Originariamente Scritto da
Alessandro1985
ma sì figurati, ognugno ha la propria storia e la propria evoluzione
l'importante e non smettere mai di "cercare"
io invece una ventina di anni fa ero proprio come Greta e senza darmi arie profetiche sognavo esattamente gli scenari che oggi si stanno concretizzando sotto i miei occhi anche se con qualche decennio di ritardo
nel frattempo però anch'io non ho smesso di evolvere e penso che vada fatto un grosso lavoro di sgrezzatura (cosa inevitabile quando un tema prima di nicchia esce alla ribalta) sul modo in cui vengono poste le questioni ambientali, certamente metterci in mezzo il dato climatico non è il modo migliore per farlo anzi rischia di creare un enorme confusione
ripropongo alcune delle mie opinioni in tal senso
- naturale-artificiale: questa dicotomia che ormai accompagna dalla notte dei tempi il nostro modo di concepire la realtà è estremamente pericolosa e andrebbe finalmente superata
l’uomo non è un organismo alieno, non è al di fuori della natura, ne è anch’esso un prodotto e risponde alle stesse leggi di qualsiasi altro essere vivente
tutte le inclinazioni che ci siamo sempre rimproverati come rappresentassero qualcosa di innaturale dunque non sono altro che la più naturale delle risposte, una specie che persegue il proprio interesse e prolifera, con modalità innovative perché inedita è la capacità dell’essere umano di approcciarsi nei confronti dell’ambiente e sfruttarne le risorse
- uomo cattivo e natura buona sono approcci del tutto fuori luogo
qualsiasi ragionamento che implichi l’utilizzo di termini morali o etici rischia solo di essere fuorviante in un approccio naturalistico
- equilibrio degli ecosistemi, è un’aberrazione che non meriterebbe nemmeno di essere menzionata
in natura è proprio la mancanza di equilibrio che garantisce la vita, il suo sviluppo e il suo continuo rinnovarsi
tutto ciò che si avvicina al concetto di equilibrio è staticità e staticità è assenza di vita
- punto di non ritorno: riferito a cosa? al pianeta e agli ecosistemi? con le transizioni a cui il pianeta è abituato dalla notte dei tempi (e le transizioni spesso hanno tempistiche assai ristrette perché attivano tutta una serie di effetti domino o feedback se dobbiamo per forza essere anglofili
che portano le transizioni ad accelerare) parlare di punto di non ritorno è veramente insensato, se si parla dell'attuale modello di sviluppo antropico potremmo ragionarci ma allora bisognerebbe togliere quel pesante mantello di ipocrisia nel quale la dicitura pianeta-ecosistema è soltanto uno specchio per le allodole
quell’umanità innaturale che da sempre si associa con i meccanismi più istintivamente razionali che accompagnano ciascun essere vivente rappresenta proprio i valori con cui da sempre si identifica il concetto stesso di umanità: lungimiranza, altruismo, rinuncia del profitto sono capacità di cui da sempre ci fregiamo e che proprio perché animali come gli altri ci risultano così difficili da perseguire
salvare il clima, salvare gli ecosistemi, salvare il mondo
non ci si rende conto di quanta arroganza e antropocentrismo trasudino questi approcci, per quanto possano essere spinti dalle migliori intenzioni
le fluttuazioni climatiche a prescindere da quali ne siano le ragioni contingenti e il disequilibrio degli ecosistemi che continuerà a garantire riciclo e nuove occasioni di sviluppo alle forme di vita future proseguiranno a esistere qualsiasi sia il modello di sviluppo dell’uomo
per quanto ci riguarda dovremmo solo renderci conto di non essere ne arbitri ne padroni del mondo ma un tasello come un altro e in quanto tale dovremmo ritrovare la nostra giusta dimensione
solo partendo da questo approccio a mio avviso potremmo impostare un nuovo modello etico
trovando il coraggio di metterci da parte e affrontare il nostro cammino secondo quella consapevolezza e coscienza profonda che sono i nostri doni più grandi
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