Certo, così come chi ha un piccolo negozio ha molto da perdere con la concorrenza dei grandi centri commericali, così come chi ha una piccola bottega e/o impresa familiare ha molto da perdere con la concorrenza dei paesi stranieri, ecc.ecc.
Che facciamo, uccidiamo tutti?
Non capisco perchè se sei allevatore e/o contadino allora alt, tappeti rossi, eliminiamo tutto-ciò-che-ti-può-nuocere, devi decidere quali animali devono esistere e quali no. Se non sei allevatore e/o contadino chissenefrega, puoi anche morire di fame. Cittadini di serie A e cittadini di serie B?
Lou soulei nais per tuchi
Continui con questo paragone impossibile.
I commercianti subiscono la concorrenza di chi produce meglio e a minor prezzo, non di chi ruba e ammala il loro prodotto. O meglio, questo anche talvolta avviene, ma tali ladri non sono protetti dalla legge, nè lo stato si accontenta di rifondere alla meglio i furti.
Invece gli allevatori, oltre a subire la stessa legittima concorrenza, si vedono anche rubare il prodotto, da animali che, teoricamente, secondo chi li protegge (pagato dallo stato), dovrebbero contenere gli ungulati selvatici. E che invece trovano molto più comodo servirsi negli ovili e negli alpeggi. Così abbiamo gli allevamenti razziati e i boschi danneggiati dai cervi.
Ultima modifica di alnus; 09/05/2019 alle 23:41
A parte che io in Trentino - Alto Adige mi imbatto sempre nei camosci, perchè mai i contadini di quella regione non potrebbero definirsi tali, nè in libera concorrenza?
Forse perchè riescono a produrre profitti? Forse perchè mostrano una cura del paesaggio ben migliore che nelle altre regioni?
Dei parchi con gli animali selvaggi ci devono stare , per civiltà ecologica ma pure per turismo, le persone che abitano lì o dintorni devono abbozzare o andarsene....per tenere l' ordine e la legge ci sono i carabinieri forestali..
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Tutti i predatori sono opportunisti, ed è sempre stato così e sempre sarà così.
I boschi, per la cronaca, non sono affatto danneggiati dai cervi (non mi risulta si mettano ad abbattere alberi), e i lupi - qui, nella mia provincia - predano spesso e volentieri proprio gli ungulati (spesso se ne ritrovano le carcasse).
Non va bene neanche quello quindi?
Ci sono i recinti, ci sono i cani appositi contro i lupi, ci sono mille modi per prevenire gli attacchi e/o ridurli al minimo, ci sono anche i risarcimenti, cosa si vuole ancora di più? Contenere una popolazione di lupi ridicola (100 esemplari nella mia provincia, stimati 1.500/1.600 in tutta Italia)? Sono già pochissimi così, dobbiamo ancora contenerli ulteriormente per i capricci degli allevatori? E poi non sono una categoria privilegiata?
Lou soulei nais per tuchi
Con un'eccezione intorno all'anno 1400 dC, non è assolutamente vero: globalmente la popolazione umana è sempre cresciuta in epoca storica. Che ci possano essere state delle oscillazioni di breve periodo, che si perdono nelle stime mediate su millenni o secoli (vedendo invece l'unica diminuzione/stabilità intorno al suddetto anno 1400 dC), non cambia comunque il discorso. Quello che è cambiato, invece, è il tasso di crescita che è "esploso" negli ultimi secoli, man mano che si diffondevano prima la rivoluzione industriale, e poi le nuove conquiste mediche e farmaceutiche e la "rivoluzione verde".
L'unica cosa su cui mi trovi d'accordo, è che l'agricoltura rappresenta già uno stadio avanzato dell'evoluzione umana, e che quindi il paesaggio agricolo (al contrario di quanto si ritenga comunemente) non è quello "naturale", ma solo quello "normale" negli ultimi secoli/millenni: d'altra parte non è un mistero che, in Europa almeno, molte specie animali si siano estinte ben prima della rivoluzione industriale, ovvero siano arrivate all'800 già in gravissime difficoltà.
Non credo quindi che sia sostenibile, alla lunga, la convivenza tra "natura" ed agricoltura/pastorizia. Piuttosto sarebbe utile, tanto più in un territorio limitato come quello italiano, avere divisioni rigide tra parchi naturali e zone dedicate al pascolo ed alle coltivazioni; paradossalmente, una città industriale occupa meno spazio e crea meno problemi di questo genere, ovviamente fuori dei suoi confini urbani (quando i cinghiali cominciano a bazzicare in città, ovvio che il discorso cambia). Parlo da ignorante in materia agricola, ma per quanto ami la natura, non credo che si possano trascurare le giuste proteste degli agricoltori/pastori: credo dunque, sempre da ignorante ripeto, che l'unica soluzione a lungo termine sia una suddivisione tra parchi "santuari", dove la natura è libera di seguire il proprio corso, e zone invece antropizzate (dove eventuali sconfinamenti saranno invece lasciati al giudizio dell'unico grande predatore ammesso: l'Uomo).
Non capisco però perché i parchi nazionali debbano inglobare al loro interno interi borghi, li c'è il paese non deve essere parco. Poi ci si lamenta che i borghi interni si spopolano, e ci credo, interi paesi vengono considerati come se fossero natura selvaggia incontaminata e non si può fare più niente.
La montagna si regge su sci e orsi ( vedi Pescasseroli ) da nord a sud + allevamento e lì ci stanno cmq i rimborsi, Civitella Alfedena senza i cervi etc..sarebbe un borgo abbandonato o quasi....poi in senso generale pure l' uomo e' un animale, precisamente un superpredatore in testa alla catena alimentare non e' che siamo spiritelli o divinità mi pare
Ultima modifica di paolus2; 10/05/2019 alle 10:20
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Grazie al parco e allo sci , vengono poi ancora praticate le attività tradizionali specie l' allevamento, ma senza parco e sci starebbero a....
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