Se proprio volete ho fotografato poco fa le fotocopie che avevo di una vecchissima pubblicazione del 1809 in cui si descrive la Maiella ( allora chiamata monte Maiello ) nelle sue caratteristiche geologiche e botaniche ( ovviamente secondo le conoscenze dell'epoca).
Si era in piena Peg, tanto è vero che si accenna a glacionevati perenni in certe valli.
Per ora posto la copertina, poi se volete allego le pagine ( la lettura è un po' appesantita dal tipo di stampa e dal modo di scrivere dell'epoca ) alla fine anche un elenco delle specie botaniche.
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Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 05/11/2019 alle 22:55
Ecco quindi uno stralcio di alcune pagine che riguardano la Maiella di questa pubblicazione del 1809 , mi limito solo a quelle che hanno interesse per noi e precisamente le prime dove a pag 5 si fa riferimento agli alberi più diffusi: lecci, faggi, aceri ,ornielli ,frassini.
I lecci in Abruzzo sono più diffusi nell'interno ,a bassa quota ,sui pendii esposti a sud con substrato calcareo che non sulle colline e sulla costa con substrato argilloso o di arenaria ( dove prevalgono le quercie caducifoglie).
Molto.interessante per il 3d della paleoclimatologia il breve riferimento al ghiaccio perenne che rimane in alcune valli della Maiella da tempo immemorabile ( siamo in piena Peg perché l'autore riporta osservazioni dell'ultimo scorcio del 700)
Infine nelle ultime pagine un elenco di erbe della Maiella.
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Ciao Burian br
Non mi intendo di piante erbacee purtroppo.
Per quanto riguarda gli alberi direi che ci siano le stesse piante:
Sul versante est quello che parte da quote più basse, sui versanti est si parte alla base con il bosco misto di ornielli carpini aceri che lasciano il posto verso gli 800-1000 metri( a seconda dell'esposizione)alla faggeta che finisce a circa 1550-1800 m.e lascia spazio ai mugheti che arrivano a 2200 m.circa.
I lecci come detto riescono a vegetare sui pendii calcarei di bassa quota ( fino a 500 m.) esposti a sud ma si trovano come piccole piante nel sottobosco anche a 900 m. sotto le pinete artificiali.
Tra i 600 e 1200 ci sono rimboschimenti di conifere con maggioranza di pini neri d 'Austria con qualche inserimento di abeti rossi e pini silvestri.
Le roverelle che hanno la maggioranza verso la prima parte costiera e collinare invece sono scarse mentre il bosco mesofilo della parte alta delle colline interne non gradisce i substrati calcarei superficiali della Maiella.
Per la parte glaciologia anche oggi rimane qualcosina anche dopo le estati più sfavorevoli come quest'anno, ( stanza glaciologia 3d sulla Maiella)
Ultima modifica di EnnioDiPrinzio; 07/11/2019 alle 11:07
E' una conclusione interessante. La mia domanda nasceva anche dal fatto che si parla molto spesso di limite delle foreste più in alto o della presenza di alberi tipici di quote più basse (non di molto, ma comunque più basse) anche a quote più alte nel Medioevo come prova del Periodo Caldo Medievale. Naturalmente è sottintesa una regressione successiva nella PEG.
Mi sono quindi domandato se oggi stia capitando qualcosa di analogo.
Vero è che spesso il confronto più adeguato lo si fa con le coltivazioni. Ma comunque anche la natura "selvaggia" dovrebbe cambiare
Le coltivazioni possono cambiare in base al clima anche nel giro di pochi decenni, dato che vengono appunto piantate dall'uomo. Per le specie naturali che non sono di interesse agricolo in passaggio è molto più lento e cauto direi... Penso che nemmeno nel giro di solo qualche secolo possa cambiare di molto la vegetazione naturale, anche perché è noto che sia nel periodo caldo medievale, sia nella piccola era glaciale le temperature medie in generale salivano/scendevano ma comunque in modo altalenante, e siccome le piante si spostano molto lentamente e non "a piedi", dubito che la modifica delle specie arboree fosse stata ben evidente... Altro discorso ripeto per le colture agrarie, è noto infatti che la vite veniva coltivata sin nel nord della Gran Bretagna, così come l'olivo.
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Per la variazione naturale dei limiti superiori del bosco in Appennino ( ma anche sulle Alpi) è difficile coglierla visto che prevalgono le attività di pascolo a cambiare il limite del bosco in modo artificiale.
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