se ritrovo il link di quelle tavole sulla flora

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da EnnioDiPrinzio Visualizza Messaggio
    In un vecchio manuale sulla flora italiana del Touring Club già si sollevava la questione se considerare la regione appenninica in ambito europeo o mediterraneo.... che dire.
    Ora sono in studio e vediamo se ritrovo il link di quelle tavole sulla flora

    Allora, che ne pensi del limite tra le due zone proposto in questo documento redatto da Pignatti? Guarda a pagina 53-57, secondo me é una buona rappresentazione, dimmi che ne pensi.

    Ecco il file: http://campus.unibo.it/11828/1/Pigna...ambientali.pdf

    Aspetto poi le mappe della flora

  8. #18
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Buonasera! Sono ammirato dalla vostra conoscenza delle specie vegetali arboree italiane!
    Leggervi è veramente bello! Complimenti!
    Visto che EnnioDiPrinzio l'ha citata, vorrei rivolgervi una domanda sulla rovere, che io conosco come Quercus sessiliflora. Personalmente l'ho identificata con certezza solo nel bosco (almeno apparentemente) naturale dei laghi di Monticolo, a circa 500 m di quota, presso Bolzano. Sul mio Appennino, quello Modenese, vedo spesso querce che mi fanno sorgere dubbi, ma non posso mai esser certo che non si tratti delle solite roverelle, ben presenti anche qui in pianura. Voi l'avete vista? Dove?
    Grazie e ancora complimenti!

    P.S. Ho scorso quel testo postato da Martin MB e vi ho trovato una cartina d'Italia con le zone più ricche di specie: si vede una fascia prealpina centro-orientale che mi fa venire in mente proprio un recente viaggio al lago di Ledro, dove sono andato per nuotare. Ho notato proprio la grande varietà di specie arboree mescolate insieme, basta dire che sulla sponda settentrionale si vede il carpino nero a fianco del faggio!

  9. #19
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    L'acero di monte (Acer pseudoplatanus L.) lo trovi quasi a livello del mare, nella zona tra Genova Voltri e il Turchino, lungo il torrente Acquasanta (60-130 m s.l.m.) ma questo perché c'è arrivato (volando in forma di samara) dai rilievi vicini dove è diffuso a partire dai 600-700 m s.l.m. e approfitta delle inversioni termiche del fondovalle e degli alti livelli di umidità edafica. In piena fascia costiera, ai Colletti di Voltri e a 170-180 m di altitudine è presente una consistente stazione di Cirsium erisithales (Jacq.) Scop., un cardo di taglia notevole, con capolini gialli e penduli, che sulle Alpi vegeta prevalentemente nel piano montano (oltre i 600-700 m) e in Appennino non scende quasi mai sotto i 1000 m, la cosa sorprendente è che questa pianta decisamente montana, vegeta 1 Km in linea d'aria dal mare e che nello stesso biotopo trovi Arisarum vulgare L. specie mediterranea che è considerata, almeno dai fitosociologi francesi, un indicatore del bioclima termo-mediterraneo. Quindi non è che le ecoregioni siano mondi non comunicanti. Per quanto riguarda il leccio è presente, sebbene molto raro, anche sul versante padano dell'Appennino Settentrionale, ad esempio nella foresta della Deiva (presso Sassello, SV) ma lì si è sviluppato in condizioni un po' particolari, in pendio e su un substrato ultramafico che tende a scaldarsi molto nelle ore diurne, per rilasciare il calore durante la notte. Ci possono essere poi situazioni favorite da un lato da condizioni microclimatiche e dall'altro dalla natura del terreno, ad esempio sul crinale principale dell'Appennino Ligure occidentale, tra il Passo del Faiallo e il Beigua trovi a 1000-1200 m s.l.m. specie tipiche delle alte montagne dell'emisfero Nord come Aster alpinus L. o addirittura elementi artico-alpini come Viola biflora L. che difficilmente sulle Alpi vedrai al di sotto dei 1400-1500 m di altitudine. La cosa sorprendente è che rinvieni queste specie relitte a stretto contatto come Teucrium chamaedrys L. che nel lavoro di Pignatti è giustamente indicato come elemento indicatore del bioclima mediterraneo (optimum nella fascia dei boschi submediterranei a roverella, ma sale anche nel piano montano e perfino in quello oromediterraneo). Ci sono poi casi quasi inspiegabili, ad esempio alla testata della valle Stura di Ovada esiste una notevole popolazione di Tephroseris balbisiana (DC.) Holub, un endemismo tipico dei consorzi di alte erbe (megaforbieti) del piano montano superiore e subalpino delle Alpi Liguri, Marittime e Cozie, dove è presente al di sopra dei 1500-1600 m, ebbene attorno al Turchino, questo endemita alpico, vegeta ben sotto i 1000 m (il nucleo più consistente tra i 450 e i 650 m), mentre nella valle del torrente Gargassa, presso Rossiglione, esiste una soprendente stazione di Saxifraga exarata Vill. che si sviluppa a una quota media di 500 m s.l.m. in un contesto in cui sono presenti specie termofile e a breve distanza da una rada boscaglia ad Erica arborea L. Tieni conto che Saxifraga exarata è tipica dei substrati silicei dell'arco alpino dove vegeta in genere tra i 1500 e i 3000 m, ma con optimum tra i 2000 e i 2700! Ho indicato volutamente specie erbacee perenni per precise ragioni: gli alberi sono un buon indicatore "massivo" ma nel dettaglio risentono troppo dell'opera dell'uomo (es. il castagno è stato introdotto dai Balcani meridionali in età tardo-antica, i larici in molte zone delle Alpi sono stati favoriti da tagli selettivi a discapito di abeti bianchi e pecci, le pinete a pini "mediterranei", come Pinus pinaster Aiton o Pinus halepensis Miller, estese ben oltre il loro climax potenziale grazie a tagli selettivi e a rimboschimenti) per non dire dei massicci rimboschimenti effettuati con conifere o latifoglie più o meno esotiche, mentre le specie erbacee (tranne quelle usate come foraggere o quelle che hanno disseminazione zoocora, che pure sono molte) sono un indicatore un po' più sicuro. Insomma, se nel sottobosco di un castagneto trovo Luzula forsteri (Sm.) DC. o Ruscus aculeatus L. potrò pensare che la vegetazione originaria di quel bosco, prima dell'impianto del castagno, avvenuto magari mezzo millennio fa, fosse costituita da lecci e/o roverelle, se ci trovo Teucrium scorodonia L. che fosse un bosco prevalentemente di rovere, se ci sono Vaccinium myrtillus L., Luzula pedemontana Boiss. & Reut., ci sono frassini maggiori negli impluvi e agrifogli e perfino qualche tasso nelle zone di pendio, dove il bosco è meno fitto, potrei ipotizzare che la vegetazione originaria fosse costituita da un ambiente forestale di alta collina con prevalenza di rovere e faggio. Non ho preso situazioni a caso, sono quelle che trovo tipicamente nella mia zona e tra l'altro può perfino capitare di trovarle invertite in senso altitudinale...
    Ultima modifica di galinsoga; 17/09/2017 alle 07:04

  10. #20
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    Predefinito Re: Ecoregione Italiana delle foreste sclerofille e semi-caducifoglie (codice PA-1211)

    Aggiungo infine che la definizione di "Regione mediterranea" utilizzata in geobotanica ed impiegata ad esempio nell'ambito di Natura 2000, include le aree con bioclima submediterraneo, che è quello di transizione tra la regione mediterranea vera e propria e quella subatlantica dell'Europa centrale e centro-occidentale, quindi dal mio punto di vista zone come le Langhe (e una parte del Roero), l'Alto Monferrato, il Novese, il Tortonese, la fascia collinare dell'Oltrepò pavese a Sud di Voghera e Stradella e tutta la fascia di alta pianura e l'intera pedemontana emiliana ci rientrano perfettamente, sia per il tipo di climax vegetale (querceti a roverella e a rovere) sia per il regime pluviometrico. E' ovvio che la vegetazione di queste aree avrà poco o nulla di comparabile a quelle della Riviera di Ponente o a quella costiera dalla Maremma al Gargano, per non dire della Calabria tirrenica, della Sicilia e che sarà strutturalmente più simile a quella delle zone di alta pianura e collinari al piede delle Alpi, però siamo sul confine di due regioni climatiche e come scritto nel post precedente i confini non sono mai netti.

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