Mi spiego. La confluenza tra avisio e adige è perpendicolare, perciò la corrente dell'avisio, in caso di piene straordinarie, impatta direttamente nell'adige e lo fa con tale veemenza da bloccare il corso dell'adige stesso, di conseguenza esonda a monte. Una volta che la piena dell'avisio cede, è chiaro che tutta l'acqua che si è accumulata a monte si riversa di botto lungo il corso, cioè sulla città di Trento, una decina di km a valle della confluenza.
Mel 1966 questa dinamica è stata la causa principale, allora l'avisio aveva una portata di 2000-2500 mc/s e una montagna di detriti, con massi grossi come piccole case.
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Spaventoso! Comunque sì, la noto ogni volte che ci passo sulla A22, la confluenza dell'Avisio, sotto il lunghissimo ponte ferroviario ad archi in muratura: è invasa da pioppi e salici.
Piccolo fuori programma questa sera verso le 18, passando sul ponte della Via Emilia sul Panaro, qui vicino casa mia, sono rimasto tentato dal bell'aspetto dell'acqua. Quindi ci ho fatto mezz'ora di nuoto contro corrente e mi è piaciuto molto. Acqua pulita, dal buon sapore, circa 20 mc/s largo 20 metri profondo 1,5 m, fondo di ciottoli, temperatura perfetta sui 23 gradi. Aveva proprio il mio passo, perciò rimanevo sul posto senza sforzo. Capita veramente di rado che si possa nuotare in Panaro, specie all'altezza della Via Emilia. Generalmente fa schifo. E' la seconda volta che lo faccio; la prima fu il 9 aprile del 2011, giorno famoso per il record di temperatura per la prima decade di aprile, qui +29; allora però l'acqua era a 15 gradi, ma la portata era simile.
Ultima modifica di alnus; 12/06/2019 alle 17:17
Io non sono un geologo ma cerco di capire cosa farebbe un fiume nella sua alta e media valle e poi giù in pianura se non ci fosse nessuna antropizzazione ( ossia in un territorio completamente selvaggio e non rimaneggiato continuamente dall'uomo).
L'alta e media valle vedrebbe un ampio alveo occupare tutto il fondo valle, mentre nel basso corso, in cui prevale l'azione di deposito alluvionale di materiali sempre più fini, vedrebbe un corso meandriforme con contorno di anse abbandonate acquitrinose e paludi .
Quello che forse sfugge è che ad ogni piena la pianura circostante ,allagata, si ritroverebbe dopo il ritiro delle acque, con un nuovo strato di limo che farebbe crescere la sua quota di metri nell'arco di pochi secoli ( nei casi più dinamici).
Il corto circuito deriva dal fatto che noi pretendiamo da secoli di tenere invariata la quota del piano di campagna , adiacente ai fiumi,su cui abbiamo impostato le strade, le ferrovie ,gli edifici ed anche i campi coltivati.
Nello stesso tempo però , se c'è deposito l'alveo del fiume si alza.( si arriva, in certi casi,alla aberrazione dell'alveo pensile).
Analisi in buona parte vera. Però gli alvei pensili in effetti si formano anche in condizioni naturali.
Per le alte e medie valli la situazione è più complessa, perché il fattore climatico (precipitazioni ->-> -> portata) interagisce con l'erodibilità dei litotipi messi via via a giorno dall'erosione stessa del corso d'acqua e con la tettonica in atto.
In definitiva, si osservano fasi in cui il fiume deposita e crea la piana, e fasi in cui erode e incide una valle stretta e profonda, in cui resta confinato. Anche nella fase di piana comunque il fiume sta in un alveo definito, che a sua volta può essere spostato dai materiali che si accumulano ai piedi del versante.
Posso dirti che almeno la valle dell'adige prima delle opere di bonifica e confinamento dell'adige, era abbastanza un acquitrino infatti, appena il fiume s'ingrossava venivano allagate ampie porzioni della valle, laddove non erano già di per sé paludose. Motivo per cui quasi tutti i paesi sono sorti o in collina oppure sui conoidi fluviali all'imbocco di valli laterali, in quanto sollevati dal fondovalle.
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Infatti è la sede del biotopo (se così lo si può chiamare, dato che ci passa l'autostrada, la ferrovia e una statale a 4 corsie)
Se non altro comunque da lavis verso monte hanno ripulito l'alveo dagli alberi 4 o 5 anni fa lungo tutta la val di cembra, e menomale, altrimenti lo scorso autunno avremmo avuto problemi, ma problemi seri. Adesso, in fiemme, stanno asportando il materiale accumulatosi con la piena in ottobre.
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Stessa cosa per un fiume delle mie parti ( il Sangro) la cui bassa valle era denominata fino ai primi anni del 900 " valle della morte" per gli acquitrini dovuti alle piene ed alla conseguente malaria: tutti i paesi sorgevano lontano dal fondovalle per questo motivo.
Dopo la seconda guerra mondiale con ampi lavori di bonifica e la collocazione di diversi impianti idroelettrici con diversi laghi artificiali si è resa possibile la messa a coltura prima e l'industrializzazione poi del fondovalle, ma altri problemi sono sorti:
il regime idrico è stato stravolto con le dighe, nel senso che non esistono più le piene e quindi manca il trasporto solido ( con ripercussioni sull'erosione delle spiagge), inoltre per gli stessi motivi la vegetazione ( alberi di alto fusto) ha occupato l'ampio alveo fino a lambire il canale di minima che le dighe lasciano passare.
Inoltre il regime estivo, un tempo molto abbondante di acque, per la natura carsica di molti affluenti, è svilita dalle derivazioni e dal regime legato alla produzione idroelettrica (piena diuna ,magra notturna).
Grazie a tutti delle vostre analisi, molto giuste.
I fiumi stravolgono continuamente il terreno e l'uomo non ha scelta: deve lavorarli di continuo. E deve anche aspettarsi sempre e comunque brutte sorprese, fa parte del gioco.
Ma quello che assolutamente non può fare è ciò che ha fatto nella mia regione (ed anche in altre): costruire casse d'espansione e dopo, per 40 anni, non fare più niente, come se il problema fosse risolto definitivamente.
Stamattina la cassa d'espansione del Panaro: ancora 6 metri buoni da riempire.
alla stessa ora il Panaro 10 km a valle della cassa: 0,5 metri dal tracimare (infatti sta tracimando dall'altro lato, verso casa mia: è arrivato a 200 metri da casa ma per ora sembra si sia fermato).
Anche un gatto capirebbe quello che gli ingegneri AIPO non vogliono capire.
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