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  1. #41
    Vento fresco
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Non sono molto favorevole a considerare in questo post anche alberi come robinie o ailanti. Sono specie (soprattutto le robinie) che tendono a invadere ex-coltivi, creando formazioni "pure" che non c'entrano niente con la vegetazione originaria delle nostre zone. Non ho mai visto le robinie consorziarsi con altre specie (a parte il sambuco che tollera suoli nitrificati), diventano estremamente invasive su quelle superfici che sono state disboscate per decenni o secoli, ma in un bosco "sano" non ci entrano, a meno che non siano incentivate da un taglio particolarmente mal gestito e aggressivo... Qui da me ormai la robinia è l'albero più diffuso dal fondovalle e dal litorale fino a 600 m, ma solo perché ha colonizzato tutte quelle zone che fino all'inizio degli anni '60 erano usate per colture e fienagione...

  2. #42
    Brezza leggera L'avatar di natale2008
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Non sono esperto di piante, anche se negli ultimi anni mi sto un po' appassionando. Anch'io adoro il faggio. Per il veneto mi sembra abbastanza difficile trovare un albero tipico, io conosco bene la zona prealpina e quella collinare/pianura. In grappa dai 1000 ai 1400 metri prevalgono faggio e abete, poi si trovano anche noccioli, larici, aceri, ciliegi e qualche betulla. Nella zona collinare (colli asolani) a nord si trovano principalmente rovere, roverella, castagno e nocciolo nelle zone boschive; sono frequenti anche aceri, frassini, carpini, ciliegi, biancospini, fichi; ontani, salici e pioppi nelle zone umide. Sono presenti anche betulle, prugni. Non mancano gli ailanti e le acacie, infestanti. Ho letto su wikipedia che le acacie mal si adattano ai terreni argillosi; da quel che ho visto io però infestano anche lì. Tra gli infestanti mi sembra di aver visto anche il sommacco. Un albero rappresentativo per il veneto? Mah, ormai stanno colonizzando tutti i terreni sotto i 500 metri con il prosecco, potrebbe essere la vite

  3. #43
    Uragano
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Citazione Originariamente Scritto da galinsoga Visualizza Messaggio
    Non sono molto favorevole a considerare in questo post anche alberi come robinie o ailanti. Sono specie (soprattutto le robinie) che tendono a invadere ex-coltivi, creando formazioni "pure" che non c'entrano niente con la vegetazione originaria delle nostre zone. Non ho mai visto le robinie consorziarsi con altre specie (a parte il sambuco che tollera suoli nitrificati), diventano estremamente invasive su quelle superfici che sono state disboscate per decenni o secoli, ma in un bosco "sano" non ci entrano, a meno che non siano incentivate da un taglio particolarmente mal gestito e aggressivo... Qui da me ormai la robinia è l'albero più diffuso dal fondovalle e dal litorale fino a 600 m, ma solo perché ha colonizzato tutte quelle zone che fino all'inizio degli anni '60 erano usate per colture e fienagione...
    Ailanti e robinie sono considerate specie naturalizzate in Europa, cioè alloctone ma presenti anche allo stato spontaneo.
    Le seconde sono anche molto ricercate dalle api.
    Sulle zone litoranee una pianta naturalizzata da secoli che fa ormai parte del paesaggio è l'Agave americana

  4. #44
    Vento fresco
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Citazione Originariamente Scritto da Stefano De C. Visualizza Messaggio
    Ailanti e robinie sono considerate specie naturalizzate in Europa, cioè alloctone ma presenti anche allo stato spontaneo.
    Le seconde sono anche molto ricercate dalle api.
    Sulle zone litoranee una pianta naturalizzata da secoli che fa ormai parte del paesaggio è l'Agave americana
    Un conto è la naturalizzazione, un conto è l'entrare a far parte di consorzi naturali, le querce americane tipo Quercus palustris e Quercus rubra lo fanno, robinie e ailanti, che hanno un potenziale invasivo superiore, invece no. Le robinie nitrificano così fortemente il terreno da rendere problematico l'insediamento di altre comunità vegetali, anche a molti anni di distanza dal loro eradicamento. L'Ailanto è una tipica pianta opportunista, che sfrutta un sistema di diffusione dei semi particolarmente efficace, la crescita molto veloce, la velocità di diffusione tramite polloni e infine una fertilità molto precoce (fruttifica già al secondo/terzo anno). Sono specie così adattabili che, per paradosso, non hanno quasi nessun valore ecologico. Alle nostre latitudini rappresentano solo la vegetazione "climacica" delle zone disturbate dalle attività umane, dai litorali fino alla base del piano montano. Robinieti e boscaglie di invasione con ailanto sono vegetazione praticamente azonale, ad esempio in Val Padana hanno preso campo dove c'erano grandi estensioni di colture sarchiate poi abbandonate o nelle aree golenali dove si coltivavano pioppi neri per ricavarne carta, poi si sono diffuse ovunque, qui da me hanno sfruttato le aree non più coltivate per poi diffondersi anche lungo i piccoli corsi d'acqua, ma nei castagneti densi o nei querceti a rovere ci entrano solo se il diboscamento è di quelli pesanti oppure sfruttando le piste fatte dai boscaioli per portare via il legname, che robinie e ailanti usano come corridoi.
    Ultima modifica di galinsoga; 01/07/2018 alle 16:44

  5. #45
    Vento fresco L'avatar di alnus
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Citazione Originariamente Scritto da galinsoga Visualizza Messaggio
    Un conto è la naturalizzazione, un conto è l'entrare a far parte di consorzi naturali, le querce americane tipo Quercus palustris e Quercus rubra lo fanno, robinie e ailanti, che hanno un potenziale invasivo superiore, invece no. Le robinie nitrificano così fortemente il terreno da rendere problematico l'insediamento di altre comunità vegetali, anche a molti anni di distanza dal loro eradicamento. L'Ailanto è una tipica pianta opportunista, che sfrutta un sistema di diffusione dei semi particolarmente efficace, la crescita molto veloce, la velocità di diffusione tramite polloni e infine una fertilità molto precoce (fruttifica già al secondo/terzo anno). Sono specie così adattabili che, per paradosso, non hanno quasi nessun valore ecologico. Alle nostre latitudini rappresentano solo la vegetazione "climacica" delle zone disturbate dalle attività umane, dai litorali fino alla base del piano montano. Robinieti e boscaglie di invasione con ailanto sono vegetazione praticamente azonale, ad esempio in Val Padana hanno preso campo dove c'erano grandi estensioni di colture sarchiate poi abbandonate o nelle aree golenali dove si coltivavano pioppi neri per ricavarne carta, poi si sono diffuse ovunque, qui da me hanno sfruttato le aree non più coltivate per poi diffondersi anche lungo i piccoli corsi d'acqua, ma nei castagneti densi o nei querceti a rovere ci entrano solo se il diboscamento è di quelli pesanti oppure sfruttando le piste fatte dai boscaioli per portare via il legname, che robinie e ailanti usano come corridoi.
    Quello che scrivi è molto interessante.
    Ti chiedo di indicare luoghi precisi dove le querce americane sono entrate a far parte di consorzi naturali, ed anche luoghi precisi dove sono presenti querceti a rovere.

  6. #46
    Uragano
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Anche il Pino strobo so che forma dei boschi in alcune zone del N Italia

  7. #47
    Vento fresco
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Citazione Originariamente Scritto da alnus Visualizza Messaggio
    Quello che scrivi è molto interessante.
    Ti chiedo di indicare luoghi precisi dove le querce americane sono entrate a far parte di consorzi naturali, ed anche luoghi precisi dove sono presenti querceti a rovere.
    In Liguria e basso Piemonte i querceti a rovere sono presenti (e sono tendenzialmente climacichi) in tutto il settore appenninico compreso tra la Val Bormida di Spigno (SV) e la Valle Scrivia (GE), con maggiore frequenza nell'alta Valle dell'Erro e in quella dell'Orba, spesso in associazione con il faggio (diciamo nella fascia compresa tra i 500 e gli 800/900 m anche se la rovere può arrivare localmente verso i 1000-1100 m e il faggio scendere poco sotto i 400). Sul versante marittimo sono diffusi soprattutto alla testata delle vali, ad esempio nell'alta Valle del Sansobbia e del Teiro. Conosco almeno un paio di aree, tra i bacini dei torrenti Leiro e Stura di Ovada dove, in seguito alla sperimentazioni silvicolturali fatte dal barone Giulio Podestà, tra gli anni 20 e gli anni '30, furono messe a dimora querce americane del gruppo Quercus rubra/Quercus palustris, in queste zone si osserva sia il rinnovamento delle querce americane, sia la ricolonizzazione da parte del bosco di rovere, con sostanziale integrazione tra le essenze, che riescono a convivere. La tipologia dei boschi di rovere è quella nord-appenninica, ossia con abbondante presenza di Physospermum cornubiense nel sottobosco. Ovviamente ci sono tantissime zone ora coperte da boschi di castagno e (purtroppo) di robinia, in cui la rovere sarebbe climacica, vista la prevalenza di suoli acidi e la presenza, nel castagneto, di Physospermum cornubiense. In altre zone, su substrati meno profondi, furono fatti estesi impianti di conifere, soprattutto di pino nero e vicino al mare di pino larici e pinastro, che sopravvivono tutt'ora. Tra l'altro non so se ti sia capitato di osservarlo nelle tue zone, ma di fatto qui da noi cerro e rovere tendono ad escludersi, dove i cerri sono comuni le roveri sono poco diffuse/assenti e vice-versa, ad esempio in Val Bormida di Spigno trovi roverelle e cerri, lo stesso in diverse zone della Valle Scrivia, ossia subito ad est e subito ad ovest delle zone in cui sono diffusi i boschi di rovere.
    Ultima modifica di galinsoga; 02/07/2018 alle 17:07

  8. #48
    Vento fresco L'avatar di alnus
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Grazie mille, Galinsoga!
    Molto interessante!
    Ho un particolare interesse per la rovere, in quanto sull'Appennino tra Reggio e Bologna non l'ho personalmente mai incontrata. Questo rafforza la tua tesi dell'esclusione reciproca col cerro, che qui stra-abbonda, e prevale molto largamente anche sulla roverella, anche a quote basse.
    Personalmente la rovere l'ho vista solo ai laghi di Monticolo (BZ) e in media Valle Trebbia (PC). In quest'ultimo luogo, però, la quercia prevalente è sempre il cerro.
    Allora devo sicuramente fare un giro dalle tue parti!

  9. #49
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Aggiungo qualche considerazione sulla robinia. Abbastanza comune ai bordi del bosco difficile trovarla all'interno; confermo di averla notata solo lungo sentieri o sterrati ad uso dei boscaioli. Una cosa però mi ha colpito: ogni tanto prendo un po' di terra dal bosco per i miei alberelli da "balcone": la quantità di semi di robinia presenti è notevole, ma la cosa davvero impressionante è la resistenza e la capacità di germinare. Tolgo continuamente piantine, anche a fine estate, ed anche fino ad un paio di anni dal momento del prelievo.

  10. #50
    Vento fresco L'avatar di alnus
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    Predefinito Re: Alberi tipici delle regioni italiane

    Giustissima l'osservazione di TreborSnow sulla germinabilità maggiore o minore delle specie. E' il motivo per cui l'olmo campestre è almeno qui un flagello. Anche perchè poi il 20 o 30% secca per la micosi e rimane ad abbruttire (ulteriormente) il paesaggio

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